E’ davvero terribile se per qualche ora resti senza luce

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Uno pensa: mi tolgono l’energia elettrica dalle otto a mezzogiorno per lavori nel quartiere e allora? Cosa sarà mai? Al massimo resto al buio per quattro ore. E invece. Uno non ci pensa, ma se ieri sera fosse andato a letto come ho fatto io dimenticandomi che il giorno dopo sarei rimasto senza luce, stamattina avrebbe pagato un conto molto salato e forse anche eccessivo per la piccola colpa commessa. La mia sveglia suona sempre alle otto e otto minuti in punto. Otto è il mio numero. Lo avrete intuito. Otto come Claudio Marchisio, il mio occhio destro. Anche se sono caso mai di sinistra o, se preferite, un trinariciuto come chiamava Giovannino Guareschi i militanti del vecchio Pci per metterli in ridicolo. Otto come il magnifico Gallo dei Denver Nuggets che è nato addirittura l’otto dell’otto dell’ottantotto e che purtroppo si è scavigliato, ma giocherà lo stesso il preolimpico di Torino. Altrimenti saranno dolori per Ettore Messi(n)a. Allungo a tentoni la mano sull’abatjour del comodino per accendere la luce: niente, non ci riesco. Ah sì, ora ricordo: sino a mezzogiorno resterò al buio. Poco male. Alzo le tapparelle, apro la finestra: c’è il sole. Finalmente dopo due giorni da lupi: vento, freddo e pioggia che pareva d’essere in Siberia. Ieri sera ho mangiato una pizza dai salernitani a Marghera con Carlo Recalcati e Walter De Raffaele che stranamente non mi è rimasta sullo stomaco. Forse perché l’ho presa al pomodoro senza mozzarella e solo due capperi, tanto per dargli un po’ di sapore. Niente birra e niente limoncello. Prima o poi finirò anche questa dieta maledetta. Vado in bagno per farmi la barba e subito ci rinuncio: è troppo buio, ho il bagno cieco. Come Gianni Criceto Cerqueti, improvvido telecronista della Rai e del ritorno di Coppa Italia tra Inter e Juve, che Claudio Marchisio ha bacchettato in un twitt: “Mi è sembrata una telecronaca fatta da un non vedente”. Ed è scoppiato un putiferio esagerato. Ora un bagno senza finestre io lo chiamo cieco e non penso d’offendere un non vedente se dico questo. Così come se il mio bianconero preferito ha ritenuto che Cerqueti avesse gli occhi foderati di prosciutto non ha detto altro che una cosa che ho pensato anch’io. E cioè che è cieco quando commenta la Juve e sanno tutti che non la può vedere. Come l’Andrea Gervasoni da Castiglione delle Stiviere. Il quale, ogni qual volta arbitra la mia Signora, le manca sempre di rispetto. E diciamo anche che è parecchio sfortunato per non aggiungere niente di peggio come farei molto ma molto volentieri. O forse vi siete dimenticati Sassuolo-Juve 1-0 di fine ottobre, l’ultima sconfitta e l’ultima espulsione (di Chiellini) in questo campionato dei bianconeri? Niente barba e niente doccia perché pure la caldaia è spenta. E chi lo accompagna mio nipote all’asilo? Non certo io. Perché non c’è corrente e il cancello elettrico non si apre per far uscire la macchina dal garage in giardino. Per la stessa ragione il campanello non suona anche se gli stai attaccato per mezzora. Non funziona internet e quindi nemmeno la posta elettronica, facebook e tutto quel che gli vien dietro. E’ muto pure il telefono di casa. Per non parlare del computer e della televisione. Mi ero registrato la prima gara dei Mondiali di biathlon a Oslo e così non ho potuto neanche sfogliare quotidiani. Altrimenti, se avessi letto il risultato della staffetta mista, sarebbe finita tutta la suspance per uno sport tanto emozionante. Specie al poligono di tiro. Insomma un mare di privazioni che mi hanno travolto onda su onda e minuto dopo minuto. Cambiando tutte le abitudini di una vita normale e semplicissima. Per fortuna dopo quattro lunghe ore mi hanno restituito l’energia elettrica. Senza la quale sarei morto. E, senza esagerare, sei comunque fritto. Ma la barba non me la sono fatta lo stesso. Solo la doccia. Con le campane di mezzogiorno che suonavano a festa. E di Recalcati e De Raffaele cosa ci racconti? Che sono rimasti molto amici e questo, di questi tempi, è un sacco bello. Anche se non potrebbe piacere a qualcuno.