Jacobs vergogna: non passa l’assegno di 300 euro al figlio

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Sono le sette passate da quasi mezzora. Fuori comincia ad albeggiare. Sarà una bella giornata. Credo. E nemmeno molto fredda. Sopra lo zero. Ma comunque non mi muovo oggi di casa nemmeno se mi arriva una cannonata tra capo e collo. Ieri altre persone che conosco si sono beccate Omicron. Avevano fatto il terzo vaccino, non stanno poi così male. Al massimo hanno perso un cincinin il gusto e gli odori. Che recupereranno in fretta. Glielo auguro. Intanto oggi sono decedute altre 380 persone di Covid, oltre ottanta delle quali no vax. Era da mezzora che mi rigiravo nel letto. Tanto valeva allora che m’infilassi la tuta e andassi a prendere i giornali che mi passano ogni mattina sotto al portone. Beppe Grillo è indagato per traffico d’influenze illecite. Che non sono né un brutto raffreddore, né una bronchitella di stagione. Donatella Rettore promette: “A Sanremo farò ballare tutto l’Ariston”. Brava. Tanto il festival con Amadeus non lo vedo da tre anni e non credo d’essermi perso qualche cosa. “Europarlamento, Metsola eletta presidente: onorerò Sassoli”. Roberta Metsola, maltese, 43 anni, mi piace parecchio assai. Come Elisa Anzaldo che conduce il Tg1 delle venti.  E’ da una settimana che mi sogno di David tutte le notti e non mi do pace. “Ho avuto una bella vita, decisamente molto bella, e finirla a 65 anni è davvero troppo presto. Questo mi dicevi solo due settimane fa, caro David, quando avevi già capito tutto mentre noi giocavamo a nasconderci la realtà”. Ha raccontato la moglie Alessandra al funerale che è stato un gran bel funerale: se può essere bello un funerale. Ieri è stato il compleanno di Dino Meneghin e di Marco Bonamico, i miei supereroi di Nantes ’83. Con i tre di Torino: Caglieris, Sacchetti e Vecchiato. Ad entrambi ho mandato canestri e ancora canestri d’affettuosi auguri. Come a Flavio Carrera, tre scudetti di fila con la Virtus. Ieri il marine Marco si è allenato in palestra con Renato Villalta: il lupo perde il pelo, mai il vizi(ett)o. Flavio è un gran tifoso dell’Atalanta di quell’antipatico di Gian Piero Gasperini che ha fatto comunque domenica la sua figura pure con l’Inter. L’Inter invece proprio non la riesco a digerire da quasi quarant’anni, da quando cioè i suoi ultras minacciarono di bruciarmi la casa e d’accoltellarmi al termine di una partita (persa) con la Juve. E non scherzavano. Difatti due pattuglie della polizia mi scortarono dal Comunale di Torino sino alla sede del Giorno di Milano. Una gazzella davanti e l’altra dietro. Però devo essere onesto: la squadra che Simone Inzaghi ha ereditato dal Conte Antonio è di un altro pianeta e rivincerà lo scudetto come vado ripetendo da settembre. E non ditemi che non è vero. Così come sono due anni che giuro di chiudermi in convento assieme alla monaca di Monza se il Milan di Stefano Pioli dovesse per sbaglio diventare campione d’Italia. Il Milan è la squadra della Banda Osiris (Tranquillo, Messina, Buffa, Chiabotti e compagnia cantante) e questo credo sia già un buon motivo per non sopportarlo. Nella passata stagione gli hanno fischiato venti rigorini a favore, oggi già otto, uno solo meno dell’Inter capolista pure in questa classifica, e ha ancora il coraggio di lamentarsi per una rete di Messias che Marco Serra le ha tolto non applicando la regola del vantaggio e poi piangendo più di un salice sul fiume. Per l’arbitro di Torino, ovviamente con le mutande bianconere, carriera senz’altro finita in serie A e forse anche in B, ma un piatto di minestra calda la troverà sempre a casa mia e pure un divano-letto. Così come pagherei i diecimila euro di multa se Leonardo Bonucci ne avesse davvero bisogno per lo schiaffo che ha mollato a Cristiano Mozzillo, segretario dell’Inter ed ex del Napoli, odiatore seriale dei gobbi, che se l’era andata a cercare provocandolo. Quando ci vuole, ci vuole. O devo comportarmi come Marco Travaglio che non sfasciò in testa la sedia a Silvio Berlusconi che da Santoro con un fazzoletto gliela aveva ripulita per scherno e per disprezzo? Anche la mamma dei vigliacchi, che qualcuno scambia per benpensanti, e non solo quella degli stupidi, è sempre incinta.

Ieri mi hanno finalmente riconsegnato il personal computer che aveva la tastiera più affamata di Bombolone Condò: voracemente si divorava tutte le emme e le erre e non c’era verso di fargliele sputare. Il giochino mi è costato l’occhio della testa, ma almeno adesso scrivo che mi sembra d’essere più veloce della luce. O di Marcell Jacobs, nella foto, se preferite. Il Caffè di Massimo Gramellini è oggi acqua sporca, mentre la Gazzetta di Urbano Cairo la sfoglierò nel pomeriggio perché devo ancora vedere un sacco e una sporta di partite giocate ieri sera, tra cui anche Juventus-Sampdoria di Coppa Italia di cui non conosco ancora il risultato e non c’è pericolo che qualcuno me lo sveli perché ho il telefonino spento, non lo accenderò prima della pennichella dopo pranzo e non ho nessuno che mi corra dietro. So soltanto che la Treviso del buon Max Chef Menetti è andata a vincere in Grecia (79-90) e va avanti nel girone degli ottavi in Champions. Senza i suoi due migliori giocatori, Henry Sims e Michal Sokolowski. E gli uomini contati. Come la Reggio Emilia di Artiglio Caja che è il più bravo di tutti: poche storie! Ieri sera sono scese sul parquet anche l’Armani contro l’Alba e la Reyer contro il Bourg. Entrambe rosse di vergogna per le orrende cadute, anche di stile, nell’ultimo fine settimana a Pesaro e Varese. Come Marcell Jacobs, di cui vi dicevo pocanzi, doppio oro olimpico a Tokyo, cento e quattro per cento. Il ragazzo per la verità  è da un pezzo che mi sta giusto qui, diciamo sul gozzo, mentre voi facevate già a gara per beatificarlo. Forse perché ormai me lo ritrovo ogni giorno dappertuttto Anche credo sotto al letto se andassi adesso a guardare. Ci siamo giustamente indignati per il no vax Djokovic che ha cercato di fregare gli australiani. Ma non per Gianni Morandi che doveva essere da regolamento escluso dal festival perché ha pubblicato sui social parte del brano che canterà a metà febbraio all’Ariston di Sanremo: “Apri tutte le porte”. Ma è stato salvato da Amadeus. Perché lui è il Gianni nazionale, siamo nel BelPaese e tutte le porte gli devono comunque aprire. Anche quelle del paradiso. Mentre Nole doveva finire nella decima bolgia dell’ottavo cerchio, quello dei bugiardi patentati. Marcell invece ha un figlio di nome Jeremy che un mese fa ha compiuto sette anni e invano ha sperato che il grande padre, almeno nel giorno del suo compleanno, si facesse vivo con una telefonata d’auguri. Niente di niente. “E ha pure smesso da oltre un anno di mandare i trecento euro al mese di mantenimento del figlio”, ha raccontato Erika Renata Szabo, l’ex compagna di Jacobs che vive a Desenzano del Garda, e non in capo al mondo, dove Marcell è per altro nato e dove ha vissuto con la madre sino all’età di diciott’anni dopo che il padre, ex marine dell’esercito degli Stati Uniti, trasferito dalla base militare Ederle di Vicenza in Corea del Sud, l’aveva presto abbandonato. “Per Jeremy sei un eroe. Ti prego, corri da lui”. E non serve in 9’’80. Basta un Frecciarossa da Roma. Così gli fa conoscere anche i fratellini Anthony e Megran nati dall’attuale relazione con Nicole Daza che a settembre dovrebbe diventare persini sua moglie. Le giustificazioni del campione olimpico fanno invece ancora di più accapponare la pelle: “Il mio bisnonno ha abbandonato il nonno, mio nonno mio padre, lui me: è una di tradizione di famiglia. Il primogenito deve essere essere sempre lasciato. Io dovrei e potrei spezzare il meccanismo con Jeremy, ma per il momento non si sono ancora riuscito”. Senza parole. Pensierino delle cinque delle sera. O giù di lì. Che fa quasi buio. Tre milioni e 230.000 italiani hanno guardato lunedì il Grande Fratello Vip 6 di Alfonso Signorini. E poi dovrei meravigliarmi se il Pregiudicato d’Arcore dovesse salire davvero al Colle. Anche perché come scrive il mio amico Andrea Scanzi è certo che il renzismo sia una malattia, ma non forse la peggiore degli ultimi anni dopo il berlusconismo. Perché già nel 2011, come ricorda Marco Travaglio, che è lucido quando non si perde dietro ai green pass, “figuriamoci se la fa franca – si pensò – pure con Ruby: la fece franca”. E ancora: “Figuriamoci se non lascia dopo la condanna definitiva, l’espulsione dal Senato e i servizi sociali all’ospizio: non lasciò, anzi tornò padre costituente nel Patto del Nazareno con l’Innominabile (alias Matteo Renzi). Quindi stavolta almeno stiano zitti e buoni. E non diciamo niente. Anche se ci sarebbe ancora tanto da (ri)dire. O da ridere per non piangere. A domani o dopo…