Le italiane in Europa sono tutte ridicole a parte Venezia

stanlioNon chiedetemi cosa ha fatto ieri sera l’Armani a Tel Aviv perché non lo so e nemmeno voglio saperlo. Però a naso forse l’ho fiutato e non è stato un odore granché gradevole. Da quando infatti mi sono abbonato a Eurosport Player e posso vedere e rivedere tutte le partite di campionato e coppa quando ho voglia grazie alla sezione on demand, in alto dello schermo a destra, me la prendo un sacco più comoda e non rischio di finire in manicomio. Piuttosto chiedetemi com’era la faraona allo “speo”, per la quale mercoledì a cena ho rinunciato al Napoli e alla Reyer in Champions, e vi rispondo subito con un aggettivo solo: sublime. E non penso di dover aggiungere altro se non due patatine al forno. Milano-Maccabi me la guarderò stasera e poi magari vi saprò dire domani. Intanto non mi sono perso niente. Neanche Enisey KrasnoyarskJuventus Utena. Con i lituani avanti di 12 punti (68-80) a 108 secondi dalla sirena. Non mi credete? Fatene pure a meno. Però dovete fidarvi se vi garantisco che la partita è finita 85-81 per i padroni di casa che sono siberiani e vivono sulle sponde dell’Enisey che non gela mai d’inverno. Certo è che ne ho viste tante in vita mia, ma una cosa del genere mai: 17-1 di parziale in poco più di un minuto e mezzo. Un bianco (Liutych) e un nero (Hilliard) che segnavano da tutti i cantoni. Ma anche il playmaker (Anthony Ireland) dell’Utena, brutto come la fame, che sarebbe stato da ammazzare. Come il suo allenatore, di cui non potete pretendere che vi dica anche come si chiama, che non ha preso a pedate sul sedere Ireland e l’ha buttato nel fiume con una pietra al collo prima che perdesse il quarto pallone di fila. Per la verità ho stentato anche a credere che l’Avellino fosse scivolato ai piedi dello Zielona Gora che non mi potete adesso venire a raccontare che è una squadra della madonna. E difatti sono andato a vedermi a spizzichi e bocconi, altrimenti sarei sul serio da ricoverare, la partita di Champions a Monteverde in Polonia. E così con i miei occhi vi posso confermare che, scherzi a parte, la Sidigas ha effettivamente perso e nemmeno di poco (90-79). Di modo che, se un uccellino mi bisbiglia ancora ad un orecchio che la panchina di Pino Sacripanti un po’ scricchiola e che al suo posto potrebbe sedersi Pierino Bucchi, non lo caccio via di nuovo in malo modo. Se invece vi preme davvero sapere chi sia quel gran genio d’allenatore della Juventus Utena, ve lo dico prima che ai Gerasimenko, marito e moglie, magari venga in mente di spedirlo a Cantù: si chiama Antanas Sireika, ha 61 anni, è nato nell’ex Unione sovietica e ha persino vinto tre campionati lituani di fila dal 2003 al 2005 alla guida dello Zalgiris di Kaunas. L’usato sicuro. Io anche ci ho provato a buttarla in vacca e a menare il can per l’aia cercando in qualche modo di distrarvi e di volare lontano dal fango di lacrime in cui si è imbrattata durante la settimana la nostra piccola pallacanestro, ma come faccio a continuare a stare zitto se sette sono le squadre italiane impegnate il martedì e il mercoledì nelle coppe europee e di queste soltanto Venezia ha vinto con lo Strasburgo tra tutte, oltre tutto, l’avversaria più ostica? E non so ancora, come detto, il risultato di Milano a Tel Aviv. E non voglio nemmeno saperlo. Però nel frattempo non posso neanche ignorare che la squadra che domenica ha battuto l’Armani di 25 punti, cioè il Banco di Sardara, ha perso due giorni fa in casa di 18 con il Monaco francese. E pure si sono coperte di ridicolo la Fiat in EuroCup (-29 a Torino) e l’Orlandina del Patat(in)a Di Carlo (-41 a Tenerife). Entrambe con la scusa pronta: siamo stanche da morire. Nemmeno le loro rivali non giochino in campionato e si riposino nel giorno del Signore. Reggio Emilia è ricaduta in vista dello striscione d’arrivo nonostante lo sprint lungo dell’inesauribile Ricciolino Della Valle (23), ma è il resto della GrissinBon che non pedala e non è un gran gruppo. Cominciando da Wright che non sa neanche d’essere al mondo e di Sanè che sparacchia a vanvera. Per non parlare dei deludentissimi Markoishvili, Candi e De Vico. E per non infierire su Mussini (2/10). C’è infine Trento che col Gran Canaria ha almeno limitato i danni (85-76) e non avrebbe potuto far molto meglio con un Shields scavigliato. Ecco si sono salvate le due finaliste degli ultimi playoff tricolori. E non può essere questa solamente una fatalità.