Se becchiamo la Francia, neanche il Vaticano ci salva

tonyy

Ho visto domenica sera Giannino Petrucci sulla Rai intervistato da Maurizio Fanelli. Dio mio, com’è invecchiato. Ha solo un poker d’anni più di me e sembra mio nonno. Stanco, spossato, confuso. Triste più di Ettore Messina. Parlava del “signor Pianigiani” come neanche lo conoscesse. O forse voleva solo prendere le distanze dal cittì che ha appena silurato? Vallo a capire. Tanto che all’intervallo della partita sulla sua televisione, Telegiannina appunto, ero tentato di seguire il consiglio della pubblicità e di cliccare sul sito www.casediriposogruppolemagnolie.com per saperne di più, ma ho lasciato subito perdere. Scoppi di salute, mi ha giurato il cardiologo che è però un amico e dal quale vado per una visita di controllo ogni sei mesi. A patto, mi ha scongiurato, che non vedi Basket Room o Basket Rom o come cavolo si chiama: ti potrebbe fare molto male di nuovo al cuore, ma soprattutto ti potrebbe spappolare il fegato. Stai tranquillo, anzi sereno, gli ho risposto: non lo guardo neanche se mi puntano una pistola alla tempia. Piuttosto vorrei sapere da Matteo Soragna dove le compra quelle giacche a quadrettoni che indossa quando va in trasmissione. Forse al supermercatino delle pulci? E comunque, se me ne spedisce quattro o cinque, a sua scelta, mi fa contento e gliele pago in contanti alla consegna del pacco. Tornando al mio Giannino, per il quale ho un debole, non lo nascondo, ha confessato al buon Fanelli che solo gli stupidi non cambiano idea. E difatti lui con gli anni è diventato un genio avendo spesso e volentieri cambiato idee sulle cose e sulla gente. Come cantava Franco Battiato. Da buon laziale è stato per sei mesi vicepresidente della Roma. Diceva che era contento che suo figlio Matteo, grande appassionato di basket, nonché puntuale inviato di Sky sulle orme della Lazio, andasse matto per la mia satira (o presunta tale). Ebbene, se adesso lo vede leggere di nascosto il mio blog, gli sfascia il computer giù per la testa. Era un convinto assertore del full time e ora è entusiasta del part time che gratuitamente, ma gli credete?, ha fatto firmare a Ettore Messina. Al quale già diede in mano la nazionale dei fricchettoni nel 1993 agli Europei di Karlsruhe, dove è nata la mia cara nonna. Con il risultato che quella grande Italia di Coldebella, Gentile, Myers, Pittis, Frosini, Carera, Rusconi e compagnia bella riuscì a perdere in un crescendo rossiniano di un punto con la Lettonia, di 15 con la Grecia, di 18 con la Spagna e di 26 con la Russia. Esclusa dalle migliori otto con una sola vittoria all’esordio con Israele. Così tanto per dimostrare che poi non ho proprio la memoria corta. E poco meglio andò due anni dopo in Grecia: quinti come Pianigiani questo settembre a Berlino e Lilla. Ma non sai parlare d’altro che di Petrucci? Obiezione respinta. Qualche volta anche mi occupo della Confraternita dell’Osiris. O devo anch’io, come gli altri brontosauri, scrivere bene di chi vince la domenica e male di chi perde nel posticipo? No, grazie: ho già dato a cavallo degli anni 90 nel mio Basket nel cestino, rubrica di successo del martedì sul Giorno che all’epoca vendeva quasi 200 mila copie. C’erano i buoni e i cattivi. C’erano i perché della settimana. C’era pure il fondino. Ma andava come il pane soprattutto il Tormentone. A proposito del quale, vi dicevo del Giannino che cambia spesso e volentieri idea per diventare ogni giorno che passa sempre più intelligente. Due anni fa rinunciò alla wild card per partecipare ai Mondiali di Spagna del 2014 che in effetti costava troppo: tra una balla e un’altra, quasi un milione di euro. “Di questi tempi sarebbe amorale”, disse e tutti lo applaudirono. Compreso il sottoscritto. Peccato che ora faccia spendere allo Stato italiano e al suo Governo il doppio, ovvero due milioni di euro, solo per ospitare il torneo preolimpico a Torino. Quando si sarebbe gratuitamente potuto giocare all’estero, mettiamo a Istanbul sul Bosforo, e andare lo stesso a Rio de Janeiro. Dal momento che abbiamo la nazionale più forte di tutti i tempi guidata dal miglior allenatore che ci sia in Europa. Parole sue, non mie. Difatti io penso che, se nel sorteggio becchiamo la pallina della Francia che ha undici star che giocano nella Nba, più Nando De Colo, e non appena tre come noi, e pure in squadre di bassa lega, anche giocassimo sul parquet del Vaticano difficilmente purtroppo raggiungeremmo il paradiso. E adesso Petrucci mi mandi pure all’inferno.