Quanta fretta ha avuto Messina di far fuori Ale Gentile

bramosScriverei persino di fairway e di Chicco Molinari piuttosto che di palla nel cestino. Prima che mi prendiate per matto da camicia di forza e chiamiate il 118. Ho sfasciato la televisione dopo che Dybala ha sbagliato l’ennesimo rigore. Come vi ho già raccontato nello Scacciapensieri del mattino in sella alla Ducati del magnifico Andrea Dovizioso. E ai giornali della domenica ho fatto fare un volo fuori dalla finestra che neanche Cat Barber, il gatto del SottoMarino di Brindisi, salta così in alto. Da ieri sera infatti sono disperatamente aggrappato al computer e incollato a Eurosport player perché altro non mi è rimasto in casa. Però solo un pazzo può vedere cinque partite di serie A in diciotto ore e non finire in manicomio. Cominciando da Trento-Brescia e rileggendo assieme a voi gli appunti che ho preso sul block notes a quadretti. Jorge Gutierrez, il playmaker messicano della Dolomiti: se anche rimaneva nello spogliatoio sul lettino dei massaggi sarebbe stato lo stesso. Il telecronista, che non so dove Eurosport è andato a pigliare, ce lo ha presentato come un tipetto tanta mostarda e molto peperoncino. Ora sarà che a me la mostarda non piace e il peperoncino sulla mostarda ancora meno, ma Aaron Craft, cose buone dal mondo del basket, aveva tutto un altro sapore molto più gradevole. La Leonessa capolista: tre partite e tre vittorie, delle quali due in trasferta. Chi l’avrebbe mai pensato? Qui bisogna che m’inventi allora un nomignolo anche per Diana. Ecco, potrei proprio chiamarlo PerDiana. Esprimendo il massimo dello stupore. Come quando dici perdinci o perdindirindina. Michele Vitali è intanto diventato molto più pericoloso del fratello Luca che ora dispensa assist come pani e pesci e non guarda quasi più il canestro. Meglio così. Michele ha confessato a Mamma Rosa di sognare la nazionale: lasci perdere. E lo dico per il suo bene. Anche se MaraMeo Sacchetti non lo distruggerebbe come ha fatto Ettore Messi(n)a quest’estate con Biligha e Filloy. L’italo-argentino solamente adesso sta difatti riprendendosi e Sacripantibus, che con l’ex cittì neanche ci parlava, lo sa meglio di qualsiasi altro allenatore della terra. Torino ad Avellino ha pagato più della Sidigas le fortunate fatiche di Coppa anche se è scoppiata solo nel finale dopo la tripla del 68-63 del sempreverde Maarten Leunen. Fitipaldo Show (18) c’è e morde anche più di Braccobaldo Bau che, nella fantasia di Hanna-Barbera, era un simpatico cane di sangue blu col farfallino rosso e il cappello di paglia. E meno male che Michael Bramos aveva un dito della mano destra rotto e non avrebbe dovuto giocare. “Su piangi un po’. Eh eh. Su piangi un po’. Eh eh. Dai Pianigiani piangi un po’”, gli cantavano un tempo i tifosi avversari che non riuscivano a digerire lo strapotere di Siena e a sopportare i fastidi grassi di Simone Mago. Ecco, non vorrei che Walter De Raffaele avesse imboccato la stessa strada che non porta da nessuna parte se non nel bosco dove il pastorello gridava “al lupo al lupo” e nessuno alla fine l’ha più badato. Anche perché poi bisogna avere pure le spalle larghe, oltre alle lacrime in tasca, per sopportare le critiche che aumentano pari passo al numero di successi che di volta in volta ottieni strada facendo. E la Reyer di Ray Bahn può di nuovo andare molto lontano se sabato sera a Brindisi ha vinto una partita nella quale dal 2-2 ha dovuto sempre rincorrere un Happy Casa poca cosa sino al 71 pari di Dominique Johnson (14) e al sorpasso firmato proprio dal greco tricolore nell’ultimo mezzo minuto con un 3+2 da sballo. Intanto, e scusate se è poco, Venezia è l’unica squadra d’Italia ad aver fatto l’en plein tra campionato e coppe. Al contrario la Grissin Bon le ha perse tutte e quattro. Anche oggi a mezzogiorno. Di dieci punti a Sassari. Dove l’unica nota lieta per Max Chef Menetti sono stati i 19 di Julian Wright rientrato finalmente dalle vacanze. Ovviamente il mal di pancia di Reggio Emilia merita un esame molto più approfondito. Che magari farò domani. Con calma. Mentre ancora mi domando quanta fretta ha avuto Ettore Messina di far fuori Alessandro Gentile dalla nazionale. O forse non gliela avevano raccontata giusta. Però almeno qualche giorno in Folgaria avrebbe anche potuto portalo per testare come San Tommaso se effettivamente il figlio di Nando fosse sempre malato. Come a me in verità non è sembrato a Pesaro: 27 punti in 35’ e neanche una tripla a segno (0/3). Più sette rimbalzi, due soltanto meno dell’airone Slaughter, e un’unica palla persa a fronte di quattro recuperate. Con Stefano in panca e Aradori (9) che non centra la doppia cifra: questi sono semmai i veri problemi di Alessandro Ramagli.