Se ne leggono tante. E se ne scrivono ancora di peggio. Giulio Gazzotti in nazionale: perché no? Gioca nella Vanoli di MaraMeo Sacchetti: 7 punti, ma soprattutto 12 rimbalzi ieri contro la sua ex Pesaro. E il cittì part-time dove allena? Non forse a Cremona? Ma anche perché no Luca Campani, due e zero otto dell’Orlandina? Nella sfortunata trasferta di Torino ben 25 punti. O 26? Mamma Rosa si decida prima che faccia sera e Matteo Renzi dia o non dia le dimissioni. Spero le dia. Sempre la Gazzetta nella stessa partita ha assegnato 26 punti a Sasha Vujacic, mentre la Lega sostiene che il capriccioso sloveno della Fiat ne abbia realizzati due in più. Cioè 28. Cambia poco e io comunque, non sapendo né leggere né scrivere, ovviamente credo più alla Lega di Egidio Bianchi. Se ne dicono tante. Anche che la Reyer è una squadra sbagliata (Gazzettino). Meno male. O che la sua vittoria di un punto sulla Virtus è stata una beffa per la Segafredo. Dite? Almeno così ha titolato il Corriere dello sport-Stadio. E io naturalmente non sono d’accordo. Perché è vero che Austin Day è stato capace di una straordinaria magia ad appena 36 centesimi dalla sirena, ma anche che Paulo Dybala con un gioco di prestigio ha messo in ginocchio sabato la Lazio a 31 secondi dal triplice fischio e nemmeno Mamma Rosa, riconosciuta intertriste, si è sognata di parlare di un imbroglio. Nel 2018 in campionato nessuna squadra è ancora riuscita a segnare un gol alla Juve. Che ha vinto le ultime otto partite in trasferta. Anche a Napoli. Eppure al mondo piace Marx Sarri, l’allievo preferito di Zeman, e il suo calcio che incassa una montagna di reti. Io preferisco Acciuga Allegri e non credo di sbagliarmi. L’identica storia è per la Reyer di Ray-Ban De Raffaele, un altro livornese illustre. Ci si è già dimenticati che è campione d’Italia e che comunque è in testa alla classifica sotto braccio all’Armani. Ci si ricorda però che ha perso in Coppa Italia con la Fiat che affronterà giusto domenica prossima al PalaRuffini e potrebbe, come penso, renderle pan per focaccia soprattutto se Edgar Rafael Sosa farà in tempo (ma non penso) a sbarcare a Venezia dalla Nuova Zelanda. Dove sino all’altro ieri giocava nei Breakers di Auckland. E non chiedetemi altro perché di più per adesso non vi posso dire. Era ormai sera quando Renzi ha annunciato di lasciare tra qualche settimana la guida del Pd. E ha fatto bene. Doveva solo farlo prima. E sapete quando? Quando non è riuscito a schiacciare la serpe in seno. Ovvero quell’odioso di Baffino D’Alema che era da rottamare già due lustri fa. “Cambia tutto”, urla il Fatto Cuotidiano, proprio con la ci perché, se voglio saltare anch’io sul carro dei vincitori, devo diventare un po’ somaro come l’arrogante Di Maio che non indovina due congiuntivi su tre manco per sbaglio e vorrebbe comunque governarvi in Italia. Staremo a vedere, ma non ci posso credere. Intanto la Reyer ha perso solo con Varese nelle ultime undici giornate di campionato e si è rinforzata, come vi dicevo, con Sosa, il play-guardia alla Filloy che con il Banco di Sardara e di Sacchetti ha vinto a Sassari lo scudetto nel 2015. Ma proprio serviva a De Raffaele l’americano di Nuova York naturalizzato dominicano anche se ha un dio per conto suo e ha bisogno di un pallone tutto per lui? Io dico di sì. Perché Dominique Johnson è stato sinora una gran delusione e Jenkins anche con la Virtus è stato come non averlo. In più ieri è andato malissimo pure MarQuez Haynes. Succede. E Stefano Tonut non decolla, ma qui basta solo avere un altro po’ di pazienza e ci siamo. A Reggio Emilia sabato ho rivisto la Trento dei playoff della primavera scorsa che piace a me e, quel che più conta, a Fred Buscaglia. Otto gatti che ti saltano addosso, ti si appiccicano e ti graffiano. Non c’era Gutièrrez ed è stato anche meglio per Forray. Toto è un autentico fenomeno: non è più alto di uno e 87, ma agli addormentati nel bosco reggiano ha soffiato sotto al naso ben undici rimbalzi. Grandissimo. In più ho un debole per Shavon Shields che è la luce più splendente della Dolomiti Energia. La quale con la vittoria sulla spenta Grissin Bon si è illuminata la strada anche per raggiungere questi playoff. Che sono invece di nuovo a rischio per la Virtus. Che domenica riceve la nuova Milano (che finalmente sorride) e poi va a Brescia: non so se mi spiego. Ho fatto tardi. Colpa di queste maledette elezioni che escono dal televisore e mi entrano nella zucca riempiendomi di mille inutili chiacchiere. Sì, lo so: ha vinto il populismo ad un tanto al chilo. Ma il salotto di Bruno Vespa proprio no: adesso basta. Però è stato davvero stupendo l’ultimo slalom di Pietro Aradori seminando Bramos, Watt e Daye e scivolando a canestro. Come Tomba la bomba. Peccato che proprio la bomba del figlio di Darren gli abbia rovinato la festa appena sei secondi dopo.