Lazio-Roma, in una parola il derby del cattivo gusto

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Solo Virna Lisi, attrice di grandissima classe, con quella bocca poteva dire ciò che voleva, ma mai ne approfittò perché la volgarità non sapeva neanche dove stesse di casa. Oggi ce l’hanno invece tutti in bocca. Cosa? Poi ve lo dico, ma intanto sarà meglio che ci arriviate da soli: così almeno mi evitate che mi sporchi anch’io le dita. Di sicuro però girerò alla larga dall’ipocrisia allo stato puro di Repubblica che usa i tre puntini tra la emme e la a. E la parola greve non è di certo mamma. Per gli inglese è abitualmente shit. Seguita da un bel punto esclamativo. Di modo che a Gianni Mura, che odia forse anche il punto e virgola, oltre ai puntini di sospensione e a questi d’esclamazione, è già venuta l’itterizia: è poco ma sicuro. Eccezionalmente persino la Gazzetta ha avuto molto più coraggio o, quanto meno, non è stata per una volta schizzinosa al punto da non chiamare le cose con il loro vero nome quando ha dovuto descrivere la pesante contestazione degli ultrà della Lazio alla squadra di Claudio Lotito. Quelli della Roma, dopo le mazzate ricevute dal Barcellona e dall’Atalanta, almeno avevano rovesciato cinquanta chili di carote davanti ai cancelli di Trigoria invitando i giocatori giallorossi a mangiarle con un simpatico striscione: “Buon appetito, conigli!!. Per rispetto a Mura con due e non con tre punti esclamativi: altrimenti dopo l’itterizia avrebbe preso anche il morbillo e la scarlattina. Questi invece sono andati giù molto più pesante. Hanno infatti lasciato fuori dall’ingresso del centro sportivo di Formello una dozzina di sacchi di letame e, per chi non avesse ancora capito i loro sgradevoli messaggi, hanno appeso alla rete di recinzione due striscioni. Uno dedicato al presidente-padrone: “Lotito te stai a magna tutto, magnete anche questa”. E un altro anche più esplicito ai biancocelesti del povero Stefano Pioli ad un passo dall’esonero: “Nella merda volete farci affogare, ma prima ve la facciamo mangiare”. Senza punti esclamativi e senza aggiungere per fortuna: “Buon appetito”. Vi ho già raccontato di Matteo Soragna, azzurro di pallacanestro e oggi scarso opinionista di Sky, che quella parola ha sempre in bocca, ma non gli è bastato d’aver definito di merda certi tiri di Stephen Curry, l’ultima star della Nba. E così in settimana si è dovuto ripetere lasciandosi andare ad un altro delizioso francesismo: “Leunen ha alzato una cacca al cielo ed è scesa una torta”, solo per dire che il due e 06 dell’Avellino aveva fatto canestro solo grazie alla buona sorte. Ma torniamo a Repubblica, ai tre puntini anche tra la ci e la o e al suo fariseismo ad un tanto al chilo. “La Roma è promossa agli ottavi di Champions, ma tutti fischiano e cantano delusi: ciavete rotto er c…o”. E James Pallotta rispondendo a tono: “Dovete smetterla di tirare m…a sui ragazzi”. Non ho capito bene: l’americano di Boston ha studiato a Oxford o a Cambridge? E comunque domenica porto tutti i miei nipoti a visitare la Cloaca Massima che fu costruita dagli ultimi re di Roma: così respireranno un po’ d’aria buona e li terrò soprattutto lontani dal pessimo nerazzurro, Roberto Vecchioni, che della Sicilia ha detto: “Isola di m….”. Letta sempre su Repubblica in un lettera indirizzata a quel gran signore di Corrado Augias, però stavolta con la emme seguita da ben quattro puntini. Al punto che perdonatemi il gioco di parole, ma sarei pure io tentato, sentendo l’ennesimo fazioso commento di Beppe Bergomi ieri da Udine, di scrivere I…. o per essere ancora più espliciti: I…r. E non aggiungo altro per il rispetto comunque dovuto anche all’Inter capolista.