La vera storia di Davide Pessina e Giovanni Bruno

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Oggi è l’8 settembre e per fortuna non affrontiamo la Germania, ma la Spagna quando sarà già buio anche a Berlino. L’8 settembre del 1943 sicuramente Davide Pessina, se non era già in terza, faceva la seconda elementare che invero ha ripetuto due volte. Dite di no? Io giurerei invece di sì: è così barboso e superato nei suoi commenti su Sky che lo faccio molto più vecchio di Giovanni Trapattoni e di Pietro Badoglio. Che magari il montanaro della Val d’Aosta pensava fosse, prima che glielo spiegassi io, il nuovo playmaker di Casale Monferrato. Del resto, 72 anni fa, giusto oggi, alle 17 e trenta, le sei e mezza nel Belpaese, non fu l’allora capo del governo provvisorio italiano ad annunciare alla radio l’armistizio, ma il generale Dwight Eisenhower, che era alto quasi due metri e avrebbe potuto benissimo giocare pivot nei Washington Wizards, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane e poi 34esimo presidente degli Stati Uniti d’America dal 1953 al 1961. A quell’epoca infatti il giovane Davide non aveva ancora al suo fianco il maestro Tranquillo che gli traduceva tutto, parola per parola, dall’inglese e gli suggeriva sempre cosa dire. Anche e soprattutto le cavolate. Un po’ quel che ho fatto io nel lontano 1989 ai Mondiali di sci di fondo a Lahti, in Finlandia, con quel giovanotto dai capelli rossicci che mi si presentò davanti disperato: neanche sapeva chi fossero Maurilio De Zolt e Manuela Di Centa, ne conosceva la differenza tra il passo alternato e lo skating, eppure doveva ogni giorno commentare in diretta l’evento per Telecapodistria, la tivù del grande Sergio Tavcar, e temeva d’essere licenziato su due piedi dopo essere stato appena assunto. Ora questo non sarebbe mai potuto succedere perché il ragazzo aveva le spalle forti e larghe. Come quelle di Eisenhower. E alle spalle soprattutto un padre che nelle televisioni era un pezzo grosso. Ma comunque gli diedi gratuitamente una mano affiancandolo come opinionista e tutto filò liscio come l’olio. Anche se l’Italia in quell’occasione non vinse neanche una medaglia. Dovevo raccontarvi di Davide Pessina e ho finito per parlarvi di Giovanni Bruno. O Bruno Giovanni come lo chiama Alessandro Mammoletta Mamoli che è nato sull’attenti e sarebbe stato un perfetto maresciallo dei caramba se si fosse dichiarato fedele nei secoli all’arma e non al generale Tranquillo. Con il quale a Berlino fa le telecronache a due voci che – mi pare ovvio – sono doppiamente insopportabili o, se preferite, una peggio dell’altra. Insomma per farla breve, visto che non manca molto a Italia-Spagna delle 21, dove abbiamo poche possibilità di salvare la ghirba, anche se Simone le ha sempre suonate a Don Gel Scariolo, ma sono curioso di capire come reagiremo all’assenza di un capitano del valore di Gigi Datome, chiudo in fretta e furia entrambe le storie. Cominciando da quella di Davide Pessina che non si capisce bene chi crede d’essere diventato per criticare così con astio Simone Pianigiani che avrebbe voluto che avesse perso anche con l’Islanda. Vi dico solo come lo chiamava un mio bravo amico allenatore: la mozzarella di bufala più cara d’Italia. E qui mi fermo perché non è mai bello sparare sulla Croce Rossa. Quanto a Giovanni Bruno o Bruno Giovanni, è lo stesso, mi promise più di cinque anni fa eterna riconoscenza. Difatti è stato direttore allo sport un po’ dovunque: a Mediaset e pure alla Rai e adesso per la seconda volta a Sky. Ebbene ha assunto cani e porci, ma mai il sottoscritto. Che almeno può vantarsi di non essere né un cane, né un porco, ma al massimo un bastardo e un maiale. Che però gli può ancora chiedere, credo, un favore. In ginocchio. Ti prego, Giovanni o Bruno o come cavolo preferisci essere chiamato, in nome di tutto il popolo italiano della pallacanestro e della Lega del basket, con il presidente della quale so che ti sei recentemente incontrato, risparmiaci per il prossimo campionato di serie A gli strilli di Cicciobello e Mammoletta. Al primo puoi sempre ridare la Nba: tanto non la guarda più nessuno oltre i diciotto anni. E al suo replicante anche l’hockey a rotelle e, se proprio ti piace, pure quello su prato. E comunque hai una squadra fortissima e tre volte più simpatica senza Tranquillo e Mamoli tra i piedi e dappertutto. Peggio del prezzemolo nella Mozzarella.