Poche chiacchiere: è Sardara il miglior dirigente del 2019

Segafredo Virtus Bologna - Pompea Fortitudo Bologna

Achtung, sono tornati i Tedeschi. Stavolta però cattivi. Promettono. Mein Gott, che paura. Per poco non me la sono fatta anche addosso. E comunque mi sono barricato in casa. Con i miei nove avvocati di famiglia a consulto. Tanto più che, tra Natale e Santo Stefano, è stato un freddo cane: meno 32 alla Fortitudo e anche meno 31 a Pistoia, ma non è che a Trieste (sotto di 27) si sia stati molto meglio. Anche se dopo le Feste, alla prima di ritorno, sbarcheranno all’Alma l’ala Deron Washington, campione d’Italia il giugno scorso a Venezia, e un nuovo playmaker a stelle e strisce. Forse Mike Green che nella Reyer ha giocato tre stagioni fa. Mentre non so ancora come sia finito il posticipo di venerdì al Palaverde perché al termine del primo tempo già il Banco di Sardara era avanti 51-34 e sulla speranza di un recupero di Treviso senza Nikolic avevo già messo una bella croce sopra. Ieri non si è giocato se non tre partite in A2 con i successi in trasferta di Mantova, Udine e Casale dell’amico Mattia Ferrari e quindi mi sono preso ventiquattr’ore per tirare il fiato e fare il punto sul campionato al quale mancano con quello odierno solo un paio di turni per completare il girone d’andata di una stagione che non sarà irregolare come la passata (vedi le brutte faccende di Torino, Cantù e Avellino), ma senz’altro di un livello possibilmente e incredibilmente ancora più scadente della goffa difesa di se stessa fatta dall’imbarazzante Giorgia Sottana su Twitter. Poveretta. Come l’ha definita qualcuno che era presente al suo sfogo in azzurro contro i mulini a vento dell’Acqua Acetosa: non ha infatti ancora capito che la mia non era altro che una difesa in favore delle donne (e non solo del basket) che – ahimè – sono spesso considerate l’ultima ruota del carro. Persino ben dopo il tre per tre (nove) o, meglio, il tre contro tre che ora, essendo diventato sport olimpico, fa gola a tutti i papaveri (alti alti alti) che volentieri le cantano sfottendola: “E tu sei piccolina, che cosa ci vuoi far?”. Sassari è adesso la squadra più divertente della serie A e aggiungerei anche quella che gioca meglio in Italia se, sostenendo questo, non sapessi d’offendere oltre la metà dei suoi illustrissimi colleghi dei quali nessuno si sente inferiore al Pozzetto non Renato ma Gianmarco. Pardon. Sì, insomma, al Poz detto anche Prozzecco che sino all’altro giorno faceva il comico e ora è diventato un buon apprendista allenatore. Comunque sia, il Banco di Pallino ha buone possibilità di diventare campione d’inverno meritandosi abbondantemente il titolo non fosse altro perché la Dinamo sarda ha un budget che è un terzo di quello dichiarato dalla Virtus e minimo un quarto di quello di Milano. Diritti d’immagine esclusi. Del resto non voglio adesso sorprendervi sostenendo che Stefano Sardara è il miglior dirigente del 2019 con un giro di vantaggio sul secondo (Gianmaria Vacirca, il gobbo di Cremona), ma lo penso sul serio e non esagero. Né in questi giorni ho alzato il gomito: non tocco infatti vino da oltre tre mesi, la mia cena della Vigilia è stato un bel piatto di minestrina in brodo di cappone e da ieri sono felice come una Pasqua perché sono riuscito a sorseggiare un succo di pomodoro intuendone l’odore se non ancora il sapore e già questo è stato per me un importante passo avanti incontro alla vita. Cin cin. Il primo quintetto di Sassari proprio mi stuzzica l’appetito: Spissu, Miky Vitali, Evans, Pierre e Bilan. E pure Jerrels e McLean, gli scarti dell’Armani non li butto via. Anzi. Oltre a Stefano Gentile se si sveglia con la luna giusta. Quel che non mi va giù del presidente-padrone dei vicecampioni tricolori è la sua ossessione per la Banda Osiris, alla quale – detto tra noi – in verità si vergogna d’appartenere, e per Andrea Bassani che – deo gratias – mi raccontano (ma posso fidarmi?) sia stato definitivamente già segato dalla corsa alla direzione generale della Lega persino da Ettore Messina. Intanto è già iniziata da qualche minuto (24-20 al 10′) la nobile sfida di fine anno tra la Virtus di Segafredo Zanetti e l’Olimpia di Giorgio Armani che si sono comprate a suon di milioni (e di sponsor) la diretta su una rete ammiraglia della  Rai, la due, di cui sono proprio curioso di conoscere domani l’audience. Perché se non si sono avvicinati i due milioni di telespettatori come per una partita della nazionale di pallavolo femminile in una domenica pomeriggio senza calcio, anche se Mamma Rosa dell’evento non ha fatto il minimo accenno o rischiamo in prima pagina, allora tanto varrà darsi all’ippica cercando nel frattempo d’accaparrarsi al volo quanto meno Massimo Righi, l’amministratore delegato della Lega Volley, che per la verità Sardara aveva già contattato quattro anni fa prima ancora che arrivasse il Mago Zurleni (Federico) che è oggi lo chief reveneu officier dell’Udinese Calcio. Non so se mi spiego. Intanto nell’anticipo di mezzogiorno Brescia ha vinto (20 punti di Abass) abbastanza agevolmente a Desio con Cantù confermandosi la quarta forza della serie A e la quarta squadra che parteciperà alle final eight di Coppa Italia di Pesaro a metà febbraio. Del resto questi, nell’ordine, erano stati gli otto club che all’inizio del campionato avevo indicato come i favoriti ai playoff: Milano, Venezia, Virtus, Sassari, Brescia, Trento, Brindisi e Reggio Emilia. E sinora sono stato tradito da tre: Reyer, Grissin Bon e Dolomiti. Mentre devo ancora confessarvi la ragione per la quale ho scelto per questo pezzo la foto di Kyle Jordan Weems da Topeka (Kansas) che nel derby di Natale ha stabilito il suo career-high con 32 punti. Semplicemente perché per la Gazzetta contano solo Milos Teodosic (Er Monnezza) e il Chacho (leggi Ciacio e non Caco) Rodriguez. Tutto il resto evidentemente non merita una riga: come l’acqua del sindaco. Fresca e gratis.