Non dirò mai e poi mai che Obradovic è il migliore di tutti

obradoMilano c’è. E per Repubblica è addirittura bellissima. Via, non esageriamo: il Fenerbahce senza Kalinic e Dixon era battibile. E difatti ha perso con Malaga alla prima dell’EuroLega e pure in campionato domenica con l’Efes. Milano c’è. Sono d’accordo con Andrea Meneghin. Che è sempre un piacere stare ad ascoltare con Niccolò Trigari dai microfoni di Eurosport player, la nuova casa della pallacanestro che non mi ha pagato per farle una pubblicità gratuita, ma che devo comunque ringraziare se non altro perché la Tigre, che non riusciva a sopportare i Tony Dallara di Sky, ha almeno finito di brontolare. Milano c’è. Peccato che all’overtime si sia arresa ai campioni d’Europa in carica. Bisogna però capirsi. Se infatti pensiamo che l’Armani di Simone Pianigiani possa fare molto meglio dell’anno passato, siamo a cavallo: Kalnietis sembra un altro, Bertans mi piace un sacco, la squadra si sbatte e ha entusiasmo, Gudaitis può soltanto crescere, M’Baye ha una buona mano e giorno verrà che anche Theodore e in particolare Goudelock si convinceranno che in Italia magari possono vincere in due contro tutti, ma che in EuroLega l’impresa è molto più complicata. In più dall’Olympiacos è arrivato Patric Young che, se non è rotto, come spero di no, è un due metri e zero nove che può fare molto più male sotto canestro del crudo Kaleb Tarczewski. Se invece pensate che l’Armani sia da corsa per conquistare anche solo l’ottavo posto utile per accedere ai playoff di primavera ci andrei più con le molle e non ne sarei proprio convinto al cento per cento. Anche perché vi ho già messo sull’avviso la settimana scorsa: non sarà facile buttare otto squadre alle spalle al termine di trenta partite infuocate quando almeno Fenerbahce, Real, Barcellona, Cska e le due terribili greche sembrano appartenere ad un’altra galassia. Senza considerare che il Maccabi non è più il materasso della scorsa stagione e il Malaga, come vi dicevo, ha già battuto, anche se di un solo punticino, l’armata turca del santone serbo. Per il quale non sono mai istericamente impazzito: lo sapete. Neanche ai tempi in cui allenava a Treviso e ho cenato più di qualche volta con lui alla Ghirada assieme a Gilberto Benetton e a Giorgione Buzzavo. Tanto che non mi sentirete mai dire che  Zeljko Obradovic è il migliore educatore di basket sulla faccia della terra. D’accordo, ha vinto più di qualsiasi altro nel vecchio continente, ma comunque non mi piace il suo modo di trattare i giocatori come pezze da piedi. Prendendoli a cinghiate e umiliandoli ogni qual volta non fanno sul parquet quello che lui ordina con le mani sui fianchi e le cattive maniere. E vuole essere amato solo se prima l’hai odiato. Semmai mi diverte un mondo. Questo sì. E ha divertito, credo, anche Trigari e Meneghin nei loro allegri dialoghi in tivù. “Guarda, Niccolò, quanta carne si sta prendendo il povero Duverioglu perché non ha difeso come voleva lui”. “Sì, Andrea: l’ha sbattuto in un angolo della panchina sull’attenti dopo averlo affrontato a muso duro e avergli urlato in faccia di tutto”. Simpatico, e curioso al tempo stesso, è anche che Obradovic abbia vinto il duello del Forum grazie soprattutto a due dei nostri, Niccolò Melli e Gigi Datome, mentre Pianigiani ha al massimo utilizzato Marco Cusin negli ultimi quattro minuti del secondo periodo quando l’EA7 è andata a fondo e sotto di dieci punti. Mentre Cinciarini e Abass non hanno mai alzato il sedere dalla panca e non si sono mai tolti la tuta di dosso. Pascolo e Fontecchio nemmeno c’erano e quindi di nuovo mi domando: perché Giannino Petrucci e MaraMeo Sacchetti devono umiliarsi a chiedere in ginocchio Fontecchio e Abass a Livio Proli per le finestre della nazionale? Li lascino pure dove sono. Tanto cambia poco e ci si può arrangiare lo stesso. O forse mi sbaglio? Assolutamente non credo. Quanto al gran rifiuto di Datome prendo le difese del capitano coraggioso, anche se penso che non ne abbia bisogno, e invito affettuosamente Boscia Tanjevic a non mettersi in mezzo tra Bertomeu e Baumann perché è una guerra di potere che interessa solo a loro e non importa niente alla brava gente.