Un tirolese al Foro Italico, la sola nostra consolazione

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Il Ghiro oggi riposa: lasciamolo dormire. Comincia invece il tennis con gli Internazionali d’Italia al Foro Italico e due canali di Sky tutti per loro. Se li stramerita: il colpo d’occhio è infatti fantastico. Sul centrale e più ancora sul Nicola Pietrangeli circondato dalle statue di marmo bianco di Carrara. Come le gradinate che scendono sul campo in terra rossa. Le ho contate: sono diciotto statue. Che qualcuno ha definito austere. Io le trovo invece imperiali e gioiose. Dicono i romani che sia il posto più bello al mondo dove giocare a tennis. Mi costa un po’ ammetterlo, ma straordinariamente stavolta non hanno esagerato. E non hanno nemmeno torto. A mezzogiorno c’è poi il sole e il colore del cielo è celeste pastello. Più di ventimila aficionados. Come li chiama il maestro Gianni Clerici. Subito Marco Cecchinato contro Milos Raonic. Un match impossibile per il palermitano. Il canadese, figlio di due ingegneri di Podgorica, ha uno zio che è stato vice-primo ministro del Montenegro. Lo sapranno Boschetto e Golarsa che, per i gusti del Dottor Divago, chiacchierano anche troppo durante il gioco? Naturalmente lo spero. E comunque non toccatemi Laura Golarsa: è la mia preferita. Dopo ovviamente Flavia Pennetta. Che Fabio Fognini, dispettoso per natura, ci ha portato via e la sposerà l’11 giugno ad Ostuni. Tra il Roland Garros e Wimbledon. Forse non lo sapete, ma il tennis è una mia storica passione. A giocarlo ero scarso, però con grinta e pallonetti. Quanti ne son bastati per battere Flavio Tranquillo in un torneo sul cemento in Sardegna e toccare il cielo con un dito. Raonic è invece tra i top 10 della terra e il suo 2016 è stato un anno davvero fantastico: ha vinto a Brisbane superando in finale Roger Federer e ha conquistato la semifinale dell’Australian Open arrendendosi solo al quinto set a Andy Murray, anche a causa di un problema muscolare, dopo essersi nei quarti sbarazzato di Stanislas Wawrinka. Insomma è il giustiziere degli svizzeri o, se preferite, il terrore dei rossocrociati. Eppure per poco Cecchinato non gli ha fatto lo sgambetto: 0-40 sul servizio del canadese, tre palle per il cinque pari nel terzo set, un passante sul nastro e una volée di Raonic sulla riga di un centimetro, non è stato nemmeno fortunato. Peccato due volte: 6-4 4-6 6-4 per l’altro e chissà quando al siciliano capiterà un’altra opportunità del genere che gli avrebbe potuto cambiare la vita. Fuori anche Fognini, come la Schiavone, Knapp e Errani ancor prima del tramonto rosso fuoco tra i pini del Foro Italico. Peggio che andar di notte a fari spenti. Roma si sgonfia d’amore: gli italiani nel tennis oggi come oggi sono quel che sono. Davvero poca roba. Va avanti solo Andreas Seppi da Caldaro sul lago, provincia di Bolzano, barbetta e viso pallido, un look più da turista d’estate in piazza San Marco che da numero 42 al mondo. Ma non sempre l’abito fa il monaco. Però se lo guardi bene e gli infili un paio di pantaloni tirolesi in pelle, con le bretelle e la stella alpina, somiglia tutto al fratello maggiore di Heidi tra le caprette al pascolo e il nonno senza nome che per i nipotini a cena ha preparato Knoedelln allo speck in brodo, Kartoffeln e crauti. E torta di lamponi. Tanto per stare leggeri. Altro che bucatini all’amatricina e coda alla vaccinara. Quella se la mangi pure Fabio Fognini, l’ennesimo perdente di successo del nostro tennis di piccoli uomini.