E se fosse l’anno della Reyer del ciclopico Bramos?

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Questa è la nostra pallacanestro. Che ti sballa come l’ora legale. Juvecaserta-Reyervenezia a mezzogiorno. Che poi sarebbero state le undici. Brioche e cappuccino. Sbadigliando ancora se sei tornato a letto dopo aver visto all’alba la Rossa di Vettel trionfare in Australia. Una domenica senza calcio e senza luce. E meno male che c’è Paola Ellisse che dice: “Watt s’avviluppa intorno al pallone”. Bella questa. Partita bruttina. Per non dir di peggio. O, se preferite, basket selvaggio come l’ha definito il buon Paperoga Crespi tirando l’acqua al proprio mulino. Che sia l’anno della Reyer? mi domando adesso. Squadra stanca dal lungo viaggio in Anatolia. Ma squadra di carattere se vince anche quando ha già perso, Peric non s’alza da terra, Stone resta nello spogliatoio con il pigiama e a De Raffaele mancano pur sempre Tonut, Batista e Hagins. Verrebbe da rispondere “sì”. Anche se è presto. Parlo di Venezia da secondo posto in regular season e poi da finale tricolore se nei playoff riuscisse ad evitare Reggio Emilia, la sua bestia nera. Cosa avevate capito? Di nuovo lo scudetto sarà di Milano. In quale lingua devo ancora dirvelo? Anche se stasera ha perso a Pistoia, è Cenerentola in Eurolega e prende di quelle imbarcate da far spavento. Anche se le sconfitte dell’Armani sono per Geri De Rosa tutte onorevoli. Persino quella di giovedì al Forum con il Bamberg del Gas Gas in crisi nera. Anche se il Gelsomino piangente è disperato e Proli, dopo Tarczewski, più difficile da scrivere di Denbinski, gli comprerà per tirarlo su di morale, oltre ad un’ala al posto di Dragic, magari pure una guardia per sostituire Gentile che tanto gli manca da Natale. Ma torno a Caserta. Che sarà meglio. Altrimenti mi rimproverate d’andare fuori tema e non posso che darvi ragione. Mamma butta la pasta. Basta che sia Reggia. Avrebbe detto Dan Peterson sul più 17 per i tigrotti di Dell’Agnello quando, alla fine del primo tempo, la Reyer aveva segnato appena un punto al minuto pasticciando una decina di palle e catturando sì e no due rimbalzi in attacco. Però i veneziani sono capaci di tutto. Anche di chiudere il terzo periodo avanti di tre lunghezze. Difendendo come non avevano mai fatto prima, ma soprattutto raccogliendo più punti (24) in 7 minuti che nei precedenti 23. Non so se mi sono spiegato. Lo spero. Ma c’è dell’altro. Trenta secondi alla sirena: 58-54 per Caserta. La Reyer ha di nuovo perso la bussola e non trova più la strada che porta a canestro. Passi e ripassi di Peric, proprio non c’è Stone, tiratori con le polveri bagnate e un sacco di confusione che l’Ellisse preferisce chiamare “elettricità nervosa”. Bella anche questa. Quando Bramos s’inventa e infila una tripla da un angolo impossibile, Bostic si palleggia sui piedi e poi sgambetta Peric lanciato in contropiede: antisportivo sacrosanto e i due liberi del sorpasso vincente realizzati proprio dal peggiore in campo. Questa è la nostra pallacanestro: forse più bruttina che selvaggia, ma senz’altro pittoresca, incasinata, folle e comunque intrigante. Così Venezia ha difeso il suo secondo posto in classifica aspettando tra otto giorni Avellino al Taliercio. E intanto Napoleone Brugnaro si sta dando già da fare per intitolare una calle al ciclopico Bramos delle mie brame, il più bello del reame con un nome greco però lungo un chilometro: Michalis Antonis Mpramos. Più semplicemente Michael. Quanto al Tigre Dell’Agnello, ha lasciato il parquet del PalaMaggiò con una faccia che era tutta un programma e probabilmente ha saltato anche il pranzo, ma si è rifatto a cena – penso – dopo che l’hanno informato che pure Cremona aveva sciaguratamente perso (d’un punto) in casa con il Banco di Sardara. Mentre la Varese di Caja si è messa in salvo centrando sul far della sera il quinto successo di fila. Stavolta imponendosi al Capo d’Orlando del Patata che nel girone di ritorno non aveva ancora bevuto l’amaro calice della sconfitta lontano dalla Trinacria. E quindi a me non occorre nessuna carta bollata o consiglio comunale per nominare Artiglio allenatore del mese di marzo e per dedicargli pure una via di Masnago. Però una telefonata a Toto Bulgheroni la do ugualmente per ricordargli che, se a suo tempo mi avesse ascoltato, ora Varese sarebbe in corsa addirittura per i playoff. Dove spavalda si è rituffata la Pistoia di Enzino Esposito, mio coach dell’anno già annunciato, dopo aver messo al tappeto Milano. Che però è caduta a testa alta. Perché le mancavano Tizio, Caio e Sempronio. Come vi racconteranno senz’altro domani quelli di Sky e della Gazzetta. Provando invano a consolare il povero Repesa. Che ha gli uomini contati. E gli mancano soprattutto Cerella e Fontecchio. Che per la verità nelle partite d’andata dell’EuroLega spediva regolarmente in tribuna.