Colpo grosso: la Reyer allunga le mani su Goodelock

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L’Espresso ha sollevato il coperchio ed è esploso il Russiagate anche nel Belpaese dove ogni anno dei 109 miliardi d’euro dei grandi evasori fiscali lo Stato ne recupera, quando va proprio bene, il 15 per centro e nessuno finisce in galera. Allegria! Uno scoop da Premio Pulitzer se fossimo negli States. Mentre in Italia Giovanni Tizian e Stefano Vergine, i due giornalisti che hanno beccato Gianluca Savoini con le dita nella marmellata (rancida) all’Hotel Metropolitan di Mosca mentre conduceva una (torbida) trattativa per la cessione di tre milioni di tonnellate di diesel da parte di una compagnia russa all’Eni, sono senz’altro molto meno noti di Bob Woodward e Carl Bernstein, che s’occuparono del Watergate, che pure era un hotel ma di Washington. Per non parlare di Robert Redford e Dustin Hoffman che li interpretarono nel film Oscar “Tutti gli uomini del presidente (Nixon)”. Ma anche di Paul Biligha, che ha lasciato una casa a Mestre da vergognarsi, e per la quale è stato chiesto il pronto intervento dell’ufficio igiene, e di Vincenzo Grifo che, scusate l’ignoranza, nemmeno sapevo che era un attaccante (destro) di calcio italo-tedesco che gioca nel Friburgo e invece ha persino vestito martedì la maglia azzurra della nazionale di Meches Mancini contro il Lichtenstein dove però mi dicono sia stato il peggiore in campo. Meno male. Tizian e Vergine hanno anche scritto a quattro mani “Il libro nero della Lega” pubblicato a febbraio da Laterza, che ovviamente, e mi sarei meravigliato del contrario, ha avuto molto meno successo del best seller dell’ex partecipante a Uomini e Donne in tv, Giulia De Lellis, “Le corna stanno bene su tutto” che ho addirittura trovato il coraggio di comprare e che spero comunque di non riuscire a leggere mai se non per arrivare a capire a quale spaventoso livello di degrado e d’ignoranza è precipitato un Paese che il partito del Carroccio insieme a quello della Meloni e del Pregiudicato d’Arcore vorrebbero anche (mal) governare. E’ vero: ho una gran brutta serata e questo non è bello per chi scrive di satira o almeno ci prova. Perché va bene essere arrabbiati ma senza esagerare. Magari sorriendo amaro. E invece sono incazzatissimo con il mondo (pochi esclusi) dopo un mattino in oncologia e un pomeriggio con l’inferno in gola, i frequenti tagli alla malasanità di Zaja e le menzogne quotidiane che ci racconta Matteo Salvini. Che invece d’andare a Porta a Porta da Bruno Vespa a fare la figura del ganassa e del gaglioffo a un tanto al chilo dovrebbe come minimo essere indagato dalla procura di Milano assieme al suo portavoce leghista e amico per la pelle Gianluca Savoini, il savonese di Alassio che Alda Vazzan ha avuto persino l’ardire di difendere sul Gazzettino. Il piano svelato un anno fa dall’Espresso prevedeva infatti che l’Eni pagasse ai russi il prezzo pieno di circa 65 milioni per riversare lo sconto del 4 per cento, incassato dai mediatori, per il partito di Pontida e dell’ex vicepresidente del Consiglio che dal Papeete chiese agli italiani i pieni poteri per allontanarsi dall’Europa e finire in bocca a Vladimir Putin, un altro di buono, pappa e ciccia con Berlusconi. Evviva! Tangentopoli non è mai morta. Anzi, è più viva che mai se la corruzione è diventata ora internazionale. Con il colbacco e la vodka. Anche stavolta col mio Scacciapensieri ho sforato abbondantemente le trentatré righe, ma adesso vorrei lo stesso premiarmi con una targa di latta per l’ennesimo scoop di basket che nel mio piccolo ho fatto lunedì quando ho anticipato, assieme a quello della clamorosa rivolta dei tredici (+ Sahin) arbitri di serie A fedeli a Cerebuch contro il loro sindacato, anche “la tre giorni non del Condor ma di Stone (Julyan) con Goodelock già in lista d’attesa”: news ripresa ventiquattro dopo da tutti i blog di pallacanestro dello Stivale e addirittura due ore fa da quella maleducata di Mamma Rosa che ha perso pure la buona abitudine di citare la fonte. In serata la conferma e la firma del contratto. E ora di seguito in cronaca i dettagli: bisognerà aspettare ancora qualche giorno per l’ufficialità dell’affare da parte della Reyer perché prima Andrew Darius Goudelock (nella foto con la maglia della EA7) dovrà sottoporsi a scrupolose visite mediche e poi ai test sul parquet che Walter De Raffaele ha giustamente preteso e Federico Casarin avvallato. Dal momento che il trentenne georgiano di Stone Mountain nel dicembre scorso non ha avuto un incidente proprio da ridere: si è infortunato in Cina al tendine rotuleo del ginocchio destro ed è stato per questo operato. In verità Venezia lo teneva d’occhio da tempo se Mauro Sartori, team manager e responsabile scouting del club di Napoleone Brugnaro, l’ha seguito quest’estate alla Summer League di Las Vegas assieme a Massimo Iacopini che del fuoriclasse è l’agente in Italia per conto di Andrews Vye. Insomma la Reyer ha centrato un colpo grosso spendendo anche relativamente poco (250 mila dollari per i prossimi sette-otto mesi) e dando una lussuosa risposta ad Armani e Virtus dopo gli strombazzati acquisti del Chacho Rodriguez e di Milos Teodosic. Oltre che scavalcando la Segafredo nella corsa alla riconquista della scudetto che ora diventa un gustosissimo testa a testa proprio con i milanesi del Messi(n)a soprattutto se fossero confermati, come pare, tutti gli altri sette stranieri orogranata. Compreso (forse) Julyan Stone se guarirà completamente dalla sua crisi mistica e depressiva nel giro del prossimo paio di settimane. Discutere infatti il valore di Goudelock è da stupidi. Ovvero da ottusi salvinisti. Chiaro? Perché la guardia scelta dai Los Angeles Lakers al draft del 2011 è stato mvp con il Kazan di Gas Gas Trinchieri nell’Eurocup 2014 e finalista l’anno successivo con il Fenerbahce di Obradovic in EuroLega. Dove ha stabilito il record di dieci triple sparate nel canestro del Bayern Monaco. Con l’Armani di Pianigiani nel giugno del 2018 è stato l’uomo-dei playoff e dello scudetto con la famosa stoppata a Dominique Sutton. E, come nei Shandong Golden State, il suo contratto non è mai sceso sotto il milione e mezzo di dollari. Semmai il probabilissimo arrivo di Goudelock, se sano come un pesce, suona a bocciatura di Stefano Tonut che in questo inizio di campionato si è giocato male le sue carte nel primo quintetto e che soprattutto in Eurocup ora avrà un minutaggio molto più ridotto. Ma non si può avere tutto dalla vita. Così come io non vincerò mai il Premio Reverberi perché sto sulle palle a troppo e non sono né un cane, né un porco. Mentre già assegno la targa d’oro “Fuga dalla notizia” 2019-20 al giornalista del Gazzettino che io chiamo l’Anonimo Veneziano che segue l’Umana dalla mattina alla sera, ma evidentemente s’addormenta durante gli allenamenti dei campioni d’Italia. A domani con un altro mini-scoop: la lettera che Stefano Tedeschi, presidente degli arbitri, ha spedito ai suoi fischietti dicendo “basta!”. Altrimenti saranno legnate. Promettendo che non la farò di nuovo così tanto lunga…