Il nuovo miracolo del Nazareno: è un’Italia da medaglia

La bellissima vittoria degli azzurri del Nazareno, che resuscita anche i morti, sulla Serbia avrebbe meritato ben più delle otto righe contate che le hanno generosamente regalato Repubblica e la Stampa. A testa e non in due. E già questa è una grande conquista secondo Giannino Petrucci. Lo so, la partita è finita poco dopo le dieci, quando quasi tutti i giornalisti erano da un pezzo a cena. In più il basket è amato nelle redazioni dei giornali come il cane va matto per il gatto. O io per il formaggio. O per Tranquillo. Ma se la Stampa a Becky Hammon, che nel Belpaese è conosciuta da un italiano su un milione, per non dire su tre, ha dedicato un titolo spropositato a quattro colonne (“Una donna sulla panchina degli Spurs”), ora avete capito perché i giornali sono alla canna del gas e la gente giustamente si lamenta all’edicola dell’ennesimo nuovo aumento del prezzo dei quotidiani. A Trieste il palazzetto dedicato a Cesare Rubini, che chiamava Petrucci “quello là poverino”, era ieri sera pieno zeppo e c’erano pure un sacco di tifosi serbi. Quindi si sarebbe anche potuto tranquillamente anticipare la partita di mezzora e giocare alle 20, ma sarebbe – fidatevi – cambiato poco o nulla: al massimo la Repubblica avrebbe regalato all’unico evento sportivo di un certo rilievo ieri in Italia, e minimante non esagero, due o tre righe in più, facciamo anche tredici in tutto, a patto però che non se ne parli ancora per le prossime quattro settimane. D’accordo? Tuttavia, siccome vi conosco, mascherine, adesso sarete curiosi di sapere almeno chi è Becky Hammon e perché il Principe tenesse Petrucci in così scarsa considerazione. Dunque la Hammon, 37 anni, castana chiara, neanche male, sarà la prima assistente a libro paga nella Nba, ma non dovete pensare che a San Antonio prenderà come Ettore Messina. Un paio di migliaia di dollari al mese potrebbero già essere per lei grasso che cola. E’ che la ragazza nel 2008 giocò le Olimpiadi di Pechino con la maglia della Russia e negli States la cosa fece molto baccano. Quanto invece all’altra questione, che forse vi sta più a cuore, serve ricordare che a metà degli anni ottanta, quando Rubini era responsabile della nazionale e Petrucci era il segretario della federbasket, il Giannino fece il diavolo a quattro per sostituire l’amato cittì Sandro Gamba con il vate Valerio Bianchini. E ci riuscì. Col risultato che l’Italia di Gamba vinse l’argento olimpico a Mosca nell’80, l’oro agli Europei di Nantes tre anni dopo e il bronzo a quelli di Stoccarda nell’85, mentre gli azzurri di Bianchini finirono sesti ai Mondiali di Spagna del 1986 e quinti nell’estate successiva agli Europei in Grecia. In più non dimenticatevi che il meraviglioso Principe azzurro voleva bene a Sandro come a un figlio. E poi tirate pure voi le conclusioni visto che io non lo posso fare perché altrimenti potreste dire che ce l’ho per partito preso, e non è assolutamente vero, con l’attuale presidente della Fip e sino a un anno e mezzo fa del Coni per quattro mandati consecutivi come neanche era riuscito in passato a Giulio Andreotti sulla poltrona di Palazzo Chigi, in piazza Colonna, a Roma. Detto questo, vi confesso che mi sono un po’ perso nei discorsi che più mi stavano a cuore quando invece ero partito con l’idea di parlare (molto) bene di Alice Pedrazzi, che piace un casino persino alla mia Tigre, e della nazionale di Simone Pianigiani che contro la Serbia mi ha fatto una gran bella impressione: velocità, grinta, difesa, orgoglio, gioco di squadra, la palla che girava. Ottimi entrambi i figli di Nando Gentile. Il solito esplosivo Datome. Bene persino Vitali. Utile Cusin. Bravi Cinciarini e Aradori anche in una serata negativa al tiro che uccide. Avanti così che becchiamo, forza dai, una medaglia ai prossimi Europei. Se ne riparla comunque domani e non preoccupatevi se oggi eccezionalmente non ho toccato il tasto Hackett. Mica me la sono messa via. Anzi. Ho nel cassetto nuove scottanti rivelazioni e con questa brutta storia andrò avanti per tutta l’estate: ve l’avevo promesso e sarò di parola. Ci mancherebbe altro. Altrimenti che razza di tormentone sarebbe? All’acqua di rose(a)?