Ma quanto sono cattivi i giornalisti con Brugnetta?

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Camminano piano piano. Tenendosi teneramente per mano. Eppure non son vecchi, ma due giovani di nemmeno trent’anni. Al calar del sole. E’ tornata l’afa in città: brutta e mal odorata. Senza vento. Per cui ho deciso: stasera non mi muovo di casa. Neanche per un gelato. E così non saprò mai se l’orologio della Torre segna sempre le otto e 37. Come da (quasi) un mese. Cioè da quando Napoleone è diventato il mio sindaco. Oggi è domenica: quindi non credo che sia stato fatto qualcosa. Però se Brugnetta, come lo chiamano quelli dell’opposizione, mi dà le chiavi del ponte levatoio, domani magari salgo sulla torre merlata e anche ce la faccio a dare un giro di carica all’orologio. Cosa ci vorrà mai? Una riunione straordinaria del Consiglio comunale? L’ho detto anche a mia figlia Giorgia che a Ca’ Farsetti è consigliere. Ma si sa: non sempre i figli ascoltano i padri. E fanno bene. Di nuovo Luigi Brugnaro se l’è presa in settimana con i giornalisti. Come è buona abitudine degli italiani. Di destra o di sinistra, rivoluzionari o mangiaparticole: tutti insieme appassionatamente, compatti e allineati. E’ tutta colpa della stampa se l’Italia va male. Da Dobbiaco a Lampedusa. Soprattutto di un certo tipo di stampa, ha sottolineato il primo cittadino di Venezia. Mestre compresa. “Dalla quale non mi faccio intimidire, né ricattare. Anzi, la denuncerò come esercizio abusivo della professione”. Addirittura? “Non sono la macchietta dei giornalisti e dei loro direttori”. E dice bene. “Difatti confermo che resteranno chiuse alla stampa le porte della sala della giunta”. A chiave o con il lucchetto? Lo chiederò alla Giorgia e poi ve lo saprò dire. Intanto Ezio Mauro, direttore responsabile di Repubblica, trema e ha minacciato Michele Serra di togliergli l’Amaca da sotto il sedere se continuerà a prendere per il cesto il mio Napoleone. L’amaca è una rubrica di garbata ironia che l’ex direttore di Cuore, l’inserto satirico dell’Unità ai tempi di Massimo D’Alema, tiene quotidianamente, o quasi, su Repubblica da quando, nel 1997, Silvio Berlusconi pianse in diretta per i clandestini albanesi respinti dal governo Prodi e fece il patto della Crostata proprio con D’Alema a Gallipoli tramite Rocco Buttiglione. Chi ne capisce qualcosa è bravo. E comunque Serra, maledetto nerazzurro, è andato giù straordinariamente troppo pesante con Brugnaro che, secondo lui, “ha pestato una merda” quando “nella sua sconcia brutalità culturale” ha espulso dalle scuole cittadine quarantanove libri per l’infanzia accusati d’insidiare “la famiglia tradizionale”. Tra i quali il noto e sessualmente ambiguo “Ninna nanna per una pecorella di Eleonora Bellini. Che è la storia di una pecora curiosa che una sera decide di lasciare il gregge per seguire una stella. Si perde e finisce tra un branco di lupi, ma mamma lupo la accoglie e l’alleva coi suoi cuccioli. Una storia davvero tremenda. Che giustamente il sindaco di Venezia ha vietato ai minori di sei anni. Sì, certo, anche ai miei tre nipotini. E i giornali, come anche La Stampa, lo criticano: ma quanto sono cattivi? Sicuramente più dei lupi.