Quel palasport sull’arsenico e i vecchi leoni bresciani

E’ da lunedì che Mamma Rosa non parla altro che dell’Inter e solo perché domenica ha battuto la Lazio ancora domandandosi come. Glielo dico io: di culo. Martedì sei pagine e un titolo per tutte: “Grande Inter”. Ancora Ronaldo (il nuovo Gordo) e Elefante (Andrea). Ausilio e una domanda: chi è? Spalletti sino al 2021: campa cavallo. Zhang jr in discoteca dopo le lacrime in campo: per un quarto posto a 23 punti dalla Juve? Mercoledì poteva mancare Wanda Nara? “Mauro allunga o va via”. Ieri è sbarcato Martinez. Ancora la signora Icardi: “Il rinnovo è vicino”. Come la Cina? E Lucianino?  “Tocco il paradiso con un dito”. Per così poco? Di sicuro si sa vendere molto bene dopo una stagione raccapricciante. Oggi a tutta pagina: “Nainggolan: l’Inter ci prova”. Ora anche capisco che da sette anni la Beneamata non si qualificava per la Champions, ma non vi sembra che Mamma Rosa in reggiseno e slip nerazzurri a strisce stia un cincinin esagerando? Direi proprio di sì. E comunque, siccome non si vive di sola Inter e di calcio, di Meches Mancini e di Papà Urbano Cairo, è chiedere troppo un titolino di basket in copertina visto che è tempo di semifinali di playoff e che Milano ha perso clamorosamente in casa con Brescia? Così pare. Povero illuso che non sono altro. La Ue vieta il cadmio e il vetro di Murano perde i colori. A rischio giallo, rosso e arancione. Sarebbe un gran peccato. Servono alternative chimiche. Mentre nessuno dice nulla se Napoleone Brugnaro vuol costruire un palasport a Marghera sull’arsenico e l’amianto, sulle sue terre e dove approderanno le grandi navi. Urge una bonifica. D’accordo. Ma chi s’accolla le spese che non sono bruscolini che da queste parti si chiamano seme (semini, ndr)? E quanti anni dovrà ancora aspettare la Reyer tra progetti e delibere per avere una casa da almeno ottomila poltroncine per giocare l’EuroLega, come le spettava e le compete, e non la terza o la quarta coppa europea che per altro ha vinto a spese della Sidigas? Minimo tre anni. E intanto dove va a giocare? Al Palaverde o a Padova? O, visto che c’è, perché non a Verona o a Trieste o a Udine? Giannino Petrucci le ha dato la deroga per disputare questi playoff al Taliercio dove non ci stanno più di tremilaottocento sardine che neanche respirano e potrebbe pure chiudere un occhio per un’altra stagione, ma non oltre. Altrimenti lo potrebbero un giorno chiamare il presidente che fa le leggi perché poi siano disattese e lui non potrebbe nemmeno aprir bocca per difendere almeno la sua credibilità. E allora, come per i vetrai di Murano, bisognerà trovare in fretta anche una soluzione per il palazzetto dei campioni d’Italia che potrebbe nascere a breve termine nel verde delle campagne attorno all’aeroporto di Tessera assieme allo stadio per il Venezia Calcio. Dove non c’è l’amianto o il cadmio. E nemmeno l’arsenico e i vecchi merletti. E così il sindaco potrebbe anche mantenere la promessa fatta in campagna elettorale: “Non utilizzerò il Pili di Marghera per fare opere pubbliche”. Però la cosa che più oggi mi ha fatto saltare la mosca al naso non è stato tanto la Gazzetta che non ha regalato neanche un richiamo in prima pagina alla superba Leonessa dei fratelli Vitali, e in particolare di un Michele (nella foto, ndr) davvero straordinario, che al Forum ha fatto vedere i sorci verdi all’Armani dei folli palleggiatori e dei pavidi cecchini. In primis Goudelock da ammazzare per l’ultima tripla a cielo aperto che è non ha ammaccato neanche il ferro del canestro. Quanto per l’intervista che Pero Peric ha rilasciato intempestivamente a Mamma Rosa a poche ore del prima delicatissima sfida di stasera tra la Reyer e Trento. La domanda di C10H16O: “Resterà a Venezia?”. Risposta del croato di Ragusa: “Mah, visto che con alcuni miei compagni la società si è già mossa con i rinnovi mentre con me nessuno si è ancora fatto vivo, direi proprio che sono alle ultime partite con questa maglia”. Dopo cinque anni in oro-granata. Buona a sapersi. Ora sarò anche malizioso, non lo nego, però un po’ mi puzza che un giornalista che non ha nemmeno chiesto a Enzino Esposito se andava ad allenare a Sassari quando glielo stavo ripetendo da almeno un mese, si sia improvvisamente preso a cuore le sorti future del Pero. O non sarà per caso che gli ha tirato la volata per Avellino o la Virtus? Quanto a Peric non mi sembra che sino a Pasqua la sua stagione sia stata tutta da incorniciare o da tramandare ai posteri. Semmai ci sarebbero da scoprire molti bellissimi altarini sul suo conto, ma non mi sembra adesso il momento giusto per raccontarli. Adesso è tempo di playoff: una partita al giorno e solo al pensiero di come ha giocato ieri l’Armani di Simone Pianigiani mi rattrista al punto da domandarmi: è possibile che perda pure questo scudetto? Ancora non ci credo, ma mi potrei sempre anche sbagliare. E comunque sarà opportuno che Milano almeno impari in fretta come s’attacca la zona di Brescia e come si deve soprattutto difendere sui 35enni Moss e Ortner. Che saranno anche vecchietti, ma sono sembrati leoni incattiviti e terribili. Mentre se mi ricordo che Michele Vitali non è stato nemmeno chiamato al primo giro azzurro di MaraMeo Sacchetti lasciatemelo dire: mi cadono di nuovo le braccia. E metto l’ultimo punto.