Washington era già della Virtus prima di San Valentino

vujacic

La Coppa Italia della Fiat domenica sarà allo Juventus Stadium con la squadra gialloblù che l’ha conquistata al Mandela Forum di Firenze. Peppe Poeta l’alzerà al cielo prima della partita con l’Atalanta e il popolo bianconero si unirà entusiasta alla festa dell’ultima nata in famiglia. E sarà tutto molto bello. Così come ha strappato sinceri applausi il capitano coraggioso nella sera della finale con Brescia quando, con il naso rotto e il polpaccio in mano, ha scodellato nel canestro la deliziosa tripla del primo sorpasso di Torino sulla Leonessa che, durante quasi tutta la caccia, gli era invece sempre scappata per la savana. C’è stata molta Italia a Firenze: oltre a Poeta anche Valerio Mazzola, il re dei rimbalzi dimenticato ai tempi di Banchi. E dall’altra parte i fratelli Vitali assieme a Brian Sacchetti. Detto questo, non è però che in chiave azzurra cambi poi molto. Solo Luca del resto, ignorato per la verità nelle due estati del mal governo Messina, avrà minuti nella nazionale di MaraMeo che sta preparando al Palaverde di Treviso la sfida di venerdì con l’Olanda e la trasferta di lunedì in Romania. Il trionfo della Fiat ha semmai incuriosito una pigra quanto autorevole firma della nostra pallacanestro, Walter Fuochi, che è sempre un piacere leggere, di tanto in tanto, su Repubblica. Ha scritto Walterino: “Così, almeno stavolta, ci risparmieremo l’elogio del gruppo e l’elegia dell’ambiente”. Copio e incollo. Trovandomi con lui pienamente d’accordo. E più ancora mi piace il titolo: “Torino, lezione storica: come vincere litigando”. Ecco, finalmente c’intendiamo e soprattutto la finiamo di prenderci per i fondelli. Perché i Do Forni sono uno dei migliori ristoranti di pesce di Venezia, ma non ha tre stelle Michelin come solo nove locali in tutto nel Bel Paese. E ha poco Antonio da celebrare il figlio Francesco: “Quanto è stato bravo a prendere Vander Blue”. Sì, nel blu dipinto di blu. Felice di stare lassù. Difatti Blue, vestito di gialloblù, con l’accento sulla u, prima di sbarcare all’Auxilium non lo conosceva quasi nessuno. Peccato arrivi dai Los Angeles Lakers e sia stato mvp della D-League. E comunque era stato preso per sostituire Deron Washington, già promesso dal suo agente alla Virtus Bologna. Non mi credete? E allora chiedete pure conferma a Fuochi. Che delle vu-nere sa tutto. E poi magari anche se ne riparla. Intanto incartatevi pure questa: mercoledì Lamar Patterson ha festeggiato San Valentino a cena con la compagna e la notte ha dormito con lei non nell’hotel nel quale era in ritiro a Firenze la squadra di Bimbo Galbiati. Onde per cui il mattino dopo è stato disciplinarmente sospeso dalla società e la sera non ha giocato il quarto di finale contro i campioni d’Italia della Reyer ed è stato all’ultimo momento sostituito da Washington. O forse pensavate che Torino potesse schierare un quarto americano made in Usa oltre a Blue, Garrett e lo stesso Patterson? Va bene che la Fiat è la Fiat, ma adesso per favore non esageriamo. E così, già che ci siete, mi vorreste magari pure convincere che Diante Maurice Garrett va d’amore e d’accordo con Aleksander Vujacic (nella foto, ndr)? Sì, come cane e gatto. Insomma tutte le ciambelle riescono con il buco se hai soprattutto un gran culo come Cenerentola e nelle final eight fiorentine la santabarbara di Paolo Galbiati ne ha avuta da vendere. Altrimenti chi sa spiegarla è bravo, ha scritto sempre oggi Fuocherello neanche provandoci dopo che “il primo (il navigato Banchi) era scappato per dissidi con la società, il secondo (il monumentale Recalcati) aveva persino desistito dal provarci e il terzo è andato a dama in tre giorni fatati”. Anche perché non può essere un genio solo chi vince mentre è un cretino chi perde. Non è così che si giudicano gli allenatori. Anche se mi giurano che Al Pacino è di buona stoffa e tiene i piedi ben piantati sulla terra. E non lo voglio dubitare. Ma non posso nemmeno pensare che con un paio di mosse, più obbligate che indovinate, abbia improvvisamente trovato la quadratura del cerchio. Altrimenti tutti i suoi colleghi molto più esperti e scafati di lui adesso che figura ci fanno? Dei bamba come dicono a Milano? Piuttosto anche nel basket esiste il massimo relativo oltre al quale, se riesci ad andare, diventi un mago con la faccia blu. Anzi Blue. Come ha brillantemente sottolineato in una recente intervista al Corriere della sera anche Artiglio Caja che proprio oggi ha allungato il suo contratto con Varese per altri due anni. Sperando che almeno Toto Bulgheroni e Claudio Coldebella non abbiano aspettato le quattro vittorie di fila dell’Opinjobmetis per affrettarsi a rinnovarglielo prima che glielo soffi Avellino. A domani: ho per voi un altro colpo in canna.