Mi sputerei in un occhio pensando che ho votato Renzi

pinocchio

Lo scemo del villaggio che in nome della democrazia ha occupato per due notti il Parlamento durante la pandemia, con la mascherina nera che gli ha prestato Ignazio La Russa, e poi si è stufato perché nessuno lo cagava, è lo stesso che quest’estate al Papeete Beach di Milano Marittima chiedeva al popolo italiano i pieni poteri ballando sul cubo con le olgettine di Silvio Berlusconi e le meteorine un po’ più stagionate di Emilio Fede e ritmando alla consolle l’inno di Mameli? Mi pare proprio di sì. E allora cosa continuiamo a parlarne a fare? Difatti è solo tempo perso. Giusto? Giustissimo. Il guaio è che le tivù nazionali non si perdono una sua diretta su Facebook nemmeno di notte e per questo non accendo mai la televisione prima delle 20.35 quando va in onda Otto e Mezzo di Lilli Gruber su La Sette dopo il tiggì di Enrico Mentana che ho smesso di guardare dalla sera in cui Mitraglietta senza cartucce ha preso le distanze dal Conte Giuseppe che giustamente criticava gli sciacalli e gli avvoltoi, il Gatto (Salvini) e il Gatto (Meloni) del teatrino del Pinocchio di Rignano (nella foto) dove non esiste più la Volpe e tra poco, se non tornano i braccianti dall’Est d’Europa, neanche l’uva. Piuttosto sono parecchio preoccupato per Alessandra Mussolini chiusa in casa ormai da quasi due mesi con i tre figli e spero non con il marito, Mauro Floriani, ex finanziere di successo, dal quale per la verità non si è mai separata, ma al quale l’ha giurata da sei anni, cioè dal giorno in cui è stato il cliente di una delle due baby escort che si prostituivano ai Parioli: “Perdonare mio marito? Ma che siamo matti? Perdonare spetta al Papa, ai preti, alle suore. Si va avanti, non si perdona”, ha dichiarato tempo fa alle Belve di Nove che, al suo confronto, sembravano timide pecorelle smarrite. Brava. E’ così che si fa e si comporta una donna tutta d’un pezzo che si è sposata col Floriani a Predappio alla fine degli anni ottanta tra i busti in marmo del caro nonno che magari andava anche lui a puttane come facevano (quasi) tutti gli uomini ai tempi del Ventennio e continueranno a fare da lunedì nella Fase 2. Però Benito almeno non si fece mai beccare a pagare le minorenni come l’ex manager di Trenitalia che ora ha comprato una pizzeria a Roma assieme alla terribile consorte. Anche questo è vero. Però lo sfortunato (più che sventurato) ha sempre giurato che era convinto che la ragazzina avesse più di diciotto anni. Come del resto ha sempre raccontato ai giudici del Ruby-ter il Pregiudicato d’Arcore sul conto della marocchina Karima El Mahroug, meglio conosciuta per l’appunto come Ruby Rubacuori. La quale ovviamente era la nipote del presidente egiziano, Muhammad Mubarak, scomparso di recente, come votarono in Parlamento duecentotrentadue (232) deputati del Popolo della Libertà in favore del povero Cainano giurando tutti 232 (duecentotrentadue) il falso. Tra i quali anche l’intertriste Ignazio La Russa e la vendi-frottole Giorgia Meloni, nonché l’ingenua Maria Elisabetta Casellati Viendalmare, l’attuale presidente del Senato avviata alla politica da quel galantuomo di Giancarlo Galan del quale a sua volta Luca Zaia è stato il vice governatore ai tempi delle tangenti del Mose. Se poi a voi tutte queste brutte storie anche malavitose danno la nausea, e vi capisco, e preferireste che scrivessi di calcio o di pallacanestro, dove oltre tutto otterrei maggiori consensi dal momento che gli ignoranti e i somari che appoggiano la destra italiana, seppur in forte calo, erano uno su due sino a poco meno di un anno fa e quasi tutti facenti parte delle curve squadriste del pallone, vi prometto che, se fate i bravi e mi badate per altri cinque minuti di numero, oggi scriverò anche un secondo articolo che s’occuperà esclusivamente del dimenticato mondo del basket. Mauro Floriani se l’è comunque cavata di lusso patteggiando un anno di reclusione e ben 1.800 euro di multa, mentre il Cavaliere, anche qui ex, che oggi ha una morosa-deputato d’appena 54 anni meno di lui, deve solo aspettare che il Ruby-ter, come molti altri suoi reati, finisca in prescrizione. Viva l’Italia. Ed in effetti dove lo trovate in un altro Paese uno come il podestà di Bergamo Alta, Littorio Feltri, plurigettonato direttore di tutti i giornali legati al circo dei pagliacci di Berlusconi e del Carroccio? Neanche a Disney World, tra Nonna Papera e Pico della Mirandola, il posto giusto poco fuori Orlando dove ospitare le prossime finali della Nba che ormai possono divertire solo i ragazzini che si rincoglioniscono a giocare alla playstation assieme a Sky e alla Banda Osiris dei mentecatti. Non era il bravissimo Maurizio Crozza ma proprio il cinico Feltri quello che nell’ultima puntata di Fuori dal Coro, ospite di Mario Giordano, un altro che vi raccomando, ha dichiarato che “nessuno di noi ha voglia di trasferirsi in Campania perché i meridionali sono inferiori ai cittadini settentrionali”. Ora, a parte il fatto che io a Napoli o, meglio ancora a Ischia, ci andrei a vivere di corsa, penso che nessuno meglio di Edoardo De Filippo abbia potuto rispondergli con un video montato ad arte e tratto dal film di Vittorio De SicaL’oro di Napoli”. Nel quale il grande Edoardo interpreta il ruolo di Don Ersilio Miccio, un uomo che vende saggezza per pochi spiccioli e che trova la giusta cura per lo spocchioso Feltri: “un pernacchio, due volte al giorno, eseguito con la mano molle e le labbra un po’ umettate e bagnate con la saliva”. Alta classe e altra categoria. Mentre io, buttandola proprio in vacca, stamattina mi sarei sputato in un occhio e, non riuscendo a farlo, dopo averci invano provato, mi sono preso a sberle in faccia davanti allo specchio. Non ci credete? Fatene a meno. Però, se volete, vi mostro il segno delle cinque dita più cinque. Perché cosa è mai successo? Mi sono svegliato da un incubo nel ricordo d’aver votato Renzi al referendum del dicembre 2016 in favore della riforma Boschi bocciata dal 60 per cento degli elettori. Non tanto per la sconfitta anche se, essendo gobbo, non sono abituato a perdere, ma proprio per lo schifo che mi faccio d’aver votato quello che Marco Travaglio pure a Accordi§Disaccordi sulla Nove ha chiamato l’inqualificabile Innominabile che già Andrea Scanzi aveva precedentemente maltrattato trovando 1) “scellerato far cadere un governo durante una pandemia mondiale, un governo oltretutto che ha voluto lui con Grillo”; 2) “presuntuoso criticare il comitato tecnico scientifico dovendoci magari anche spiegare quali conoscenze virologiche abbia in materia”; 3) “ridicolo che Renzi accusi proprio Conte d’essere un populista quando lo è caso mai stato lui che irresponsabilmente, per far contenta la gente, vorrebbe aprire tutto come la Meloni, Salvini e i governatori leghisti”. E infine (4) “vedo una grande criticità morale perché io non citerei mai i morti, men che meno le vittime del Covid-19 di Bergamo e Brescia, ma, se proprio mi sforzassi d’essere un indovino, credo che quei morti ci direbbero che si sarebbero dovute chiudere prima dell’inizio di marzo certe zone rosse della Val Seriana, ma che la Regione Lombardia e Confindustria non l’hanno voluto fare”. Accordi&Disaccordi è anche l’unico talk show politico che ho la premura di registrare ogni venerdì e di vedere ogni settimana. E non solo perché ho un debole per quei due fuoriclasse dalla lingua sciolta e la satira svelta, ma perché Andrea e Marco rispondono alle domande del moderatore Luca Sommi con le parole che vorrei usare io per stangare, come ha fatto ieri sera Travaglio, “l’unico al mondo che nel mondo in cui si combatte il virus si preoccupa di combattere il governo di cui fa parte anche se ormai sfugge al radar dei sondaggi essendo diventato una nano-particella e il suo partito più piccolo del Covid-19 che, politicamente parlando, è meno dannoso di lui”. O per dare dell’imbrogliona e bugiarda alla Meloni che è stata smentita dalla stessa presidentessa della Corte Costituzionale, Marta Cartabia, che, tirata in ballo a vanvera dalla leader del neo partito fascista d’Italia, ha precisato che “sarebbe gravissimo che un presidente della Corte Costituzionale volesse entrare nella discussione per affermare che un atto del governo non va bene”. E adesso chi ha più voglia di scrivere un pezzo di palla nel cestino? Io no di certo. Anche perché sono ormai passati più di cinque minuti dalla mia promessa da marinaio. Le news di basket che c’ho io, mi spiace per Gesù Cripto, alias Oscar Eleni, non le ha nessuno, men che meno lui. Anche sull’Armani e figuratevi sulla Reyer. E’ quasi l’ora di cenare e non so ancora se il riso al pomodoro riuscirò a buttarlo giù o mi si strozzerà in gola. Santa pazienza. Però è anche per me sabato. Allegria. Tanto più che poi stasera c’è su Raiuno la mia preferita, Fiorella Mannoia. O dovrei forse vedere Mister Condò: Sacchi si racconta? O il salottino di Bombolone con Ciccioblack Tranquillo dove uno fa notare all’altro quanto sia grasso e l’altro gli risponde “senti chi parla che sul collo gli cresce la pappagorgia”? O Aspettando le parole condotto dalla Gramella (Massimo Gramellini) che non c’ha proprio più voglia? O Bersaglio Mobile di Mitraglietta Mentana che fa sempre cilecca? Perché cosa ho fatto di male? A domani. Che ritornano in edicola anche i giornali.