Non c’è più niente da leggere se non del Tav, di Vidal e del Pil

Oggi è brutto, ergo scrivo. Mi pare che una cosa del genere l’abbia detta qualche tempo fa un tal Cartesio. Ma non ne sono poi così sicuro. Per maggiore sicurezza domandatelo allora a Carlo Tavecchio: lui lo sa di certo. E, se non lo trovate, perché sempre impegnato al cellulare con Mangiafuoco  Lotito, provate con il Trota. Ve lo ricordate? Massì, il figlio del Senatur con tre o quattro lauree. Forse anche cinque. Una di certo in gestione aziendale, ottenuta all’Università Kristal di Tirana, prestigioso ateneo privato che il premier d’Albania, Edi Rama, chissà per quale ragione proprio in questi giorni vuole chiudere. Sono davvero strani questi politici. Non vi pare? L’ultima volta che ho incontrato il Trota è stato a Firenze. Gli ho detto che ero andato a vedere la Primavera di Botticelli. E lui, mostrandosi molto interessato: “Bravo, ma scusa la mia ignoranza: con chi ha giocato?”. Lunedì Claudio Lotito, che i tifosi della Lazio chiamano Lotirchio, sarà all’Hilton di Fiumicino per l’elezione del presidente del calcio. Sono proprio curioso d’andare a vedere come andrà a finire. Credo che stravincerà Tavecchio. Però spero anche che poi si vada ad un commissariamento della federazione. Basta che non facciano commissario un figlio di. Non so, il figlio di Giorgio Napolitano che ne ha due: Giovanni e Giulio. Penso Giulio che recentemente sul Fatto è finito nel mirino di Marco Travaglio che lo ha dipinto come un formidabile collezionista di poltrone: l’Infante prodige d’Italia. O Franco Carraro, un altro strepitoso accumulatore di cariche che al circolo dell’Acquasanta di golf chiamano Punta-tacco perché sul rough, sì insomma sull’erba alta, con un colpetto di punta e uno di tacco ributta sempre la pallina butterata nel fairway. Ieri dovevano essere tuoni e fulmini e invece è stata la prima giornata di sole a Cortina dall’ultima estate punica. E così, anche per festeggiare i miei primi cento giorni di blog, sono andato a pranzare sulla terrazza del Lago Ghedina con l’Antonella e la Linda. Una meraviglia: la compagnia, il posto, la cucina. Che ha cambiato gestione: ora c’è la Wolly di Pie’ Tofana e si mangia da dio. Gnocchetti di patate con finferli e faraona alla salsa pevarada come la facevano alle Beccherie nel cuore di Treviso. Che invece ha chiuso. Valli a capire questi trevigiani. Son peggio dei politici. Del resto cosa si può sperare da una città che impazziva per lo Sceriffo che segava le panchine, perché non si potessero sedere gli extracomunitari, saliva sul pulpito e diceva: “Pioveva che Io la mandavo”, salvo poi correggersi umilmente dichiarando: “Qui dopo Dio comando comunque io”? O dove sino a non molto tempo fa la percentuale di chi dava il voto alla Lega del Trota, il figlio di Bossi Umberto, superava il cinquanta per cento? In montagna con la scusa che, quando piove, non si va in gita, non resta altro da fare che abbuffarsi dalla mattina alla sera. E difatti ho una pancia da far invidia a quella gigantesca di Lotito. Che ha una splendida villa tutta bianca su per i prati che non puoi non vedere appena entri a Cortina dal Cadore. Basta alzare gli occhi al cielo. Che quando è blu dipinto di blu è proprio il caso di dire: beato chi vive quassù. Così come si dice sempre: non fanno più niente in tivù. E non si dice mai: sui giornali non c’è più niente da leggere se non del pil, di Renzi e i boy scout, Dudù Schettino e Vidal, Andrea Agnelli Ecclestone Mazzarri, De Laurentiis Tavecchio Pascale. Nun ve reggae più. O no?