Avevo anch’io la mia farfallina. Sino a venerdì pomeriggio. Però non lì, dove la mostrò Belen a Sanremo 2012. Ma sul polso sinistro. Accanto al Rolex. Che mi ha regalato mio padre dentro un uovo di cioccolata. Una Pasqua di quasi mezzo secolo fa. Un ago a farfalla per la flebo e l’antibiotico da iniettare direttamente in vena. Goccia dopo goccia. E la poesia del racconto che va a farsi benedire. Ma no. Lo Scacciapensieri è anche questo: un rincorrersi e un accavallarsi di ricordi belli e brutti. Solo miei. Ora il butterfly è volato via. Dopo che mi hanno dimesso dalla clinica di Monastier con la diagnosi di polmonite bilaterale. Grazie al cielo. In verità, fifone come sono, avevo pensato a qualcosa di molto peggio: non lo nascondo. Ma pensare non è mai stato il mio forte: pure questo dovevo saperlo. Adesso prendo la pasticca tre volte al giorno. Mi sento ancora un po’ rintronato, stupido e fiacco, ma non ho più sempre freddo e mi è tornato l’appetito. E poi, se devo proprio dirvela tutta, le mie due settimane e mezza da single nella gabbia dorata, con piccolo frigo e Sky Sport 201 e 202, non sono state in fondo proprio malaccio. Certo Sky Go non è My Sky. E la sveglia te l’ha dà sempre un’infermiera, brutta o bella, a saperlo, che ti piomba in stanza, prima dell’alba, anche la domenica, puntandoti una sorta di pistola sulla fronte per misurarti la temperatura. “Niente febbre” bofonchiava andandosene e lasciandomi col dubbio se mi avrebbe sul serio sparato se avessi avuto per caso più di trentasette. Certo a casa si sta meglio, ma le giornate ti scappano via più veloci e hai meno tempo per ritagliare le fantastiche cazzate che leggi. Di Giulio Andreotti scriveva Cilindro Montanelli: “Non c’è pericolo che s’impenni sull’ostacolo: è abituato ad aggirarlo”. E ancora: “E’ uno schermidore che assesta il colpo senza perdere mai la guardia”. Ho nostalgia d’entrambi. Due grandi. Anche se non la pensavo quasi mai eguale a loro. Diceva Andreotti: “I miei amici che facevano sport sono morti da tempo”. E voi che a cinquant’anni avete ieri chiuso la maratona di Venezia, da Villa Pisani (Stra) a Riva Sette Martiri (sestiere di Castello), sotto le tre ore e un quarto vi autorizzo a toccarvi pure le parti molli. La più bella del mese è un cartello al mercato di Rialto: “Zucca per Aulin: quattro euro”. E non credo debba anche spiegarvela. La notte di Halloween è comunque tra otto giorni: provate a divertirvi perché a me fa venire solo il latte alle ginocchia. Di nuovo saccheggio il Dizionario della stupidità di quel genio che è Piergiorgio Odifreddi. Cominciando da Allen Woody: “Non credo nell’aldilà, ma ugualmente mi porterò un cambio di biancheria”. In genere si dice che i cani sono animali intelligenti perché vanno d’accordo con gli uomini. Ma poiché gli uomini sono in maggioranza stupidi, devono esserlo allo stesso modo anche i cani. Difatti non mi dicono niente. O è scritto da qualche parte che mi debbano piacere per forza? Come a Vittoria Brambilla. Per carità di Dio. Ennio Flaiano: “La stupidità degli altri mi affascina, ma preferisco la mia”. Condivido. A Rita Levi Montalcini una volta Grillo (Beppe) diede della “vecchia puttana” precipitando dalle stelle della satira intelligente di un tempo alle stalle della politica stupida di oggi. L’addio a Dario Fo: “Se mi capitasse qualcosa dite che ho fatto di tutto per continuare a vivere”. Tornando a Giuli(ett)o: “Meglio tirare a campare che tirare le cuoia”. Saltando di palo in frasca. Michele Placido: “Vivo come se stessi già preparando la valigia”. E chiudo con lo sport, come nei tiggì seri, e con un ritaglio della Gazzetta del 23 settembre che avevo piegato nel portafogli sapendo che mi sarebbe tornato buono prima o poi. La rubrica è Ditelo allo Zio di Beppe Bergomi. L’occhiello: La svolta De Boer e l’asse Banega–Joao Mario. E l’incredibile titolo: Inter pronta per un posto in Champions. Lo Zio non è un fesso. Al contrario: con le stupidaggini, che dice e scrive, ci campa. E pure da dio.