Un dispetto della Virtus a Ramagli: non ti butto a mare

veniceSe li becco, quelli di Eurosport player, giuro che li strozzo. Così la prossima volta che mi fanno ancora lo scherzo di pubblicare il risultato delle partite di basket sulla locandina d’accesso di on demand, ci pensano meglio e desistono da rifare sciocchezze del genere. Perché io sarò anche un pazzo da legare o, meglio, da rinchiudere in manicomio con l’obbligo di buttare via la chiave, ma non credo d’aver chiesto la luna se avevo scelto di vedere sabato sera Juventus-Inter in diretta su Sky, noblesse oblige, e la domenica mattina Venezia-Reggio Emilia (nella foto Reynolds schiaccia sulla crapa di Peric) in registrata e in santa pace. Dal salto della palla a due sino all’ultima palla nel canestro di una sfida della quale non volevo assolutamente conoscere l’esito finale. Dopo essermi isolato dal mondo, non aver letto nessun quotidiano ed aver staccato tutti i telefoni. Compreso quello di casa. Dal momento che c’è sempre l’amico del cuore, nella fattispecie Nico, che ti chiama e ti dice a brucia pelo prima ancora di salutarti: “L’avresti mai pensato che la Grissin Bon potesse battere la Reyer al Taliercio senza Ricciolino Della Valle?”. Io sì. E poi vi spiego le mille ragioni. Adesso lasciatemi mandare di nuovo in mona Eurosport che mi ha tolto il piacere della suspance di una partita magari bruttina ma giocata sempre a rincorrersi. Punto a punto. Cestino dopo cestino. Sino al primo tiro libero segnato da Julian Wright e il secondo che nessuno saprà mai se l’ha sbagliato apposta. Fatto sta che è arrivata la terza sconfitta di fila per i campioni d’Italia dopo quella di Avellino all’over-time e di Madrid con l’Estudiantes e la tripla dell’81-80 di Landsberg accompagnata dal suono della sirena. Nulla di grave, sia chiaro, anche perché contemporaneamente tra sabato e domenica hanno perso pure Brescia, Milano e Avellino. E in Champions l’Umana è comunque in testa nel girone C a braccetto con lo Strasburgo e quindi non penso proprio abbia problemi di passare il turno. Però c’è sempre un però. E questo mi fa ricordare le parole che mi disse un saggio, che ne mastica di basket persino più di Luca Baraldi, dopo i successi oro-granata allo sprint con Trento (79-78) e con la Virtus (87-88), quelli ai supplementari con il Banvit e a Desio (92-93) e quelli strasofferti con Brindisi (74-77), Pistoia (84-80) e i tedeschi del Bayreuth (70-67). Scampanellandomi all’orecchio un tintinnio d’allarme: “Puoi anche vincere di un punto dieci partite di fila, ma, se improvvisamente ti gira il culo, e cambia il vento, puoi sempre anche perderne dieci, una dopo l’altra, senza poter dare per questo la colpa solo alla sfortuna”. La Reyer invece si è arresa alla Grissin Bon, molto più debole, perché soprattutto le è venuta a mancare quella che era stata sino ad un paio di settimane prima la sua forza-scudetto: il cuore. Il quale non si compra in farmacia, e neanche dal droghiere di Reggio Emilia, che sabato sera ne aveva da vendere, ma battendosi il petto e capendo che a pallacanestro si gioca comunque in cinque contro cinque e soprattutto non con il cronometro a cipolla in mano e la puzza sotto al naso. Nella passata stagione Alessandro Frosini, diesse dell’Erre biancorossa, sostenuto solo da Dalla Salda e dal vostro scriba, denunciò i suoi italiani d’essere stati egoisti e cioè d’aver pensato più a loro stessi (minuti e punti) che al bene della squadra (tutta schierata contro Kaukenas). E la Giba, che non chiedetemi cosa sia, per poco non lo mise al rogo denunciandolo alla procura federale. Che l’ha assolto con formula piena, ma questo ve lo devo dire ancora io perché, se aspettate che lo scrivano i giornali, compresi quelli reggiani, state freschi e intanto potreste morire di freddo. Quest’anno la stessa storia si sta ripetendo alla Virtus. Dove, guarda caso, ci sono un paio di giocatori che erano lo scorso inverno a Reggio Emilia e altri ancora, italiani o stranieri, che misurano il loro valore non per quello che combinano, in verità non granché, ma dal tempo che fanno flanella sul parquet. La quantità a discapito della qualità: proprio non ci siamo. E così la Varese di Artiglio Caja ha gli stessi punti di Bologna e un monte stipendi cinque volte inferiore. La Cantù di Sodini senza soldini è settima in classifica ed in corsa addirittura per le final eight di Coppa Italia.  La Brescia di PerDiana è in testa con quattro punti di vantaggio sulle ricchissime seconde nonostante la sconfitta con il Banco di Sardara e del Pasquini più felice di una Pasqua. La Grissin Bon del mio Chef Menetti vince in casa dei campioni d’Italia con metà squadra. Evidentemente c’è qualcosa che non torna e che non mi quadra. Mentre Baraldi ci racconta che non butta a mare il suo l’allenatore e forse non lo sa che sta magari facendo un dispetto al povero Ramagli che in quel casino non ci vorrebbe più stare.