Buon 2016 anche a Cicciobello, il Gufo con gli occhiali

smaila

Dove eravamo rimasti? All’anno scorso. Già. E allora, prima che me ne dimentichi, buon 2016 a tutti. Ma proprio a tutti. Sì, anche a Flavio Tranquillo. Che un tempo chiamavo Cicciobello perché strillava come un bebè in culla e aveva il sottomento già a quattordici anni e mezzo. E due guanciotte alle quali ti veniva sempre voglia di dare un bel pizzicotto con l’indice e il pollice che stringono delicatamente la pelle. Avrebbe da grande voluto fare l’allenatore di basket di un grande club, si sarebbe anche accontentato dell’Olimpia Armani, o l’arbitro di pallacanestro, ma era negato in entrambi i casi come nei congiuntivi in diretta o a giocare a tennis. Pensate, l’ho battuto persino io nel fine maggio del ’92 all’Open giornalistico di Poltu Quatu in Costa Smeralda. Tra Porto Cervo e Baja Sardinia. Dove per un ventennio avrebbe cantato Umberto Smaila. Rossonero come lui. Che anche un po’ gli somigliava per la circonferenza della pancia e del testone. Non mi credete? Fate molto male. Cercherò dunque d’essere ancora più preciso. Si giocò un solo set. Che vinsi 9-6. La tribuna era piena e tutta la Confraternita dell’Osiris, che non posso più chiamare Banda, altrimenti l’avvocato Uffa detto Cosa Buffa mi querela, tifava apertamente per il suo leader massimo che avrei anche chiamato grande capo se anche questo non desse fastidio a lui e ai suoi legali rappresentanti. Mamma santissima, ma quanto la fai sempre lunga e difficile, caro il mio Cicciobello? Lo storico duello cominciò con il sole negli occhi quando schiacciavi e finì che era quasi il tramonto e pronto a tavola. Ogni cambio di campo (in cemento) fu una mezza tragedia. Perché a me bollivano i piedi portando le Clarks, e non delle banali scarpe-tennis, e lui si dilungava a colloquio con il suo capitano non giocatore, il vice presidente dell’Osiris oggi in pensione, che sulla lavagnetta gli disegnava col gessetto gli schemi per non farsi irritare e stordire dai miei fastidiosi e sistematici pallonetti. Insomma ve la faccio breve come sarà per tutto il 2016 su questo schermo: 33 righe al giorno infatti bastano e avanzano anche per dichiarare guerra agli Stati Uniti d’America e alla Nba che non posso sopportare durante la regular season come il grande Sergio Tavcar. E poi devo scappare al cinema dove mi aspetta la prima di Quo Vado? e un Checco Zalone che mi fa morir dal ridere anche più di Giannino Petrucci e Sconcertino Sconcerti. Ebbene, come vi ho già anticipato, dopo due ore di gioco l’ho battuto. Anche se avevo, e ho sempre, dodici anni meno di Cicciobello. Che furioso andò a letto senza cena e, una volta rientrato dalla Sardegna, si separò dalla prima moglie. Alla quale sotto sotto non ero proprio antipatico. Altro tiro, altro giro, altro regalo: domani vi racconterò di Quo Vado? e pure di Paolo Di Canio. Un’ultima cosa: se mi date il numero di telefono del Gufo con gli occhiali magari anche lo chiamo e gli faccio gli auguri. Così per tutto il 2016 lo lascerò in pace. Lo giuro. E non sono Silvio il Cainano. Mentre mi domando: ma li leggete i giornali? Oggi no, lo so bene: non sono neanche in edicola. Ma gli altri giorni? Nemmeno. Perché altrimenti non dareste ancora retta al Grillo che non fa nemmeno più ridere i polli che lo votarono.