Petrucci ha incontrato Minucci, ma non ditelo in giro

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Il mio canto libero sei tu: caro Giannino. Che dici di non leggere il mio blog e non sai quello che ti perdi. Che puoi comprare tutti i presidenti regionali che vuoi con una pipa di tabacco, ma neanche ti sogni d’allungarmi un osso perché sai che mordo. Che minacci gli amici di raccontarti quello che “il bastardo” scrive di te e così mai potrai arrivare a comprendere quanto in fondo ti voglia bene. Ma in fondo, sia chiaro, molto ma molto in fondo. Al punto che qualche volta anche lo pungo, però solamente per aiutarlo a capire, se non glielo ha ancora spiegato il suo bravo figliuolo che lavora a Sky, e mi legge sempre con ammirazione, che la vita è fatta a scale: c’è chi le scende e c’è chi le sale. E lui le sta scendendo rovinosamente. Gradino dopo gradino. Rotolando giù da basso come un sacco di patate. Col rischio di rompersi sul serio l’osso del collo e di non essere soccorso da nessuno. Men che meno da un senese o da un reggiano, da un trentino o da un sardo. O forse pensa che solo per il fatto che tra due mesi lo rieleggeranno presidente di poter continuare a cavalcare la cresta dell’onda? Tutti sappiamo molto bene come funzionano queste votazioni bulgare che persino a Sofia si rifiuterebbero ancora di fare: c’è un unico candidato, quello che deve essere eletto, Petrucci appunto, e nemmeno l’ombra di un oppositore. Una barzelletta. Che non fa ridere. E comunque, se anche esistesse un matto che osasse sfidare il tiranno del Circeo, non avrebbe mezza chance di vincere. Perché bastano e avanzano i voti dei dodici apostoli e dei loro sottopancia e rien ne va plus: il gioco è bello che fatto. I dodici, o forse anche tredici, apostoli altro non sono che i presidenti regionali che il divin Giannino ha già provveduto a tirare dalla sua parte con una paghetta di 500 euro al mese che tutti, grazie a una recente delibera, prenderanno dal prossimo gennaio. E non importa se tra loro s’annida l’immancabile Giuda Iscariota del dopocena. Che qualcuno, sbagliando, avrebbe individuato nel padovano Roberto Nardi, neo eletto in Veneto. Ci sono sempre i voti della pallacanestro femminile come valide ruote di scorta. Difatti Paolo De Angelis, giemme della pluridecorata Famila Schio, che non ho avuto ancora il piacere di conoscere, ha già provveduto a dimettersi dalla presidenza della Legadonne per entrare a far parte del prossimo consiglio federale assieme a Jack Galanda. Come gli ha promesso il sindaco di San Felice Circeo e come sono pronto a scommetterci sopra un pranzo al Casale, il ristorante sulla Flaminia, dietro a Saxa Rubra. A due passi dal Palazzo di via Vitorchiano dove nei giorni scorsi si sono (per sbaglio) incontrati, ma più corretto sarebbe dire incrociati, Giannino Petrucci e Ferdinando Minucci. Il primo ha allungato la mano all’altro come farebbe il boia con l’impiccato. E tre parole in croce anche si sono scambiati, ma adesso non potete anche pretendere che vi sveli quello che si sono detti. Uno perché a me è fatto divieto assoluto di mettere piede negli uffici romani della Federbasket. Se non a mio rischio e pericolo. Due perché non ve lo direi neanche sotto tortura. Ammesso, e non concesso, che non lo sappia. Di sicuro non si sono baciati, ma nemmeno presi a cazzotti. Anche se una carezza Giannino se lo sarebbe magari meritata. E comunque, acqua in bocca, non raccontatelo in giro. Altrimenti fareste dell’altro male al povero tiranno del Circeo tutto d’un pezzo che già perde per strada i pezzi ed è in caduta libera. Peggio di Ronald Trump nella corsa alla Casa Bianca. Ma ormai parli solo di Petrucci? Mi è stato contestato da un tizio che evidentemente mi conosce poco e non sa qual è la faccia che più amo della satira: il tormentone. Obiezione comunque accolta, però ugualmente non cambio il tiro. Credo infatti che Giannino, paladino del moralisti nel mondo, sia, di tutti i mali della nostra pallacanestro, il peggiore. E per questo va combattuto giorno dopo giorno. Goccia dopo goccia. Massone dopo massone. Poi vengono la Banda Osiris e Mamma Rosa, gli ArLecchini servi (o schiavi?) di più padroni e i direttori dei giornali che gli danno ancora bada. Mentre ingoia un altro boccone molto amaro: la clamorosa vittoria in EuroCup dell’Hapoel Gerusalemme a Valencia davanti a ottomila spettatori con un canestro di Dyson, ex campione d’Italia a Sassari, a 17’’ dalla sirena. Per chi ancora non lo sapesse la squadra israeliana è infatti allenata da Simone Pianigiani. E per questo l’impresa dell’ex cittì, in malo modo cacciato da Petrucci, è stata di nuovo oggi ignorata dalla Gazzetta. E non credo serva spiegare perché.