Regalerò una sveglia e un cronometro a tutti gli italiani

la sveglia

Se farete i bravi, e non sarete troppo petulanti, un giorno o l’altro magari vi confesserò perché il mio sesto senso mi aveva un paio di giorni fa suggerito di scrivere che la Reyer avrebbe perso alle Canarie. E così è stato. Purtroppo. Nella semifinale di quella che solo Bau-Bau-Mann poteva inventarsi di chiamare Champions. E non perché Tenerife giocava in casa o era più forte. O perché il livello del basket spagnolo è molto più alto del nostro. Ma per un paio di circostanze astrali alle quali si può dare il giusto peso soltanto se si è parecchio superstiziosi. E io lo sono. Come del resto Walter De Raffaele e Luigino Brugnaro. Vi ho già detto troppo. E comunque non provateci neanche ad indovinare. Perché nel frattempo mi sono mangiato la lingua e non mi toglierete più una mezza parola di bocca sull’argomento. Nemmeno con un pistola puntata alla tempia. Come ha sempre fatto ogni notte, prima d’andare a letto, quel fenomeno di Maurizio Gherardini, molto legato alla Band di Ciccioblack Tranquillo. Che è arrivato persino a convincere i Toronto Raptors che Andrea Bargnani fosse un campione da minimo un milione di dollari al mese per cinque stagioni. Del resto nel suo mestiere nessuno è più bravo di lui in Italia. Se non forse il Gabibbo di Ragusa. Che nell’ultimo mercato di A2, che si è chiuso ieri sera, ha fatto e disfatto a suo piacere come neanche Mino Raiola. Sistemando Stefano Gentile alla Virtus, Daniele Cinciarini all’altra bolognese e Daniele Cavaliero a Trieste. Ora che Caserta e Varese abbiano potuto a cuor leggero rinunciare ai loro playmaker nelle ultime due giornate di campionato non mi sembra una notizia che meriti d’essere anche commentata. Mi ha lasciato invece un po’ perplesso che Reggio Emilia si sia privata del fratello di Alessandro dovendo, contrariamente alle squadre del Tigre Dell’Agnello e di Artiglio Caja, disputare almeno i quarti di finale dei playoff-scudetto. E ben sapendo quanto Max Chef Menetti credesse nel pieno recupero del più vecchio dei fratelli Gentile. Difatti ad inizio mese, quando il vostro cane da tartufo aveva annusato che Riccardo Sbezzi volesse piazzare il suo protetto alla Segafredo, ho domandato a Alessandro Dalla Salda cosa mai fosse questa storia. “Una bufala” mi rispose l’amico. E una bufala era. Peccato che successivamente sia stato lo stesso Stefano a chiedere alla GrissinBon d’andare alle vu nere perché Menetti lo aveva utilizzato poco contro Varese e Torino. E quindi adesso tutto mi torna, mentre faccio ancora una fatica boia a capire perché gli italiani, soprattutto i più bravi, siano molto più preoccupati a contare i minuti che giocano che alla qualità delle loro prestazioni che sono spesso più deludenti che altro. Come quella di Aznavour Tonut a Tenerife. Insomma vorrà dire che regalerò a tutti i probabili azzurri di Ettore Messina una bel cronometro e, già che ci sono, pure una sveglia da mettere al collo. Maddaiii! Come stupirebbe Giampiero Mughini. E intanto vi do una notizia sensazionale: soltanto un club su sedici sarà promosso in serie A nei playoff di A2 che inizieranno stasera e dureranno un mese e mezzo. O mi sbaglio? Forse anche sì. Dal momento che sento dire in giro che lo deve vincere a tutti i costi la Virtus, ma anche la Fortitudo e persino Treviso e Trieste. E perché non allora Biella e Verona che si sfideranno domani negli ottavi? Fatemi un santo piacere: tornate con i piedi sulla terra e, rientrando dalla luna, cominciate intanto ad applaudire la Treviso di Pilla Pillastrini e la Trieste di Genio Dalmasson che hanno già fatto un’impresa a chiudere la regular season al primo posto con gli stessi punti in classifica della Segafredo che ha un budget almeno tre-quattro volte superiore al loro. E poi sognate pure: costa zero. Sempre che sappiate sognare ad occhi aperti senza rodervi il fegato. Che mi si gonfia di bile solamente pensando che chiamano Mago il giovanotto che è stato liquidato anche dal Baskonia e non Gherardini che gli ha fatto guadagnare una montagna di soldi verdi. Mi ha divertito invece Riccardo Pittis che dalle Canarie ci ha fatto sapere che nulla si doveva rimproverare alla Reyer se non ha conquistato la finale di Champions. Per quale ragione? “Perché tutti si sono impegnati alla morte”. Maddaiii, Acciughino mio! Certo, l’impegno non è mancato. E ci sarebbe mancato altro. O non è forse vero piuttosto che Tonut, Ejim, McGee, Viggiano e lo stesso nervosissimo Bramos avrebbero potuto fare molto meglio, e di più, contro un Tenerife che non è stato il diavolo che le gazzette e i gazzettini ci avevano presentato e che un’Umana con Stone e Battista avrebbe senz’altro schiacciato ai suoi piedi?