Venezia e Sassari, isole felici di un basket che ci riscatta

stipcevic

Dicono che ho le allucinazioni e che la Banda Osiris non esiste. Dicano anche mi drogo e così sono tutti contenti. Però li avete visti anche voi in televisione Ciccioblack Tranquillo alla batteria e Hugo Sconochini alla chitarra. Con Alessandro Mamoli vocal e Ferruccio Spinetti al contrabbasso. O mi sono sognato? Spinetti è di Caserta, sin da piccolo è tifoso della Juve, quella dello scudetto, tanto per capirci, di Nando Gentile e Vincenzino Esposito, ma anche di Cameron Moore e oggi di Sandro Dell’Agnello. La sua musica jazz è convincente e la sua passione per il basket pure. Petra Magoni mi piace ancora di più, ma questo è un altro discorso. Adesso mi guardo Monaco-Sassari che avevo registrato e poi vi dico. Intanto nell’andata dell’altro quarto di finale della Champions la Reyer ha fatto ieri sera il massimo di quel che poteva fare. Ha perso di tre punti su un parquet che è un inferno e dove aveva beccato 41 punti tra capo e collo solo all’inizio di quest’anno. Il Pinar degli ex oro-granata Mike Green e Josh Owens non vale il Fenerbahce o l’Efes. E neanche il Durassafaka o il Galatasaray che difatti giocano in EuroLega. Ma il basket turco è di un livello molto superiore al nostro. E poi a Smirne non si scherza. Comunque il più è fatto? Non direi proprio. Anzi, pensare questo sarebbe l’errore più grosso che potrebbe fare Venezia nella rivincita di mercoledì prossimo. Tre punti al Taliercio, se sarà finalmente pieno e infuocato, sono recuperabilissimi. Però sarà il caso che la squadra di Ray-ban De Raffaele non si fidi del Pinar che è squadra capace di tutto. Anche di vincere il titolo turco nel 2015 e di fare la sua bella figura poi in EuroLega. Tanto più che sarà sempre il caso di ricordare che la Reyer non può utilizzare in Coppa né Stone, né Batista. E che anche nel ritorno non avrà (forse) Tonut e Hagins. Però lasciatemi già togliere qualche sassolino dalla scarpa e tirare le orecchie agli asini che avevano criticato le scelte del mio Pesciolino Rosso. Che potrei anche un giorno chiamare Delfino, il delfino di Napoleone Brugnaro, se Federico Casarin me lo chiedesse, ma so che a questo nomignolo porta-fortuna s’è ormai affezionato pure lui. E comunque Venezia è seconda in campionato e a un passo dalle final four di Champions, che potrebbe anche organizzare se avesse un palazzetto come il Palaverde, perché Filloy, Haynes, Bramos, Peric ed Ejim non sono proprio una lisca di pesce, ma una spina dorsale robusta sulla quale De Raffaele ha aggiunto tanta polpa. Intanto Sassari va in barca e alla fine del terzo quarto il Monaco vola a più 20 dando spettacolo e schiacciando in testa al Banco di Sardara. Per la verità anche i lagunari del mio sindaco erano finiti in Anatolia sotto di 15 punti, ma hanno poi saputo ricucire lo strappo mettendoci quel carattere che invece è mancato per trequarti di partita ai giovanotti di Federico Pasquini e, per dirla tutta, in particolare ai nostri tanto coccolati ragazzi. Devecchi e Sacchetti virgola, D’Ercole tre punti: tutto qui il bottino degli italiani ieri sera nel Principato monegasco. D’accordo, non è che Bell (2) e Lawal (6) abbiano fatto tanto meglio, però se non ci fossero state le tre triple di uno stupendo Rok Stipcevic e le due di un dimenticato David Lighty nell’ultimo quarto adesso non staremmo neanche a discutere se gli isolani ce la faranno a ribaltare il meno 11 nel ritorno del PalaSerradimigni. Sarà molto difficile. Perché i francesi, leader indiscussi nel loro campionato, mi sono sembrati più squadra e più forti sotto canestro dei sassaresi. Però potrei sempre sbagliarmi ed essere il pennivendolo più felice di questa terra se due italiane si giocassero la Champions nella finale a quattro. Non fosse altro per dimostrare ai sacerdoti del tempio e ai nostalgici del secolo passato con la puzza sotto al naso che la nostra pallacanestro non è proprio l’ultima della pista in Europa e nemmeno così inguardabile come a loro piace dire tanto solo per riempirsi la bocca.