Ragazzi dell’Inter venduti al mercato delle plusvalenze

macello carni

L’altra notte ho dormito con il plaid. Come Linus. La Tigre addirittura col piumino, ma la mia Tigre è davvero speciale. Lo capisco: non ve ne può importare di meno. Però dite la verità: un po’ vi rode. Soprattutto se siete rimasti in città e ieri a Trento e Trieste erano 36 gradi. Da spararsi. Non ho ancora ben capito cosa siano le plusvalenze, ma so che l’Inter di Zhang Jindong ha ceduto sei ragazzi(ni) gonfiando i suoi due prossimi bilanci di 53 milioni di euro. E così l’anno venturo potrà anche comprarsi una fettina di Modric (petto o coscia?) al macello (carne-mercato nella foto, ndr) e vincere l’ennesimo scudetto che da nove estati Mamma Rosa regolarmente comunque le assegna. Me ne stavo dimenticando: i sei ex nerazzurrini hanno un nome e un cognome. E si chiamano Marco Carraro (20 anni di Dolo), Davide Bettella (18 di Padova), Federico Valietti (19, bergamasco), Jens Odgaard (19, danese), Rey Manaj (21, albanese) e Nicolò Zaniolo (19 di Massa). Che a voi magari dicono anche qualcosa. A me invece poco o niente, ma almeno mi sembra d’aver finalmente capito che le plusvalenze nel calcio altro non sono che scatole cinesi create per nascondere gli affari che voi umani  non avete mai visto e men che meno capito. Come lo scambio BonucciCaldara che non si sarebbe potuto fare, e purtroppo è stato invece fatto tra Paratici e Leonardo, se Higuain non avesse accettato di passare al Milan e la Juve non avesse realizzato una plusvalenza che Maurizio Crosetti di Repubblica ha maliziosamente quantificato in trenta denari. Quelli offerti a Giuda Iscariota per vendere Gesù Cristo. Per la verità il Chievo della Paluani pare sia riuscita a far meglio anche della Beneamata che, prima ancora delle scatole cinesi e di Silvio Berlusconi, aveva scoperto ai tempi di Massimo Moratti la prescrizione come salvagente di tutti i suoi reati (logicamente sportivi). Difatti Luca Campedelli, oltretutto intertriste dalla nascita, è riuscito a far lievitare i prezzi più dei suoi famosi pandoro ottenendo nell’ultimo quadriennio 24 milioni di plusvalenze solo dalla cessione al Cesena di calciatori in massima parte sconosciuti. Come Thomas Gkaras, o Garas, non si sa bene, difensore centrale greco del 1998, che la società (fallita) di Giorgio Lugaresi si è svenata per assicurarsi due estati fa dal club veronese pagandolo un paio di milioni. Salvo poi girarlo in prestito tra i dilettanti dell’Adriese e del Romagna Centro e mai utilizzarlo nello scorso campionato Primavera. E comunque il tesoretto accumulato dal Chievo grazie alle plusvalenze realizzate dal 2014 a oggi è stato in totale di quasi 61 milioni di euro. Ed è ancora in serie A “per vizio di forma”. Come l’Inter “in quanto prescritta“. Alla quale la buonanima di Guido Rossi assegnò a tavolino addirittura lo scudetto del 2006. E qui mi fermo. Perché sono già andato oltre le trentatré righe quotidiane del mio Scacciapensieri. O forse perché questa storia mi ha rivoltato lo stomaco e ora mi viene sul serio da vomitare?