Nell’Inter di Conte c’è Kean: Maurito e Wanda alla Juve

wanda

Un euro e mezzo: mai avrei pensato costasse tanto fare la pipì a Venezia nei bagni pubblici. Per esempio a San Bartolomio. Dietro Rialto. Però se possiedi la Venice Card o Venezia Unica te la puoi cavare solo con venticinque centesimi dopo una breve sosta davanti ai tornelli. E, comunque, costa meno andare al bar, ordinare un caffè (un euro e 10) e chiedere dov’è la toilette. In fondo a destra nove volte su dieci. Oppure la fai in calle o in canale. Il che non è proprio carino oltre che parecchio caro: sono infatti tremila pioppe di multa come minimo se ti becca il vigile in flagrante. Come è successo tempo fa ai giardini di Papadopoli e come è scritto nel verbale: “Faceva i suoi bisogni contro l’albero e coi pantaloni in mano”. Ma si può? L’ho appreso ieri dal Gazzettino che ha licenziato gli ultimi tipografi di via Torino a Mestre e così ora il quotidiano dei Caltagirone si comporrà tutto a Roma. Non molti anni fa per molto meno, ad esempio in occasione del mitico Monabomber imposto dal direttore Luigi Bacialli, sarebbero stati proclamati tre giorni di sciopero ad oltranza. Non mi pare invece d’aver letto ancora neanche un rigo di comunicato sindacale. Mala tempora currunt. Che è latino e non cinese come potrebbe credere Teo Marteo Salvini. Che con la felpa sponsorizzata va più in televisione di Barbara D’Urso. Che è dovunque su Canale 5. Con le braccia ad anfora e le mani sui fianchi che strilla e stigmatizza, chiama tutti “amore” e sembra una pescivendola. Difatti le pescivendole d’Italia avrebbero tutte le ragioni di questo mondo per querelarla. Claudia Schiffer all’Allianz Arena per il derby di Torino è sempre un bel vedere. Altra classe. Mentre la stessa cosa non si può dire di Wanda Nara che nelle apparizioni hot su Instagram (ben 30 milioni di visualizzazioni) con il tatuatissimo Mauro Icardi (nella foto, ndr) è già in bianco e nero, ma che, seduta in tribuna al fianco di Andrea Agnelli, proprio ancora non ce la vedo. Eppure la trattativa tra Juve e Inter, e tra Paratici e Marotta, è quasi ai titoli di coda. E non sto scherzando. Però lo scambio non è tra Icardi e Dybala, come tutti pensano e ipotizza da mesi Mamma Rosa, che è più scarsa sul calcio-mercato di Gigetto Di Maio in geografia o in economia, ma tra Maurito e Moise Kean come francamente mi auguro. In verità non mi dispiacerebbe nemmeno il ritorno del Pipita e la coppia d’attacco Ronaldo-Higuain che hanno giocato insieme nel Real Madrid dal 2009 al 20013, ma non si può avere tutto dalla vita e, oltre tutto, la Joya è incedibile, due soldi in più bisognerà anche darli ad Acciuga Allegri per il rinnovo del suo contratto e non è che la Juve di Agnelli oggi navighi nell’oro come l’Inter del cinesino. Nè Dybala vuole andare alla Beneamata. Per la quale il Conte Antonio ha già firmato un lussuoso triennale. Anche se lui nega con fermezza, ma è sempre stato un Pinocchio patentato. Checché poi ne dica Cattelan. Che mi ha stancato. Alessandro Cattelan. Con due ti e una sola elle. Mentre Leo Turrini si scrive con due erre: l’ho finalmente imparato. Anche se lui ne vorrebbe tre e ancora non gli basterebbero. Megalomane qual è. E intanto continua a piovere sul bagnato che più non se ne può. Freddo e vento. Ed è il 5 maggio. Esattamente diciassette anni dopo quel pomeriggio del 2002. Che mai dimenticherò. Era una calda domenica di primavera: la Juve vinse a Udine 2-0 e l’Inter perse 2-4 all’Olimpico con la Lazio. E dovetti fare tre docce per realizzare bene quanto era successo.