Finalmente Giannino Petrucci ne ha indovinate un paio

 

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Questa non passa, avrebbe bofonchiato l’avvocato Porelli. E difatti non gliela perdono a Carlo Recalcati che ha avuto l’ardire di dichiarare: Capo d’Orlando è un’ottima squadra. Ovviamente dopo averla domenica asfaltata. E men che meno gli abbono d’aver conquistato il secondo posto nella griglia di partenza dei playoff. Così la Reyer è finita diritta in bocca al lupo. Crepi il lupo. Su questo non ci piove. Però l’Acqua Vitasnella era l’avversaria assolutamente da evitare nei quarti di finale. Come direbbero quelli che sanno parlare. Mentre io lo dico solo perché rischio venalmente di perdere proprio sul più bello le venti pizze che avevo scommesso con un amico (competente) che nella stagione delle foglie morte mai avrebbe immaginato un’Umana tra le prime quattro della serie A nel mese degli scudetti (33) della Juve e delle ciliegie. Con un playmaker (Stone-Ruzzier) nemmeno di facciata e con un pivot carta musica come Ortner con il chiodo sull’elmo. Scherzi a parte, e sapendo di poter scherzare con il simpatico austriaco, penso che Milano non avrà problemi con Bologna. E nemmeno Sassari con Trento e Reggio Emilia con Brindisi. Anche se non mi fiderei troppo di Pierino guastafeste Bucchi. Al contrario, se mi domandate a bruciapelo quante possibilità hanno in percentuale Venezia e Cantù di conquistare le semifinali dei playoff-scudetto, vi rispondo subito: 45 Venezia e 55 Cantù. Ovviamente su cento. E comunque ci sarà tempo per riparlarne di qui a lunedì. Nel frattempo stasera c’è Brescia-Trieste alle 20.30. Cioè un quarto d’ora prima di Real Madrid-Juve. Non ho parole. Per fortuna, come ho già avuto modo di dirvi, sono tanto ricco (storico) da potermi permettere non uno ma due My Sky, la più grande invenzione di questo millennio. Onde per cui potrò registrarmi la bella delle belle della Gold con un occhio di riguardo per Stefano Tonut, che l’anno prossimo giocherà a due passi da casa mia, e tre da piazzale Roma, e gustarmela in santa pace stanotte o domattina. Dipende dal risultato del Bernabeu. Se insomma soffrirò d’insonnia o potrò far baldoria sino all’alba. Devo però onestamente ammettere che Tele Giannina la vedranno anche quarantaquattro gatti, in fila per sei col resto di due, ma mi ha catturato e proprio convinto. Più della Nba. Dove, playoff a parte, mi sembra tutto falso. Forse perché 5.800 spettatori al PalaRubini sono una meraviglia delle meraviglie. Come gli oltre cinquemila di Treviso. Forse perché di volta il volta vado scoprendo facce nuove. Come l’americano di Agrigento che mi piace da morire: si chiama Dave Dudzinsky, ha 23 anni, è alto due metri e zero 6, centro o anche quattro, e non sto dando i numero. Anzi, proprio ve lo consiglio: spassionatamente e da buon amico. Forse perché durante i timeout non si parla solo in inglese e tutti possono capire che gli allenatori ripetono in italiano sempre la solita solfa. Forse perché Niccolò Trigari è bravo. A patto che non si monti la testa. Come mi ha sussurrato all’orecchio qualcuno. E così, già che ci sono, apriti cielo, e stupitevi pure, ma vi confesso che sto dalla parte di Giannino Petrucci anche sulla reintroduzione (che non è una parolaccia ma solo una brutta parola) del designatore arbitrale nel massimo campionato. E un giorno magari, se ce ne sarà il tempo, vi spiegherò le ragioni. Intanto, da buon figlio di buona donna e di Bastiano, vi anticipo pure che sono del tutto contrario al blocco delle retrocessioni caldeggiato anche dal Vate Valerio Bianchini. Anzi, sono per le due, se non per le tre squadre che dovrebbero scendere ogni anno in A2. E per le due, o tre, che conseguentemente dovrebbero essere promosse in serie A. Di modo che non avremo modo d’annoiarci per tutto l’inverno. E men che meno a primavera. Del resto vi devo dire la verità: dopo averla vista domenica al Taliercio mi è difficile ora capire come l’Orlandina abbia potuto salvarsi. Un mistero. D’accordo, erano tutti abbronzatissimi e già in vacanza al mare. Da Pecile a Basile. Ma quale futuro soprattutto può avere una squadra con tre quarantenni in quintetto e un americano Campbell che sotto canestro non vale Naomi? E complimenti comunque a Giulio Griccioli, il vero allenatore dell’anno 2015.