Perchè gli arbitri devono essere ogni volta messi al muro?

sahin

Non passa giorno che non attacchi Mamma Rosa all’attaccapanni. E’ più forte di me. Quasi un’ossessione. Ma ditemi voi: doveva spedire un inviato in Transilvania, a Cluj-Napoca, sul fiume Somes “che spacca in due la città”, per aprire oggi la pagina di basket con la Romania di Zare? Zare chi? Markovski. Lo conosco assai ben. Come direbbero a Trieste. Ha allenato anche a Venezia con poca fortuna se una volta Napoleone Brugnaro, dopo l’allenamento infrasettimanale, ha fatto rivestire d’oro-granata i suoi giocatori e sul parquet ha spiegato a loro gli schemi d’attacco per la partita della domenica successiva della Reyer. Una leggenda metropolitana? Chiedetelo allora a Pero Peric se non mi credete. O vogliamo discutere del titolo d’apertura di pagina: “Saremo grandi: cinquanta under 16 oltre i due metri”? Quindi dovremmo già cominciare a tremare? Può darsi. E comunque mancherebbe solo che un giorno le prendessimo persino dalla Romania. Potremmo spararci. In più abbiamo già tanti problemi in casa nostra che non ci avanza di sicuro il tempo per guardare in quella degli altri. Questo cappello ho messo al mio pezzo ovviamente prima che gli azzurri di MaraMeo Sacchetti sfidassero a duello gli spilungoni di Zare Markovski senza arte né parte. E non ho dovuto dopo cena per fortuna cambiarlo, come del resto non era difficile immaginare, perché non abbiamo battuto i rumeni, ma letteralmente li abbiamo sbriciolati in un amen: 25-47 già al termine del primo tempo dopo un più 27 (18-45) che già l’aveva raccontata tutta sull’immenso valore dei nostri rivali. Con un Della Valle (19 punti all’intervallo) di nuovo pirotecnico e un Burns (8 rimbalzi) molto determinato sotto canestro. D’arbitri invece vi voglio parlare oggi. Perché Alessandro Martolini è stato così gentile da spedirmi il libro su suo padre Maurizio che adesso, sfogliandolo, e ripromettendomi di gustarlo in santa pace, mi ha dato lo spunto per pensare adesso proprio a Maurizio Martolini. Che dieci anni fa è volato nel paradiso dei canestri dove sono sicuro che ha diretto qualche giorno fa l’ennesimo paradossale duello tra le squadre degli angeli. Su una panchina il Barone Sales, sull’altra il Professor Guerrieri, i miei cari maestri. E non mi meraviglierei se uno dei due, ridendosela di gusto, si fosse anche beccato un suo fischio per fallo tecnico. Ebbene, se lui fosse ancora ai vertici del Cia, che non ha nulla a che vedere con la Central Intelligence Agency, per la quale si diceva avesse lavorato anche Dan Peterson quando allenava la nazionale cilena un anno prima che lo scoprisse l’avvocatone Gigi Porelli e lo portasse alla Virtus. Un’altra leggenda metropolitana? Beh, conoscendo Dindondan, credo da parte mia che l’indiscrezione sia vera al 99 virgola 9 per cento. Piuttosto stavo dicendo che se Martolini fosse ancora a capo del Comitato italiano arbitri come lo è stato per più di un lustro, e avesse presieduto l’incontro di Firenze durante le final eight di Coppa Italia con gli allenatori di serie A, non avrebbe lasciato che Pino Sacripanti finisse d’accanirsi con Tolga Sahin (nella foto, ndr), Pietro Bettini, Dario Morelli e con l’intera categoria dei nostri fischietti, ma l’avrebbe interrotto molto prima che il tecnico della Sidigas, pacatamente spalleggiato da Pianigiani e De Raffaele, si fosse permesso una seconda volta di dire che gli arbitri italiani sono diventati uno più scarso dell’altro. E avrebbe qui chiuso il discorso invitando tutti altrimenti a tornarsene di corsa dalle loro rispettive famiglie. E’ dovuta invece passare una settimana perché Stefano Tedeschi, commissario straordinario Cia, papabile presidente della FederBasket quando tra vent’anni Giannino Petrucci deciderà (forse) di tirarsi in disparte, si facesse vivo sottolineando che, mentre gli arbitri avevano partecipato alla riunione con spirito collaborativo, alcuni allenatori erano usciti dal seminato “assumendo comportamento lontani da questo spirito”. E non ha aggiunto per quale ragione gli arbitri, non avendo (chissà perché) nessun diritto di replica, dovrebbero la prossima volta essere ancora messi con le spalle al muro da allenatori che sono uno peggio dell’altro. Intanto Romania-Italia è terminata 50-101. E’ stato un autentico massacro per i poveri giganti di Markovki. Amedeo Della Valle ne ha segnati alla fin fine in tutto 29, nuovo record in azzurro, e Ciccioblack Tranquillo ha perso l’occasione della vita per domandargli nel post partita: “Cosa hai mai fatto di tanto male al mio amico Messina perché non ti potesse assolutamente vedere?”. Ma se ne riparla magari domani.