Devo pensare che il marcio sia solo in Danimarca?

Ovviamente tutti sapevano tutto. E comunque non avrebbero mai immaginato. A parte qualcuno ad onor del vero. Come Renato Villalta che sul parquet del Forum durante le Final Eight di Coppa Italia mi confessò che non aveva proprio niente di personale contro Minucci, ma che in alcun modo avrebbe potuto appoggiare la sua candidatura a presidente della Lega in quanto lo stesso Consorzio che ancora rappresenta non glielo avrebbe mai consentito. Ora che il Consorzio virtussino sia vicino o meno a Romano Prodi, questo non m’importa saperlo: di sicuro il giorno dopo Villalta votò contro Minucci “perché indagato dalla magistratura” disse. E la stessa cosa fece Roma col suo giemme Nicola Alberani, ma per ben altre ragioni: Ciglione Toti aveva proposto Sergio D’Antoni, l’ex segretario della Cisl, e poi non ha mai nascosto dai tempi della seconda o della terza guerra punica d’essere comunque il primo nemico di Siena e del suo ex presidente. Un altro che per la verità puntò il dito contro Ferdinando Minucci e la sua società fu nella primavera del 2012, questo me lo ricordo bene, Don Gel Scariolo che parlò di “aria rancida” al termine dell’ennesima partita persa dalla sua Armata milanese e si tappò il naso. Ma si cucì dopo anche la bocca. Onde per cui non ho mai capito al cento per cento con chi esattamente ce l’avesse. Di certo con gli arbitri che, a suo modo di vedere, favorivano sfacciatamente la Montepaschi. O forse alludeva a qualcosa di maleodorante che è venuto a galla solo nel Natale successivo ed è esploso in tutta la sua acre flagranza proprio nelle ultime ore? Mai lo sapremo. A meno che non ce lo voglia confessare adesso dai Paesi Baschi, ma sarebbe ormai troppo tardi e difficile comunque credergli. Intanto non so se ci avete fatto caso ma di nuovo, quando la palla rotola nel marciume, i quotidiani politici seppelliscono di notizie quelli sportivi. A dimostrazione che un giornalista anche di palla nel cestino è completo solo se viene dalla cronaca nera. E non importa se Repubblica sbaglia o storpia qualche nome dei diciassette stranieri della Montepaschi indagati per evasione fiscale. Ho dovuto infatti consultare il Corriere della sera per scoprire che Lebel altro non è che Guessagba Sato Lebel, nato a Bimbo nella Repubblica Centrafricana il 2 marzo del 1981, da tutti conosciuto semplicemente come Sato. Resta il fatto che sulla Gazzetta in due pagine non è emerso un solo nome d’indagato. Così come nessuno si è domandato come mai nessun italiano ha beccato il nero a Siena o in qualsiasi altro club del BelPaese. Ah già: il marcio è solo in Danimarca. E solo nel basket. Mentre oggi è cominciato il Ghiro d’Italia e nessun corridore in rosa si è mai dopato.