Per fortuna che la Monica tra un anno va in pensione

Ress

Avvertitemi la prossima volta che arbitrerà Citofonare la Monica assieme ad altri due poveri diavoli, ieri sera Vicino e Bettini, così mi porto un libro, magari “L’estate che conobbi il Che” del buon Luigi Garlando, e me lo leggo tutto d’un fiato, dalla prima alla 178esima pagina, mentre sul parquet stanno ancora tirando dalla lunetta i liberi.Ventisei Venezia e quattordici Reggio Emilia. In totale quaranta, uno al minuto, e poi non venitemi a dire che sono il solito esagerato. So che in tutta Mestre dopo la partita non ho trovato una pizzeria ancora aperta che mi desse da mangiare e così sono andato a letto senza cena. Come mi capitava quand’ero piccolo, mi chiamavano Maggetti, come il palasport di Roseto degli Abruzzi, perché facevo canestro dalla lunetta tirando a due mani, e mi rifiutavo d’assaggiare la cervella fritta coi cavoli che mi aveva preparato mia madre e che non so neanche ora che gusto abbia: sicuramente terribile. Ma questi sono cavoli miei e invece, tornando alla Monica, che il prossimo anno se Dio vuole andrà in pensione, non prima magari d’aver regalato un altro paio di scudetti all’Armani, adesso avete capito il motivo per cui non lo hanno fatto arbitrare le finalfour di Madrid che con lui sarebbero finite a mezzanotte (e dintorni) con Flavio Tranquillo che, dilaniato dai morsi della fame, abbandona il pullman della regia televisiva per correre a cenare. Se del resto in Italia, dove si difende più con il piumino che con la clava, la Monica fischia anche i sospiri, figuriamoci quanto l’avrebbe tirata lunga in EuroLega, dove sotto canestro non si fanno prigionieri e sono tutti grandi e grossi. E bastonanocome fabbri ferrai. D’accordo, durante la partita potrei sempre leggere, oltre al libro di Garlando, pure il primo romanzo del mio amico Andrea Scanzi, “La vita è un ballo fuori tempo”, che vi consiglio, però anche mi piacerebbe che unavvincente spettacolo di basket non diventasse ogni volta, tra un tiro libero e un altro, uno spezzatino(con patate lesse) riscaldato da tre giorni che non daresti da mangiare nemmeno al tuo cane. Ho pure contato ieri sera, già che c’ero, anche i falli che l’arbitro di Roseto degli Abruzzi e i suoi due compari hanno fischiato contro la Grissin Bon nei primi tre quarti: addirittura venticinque. E contro l’Umana? Neanche una dozzina. Eppure chi era fuori di sé con Lamonica, a torto o a ragione, era il mio Napoleone. Poi la sfida è diventata una corrida e a rimetterci è stata solo Reggio Emilia che, avanti anche di venti punti nel primo quarto, ha rischiato d’essere raggiunta e superata sul filo di lana. E comunque questi sono i playoff. Nei quali, giocando ogni 48 ore, la fatica si fa sentire nelle gambe e finisci col difendere solo di braccia avvantaggiando le squadre che devono rincorrere. E così c’è voluta tutta la lucidità di Drake Diener per non buttare in vacca nell’ultimo minuto tutto il buon lavoro fatto sino a quel punto sul binario playmaker-pivot dal rapido Cinciarini-Lavrinovic. Dunque Venezia-Reggio 1-1. E siamo appena all’inizio di una storia dall’esito ancora molto incerto. Ma è mai possibile, ora vi chiedo, che nessuno abbia il coraggio di dire a Napoleone Brugnaro che così non ci si comporta al Taliercio soprattutto se sei il presidente della Reyer e quasi sindaco di Venezia, sei seduto in prima fila e hai sette mila occhi puntati addosso, ti alzi in piedi e dirigi l’orchestra che grida agli arbitri “buffoni”? Senza parlare del dopo partita nel quale mi raccontano fosse più infuriato di un toro contro Luigi Lamonica e chiunque gli capitasse a tiro? Ese non ascolta me, che cerco di frenarlo anche per il suo bene, dia retta almeno a Carlo Recalcati che ha cercato (invano) di calmare le acque sostenendo che si stia parlando anche troppo degli arbitri: “Piuttosto lasciamoli fare il loro lavoro che non è facile soprattutto durante i playoff”. O ascolti Tomas Ress, abituato con Siena da anni a queste battaglie,che ha tagliato la testa al toro dicendo: “E’ solo colpa nostra se abbiamo perso. Così come non sono stati certo i due fischi non fatti a mio favorenell’incandescente finale a decidere una sfida che è ancora molto lunga”. E imprevedibile.