Il Messina furioso con Giannino e il suo carrozzone

pagliacci

Se fate i bravi e non vi mettete il mignolo nell’orecchio, come fa Gelsomino piangente Repesa dopo un time-out, non per chiamare lo schema, ma proprio per pulirsi il padiglione, vi insegno a leggere la Gazzetta del basket e in particolare ad interpretare volta per volta le criptiche articolesse di Vincenzo di Schiavi e di Mario Canfora. Partendo da un dogma che, proprio perché è un dogma, è inconfutabile: il primo pende esclusivamente dalle labbra del Livido Proli, ormai anche più livido di Pierrot, come nemmeno io sbavo per Belen, che forse è tornata con De Martino, che ha preferito a me, e per questo sono disperato; mentre il secondo fa ormai tutto quel che gli suggerisce Giannino Petrucci. Il quale persino se ne vanta con gli amici: “Se a C10H15BrO, come lo chiama quel bastardo di un Pea-gatti, dico che Gesù è morto di freddo, scommettiamo che lo scrive? Se invece gli intimo di non abbaiare, è molto più ubbidiente di un cane”. Mentre Bau Bau Mann è l’uomo che non abbaia mai, ma, quando morde, ti va ancora bene se ti strappa solo un polpaccio. E comunque, se Roma 2024 spera ancora che il segretario generale della International Basketball Federation e grande elettore del Cio le dia una mano e un voto, sta fresca. Piuttosto mi faccio frate e entro in convento, ha giurato lo svizzero di Ginevra a Giovanni Malagò. Il quale, a sua volta, è meglio che non incroci più Giannino dalle parti dei Fori Imperiali perché lo prende come minimo a calci sul fondo schiena. E, detto tra noi, farebbe anche bene. Dal momento che non sta né in cielo né in terra che la nostra capitale non ospiti tra otto anni le Olimpiadi soltanto per colpa di quel piccoletto, poco più grande senza tacchi del granatiere Renato Rascel, che gliene ha combinate davvero peggio di Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno. E gli ha soprattutto messo contro il potentissimo Patrick Baumann che, se potesse tornare indietro, col cavolo che darebbe ancora a Petrucci il preolimpico di Torino e la Croazia, al posto della Francia, per avversaria. Di Schiavi, lo dice il cognome stesso, non è molto diverso dal Bromuro di Canfora che, quando parla con Giannino, fa sempre sì con la testa come il cagnolino sul lunotto della vecchia Fiat 1100 di Rino Gaetano. Del resto ha dell’incredibile, converrete, che il mio C10H15BrO, che ha anche la poltrona-letto nella sede romana della Federbasket, non abbia scritto una riga del trambusto scoppiato martedì pomeriggio sul calar della sera. Quando sono tremati i vetri del Palazzo e l’Ettore Messi(n)a, che urlava al telefono con Petrucci, l’hanno sentito anche giù in strada, cioè in via Vitorchiano, e persino i canottieri nel vicino Tevere che hanno subito smesso di remare chiedendosi allarmati: cos’è mai successo? E’ semplicemente accaduto che dagli States ha chiamato il cittì per sapere a che punto fosse la pratica per ottenere la cittadinanza italiana di Ryan Arcidiacono, il playmaker di origini siciliane, da parte dei nonni paterni di Giarre, che la sera prima aveva vinto il titolo Ncaa con Villanova e pure quello di Mvp delle Final Four di Houston. “Ecco, veramente, non sappiamo – hanno cominciato a farfugliare dall’altro capo della cornetta -: ci avevano detto che non serviva per il preolimpico. Abbiamo già il Cincia, Hackett, forse anche Poeta e all’occorrenza il Ricciolino o Mussini. Non pensavamo che ci fosse tanta fretta”. Ed è qui che Ettore è sbottato come una furia scatenata capendo che del passaporto del paisà non si era in Fip ancora occupato nessuno. “Ma allora ha ragione il mio compaesano (che poi sarei io, ndr) a scrivere che in quel carrozzone dormite tutti che è un piacere. E poi chi l’ha detto che Arcidiacono non mi serviva per Torino? Passatemi il capo”. E anche a Giannino le ha cantate che sarebbe stato per me un sommo piacere sentirlo. Ora chi mi ha raccontato questa storia non ve lo confesserò neanche sotto tortura. Però quando vi confido che ho i miei uccellini che cinguettano su molti nidi mi dovete credere. Difatti conosco anche il nome del genio che ha momentaneamente bocciato il talentuoso 22enne di Villanova che era, ed è, nel mirino della GrissinBon e adesso fa gola anche a Milano, che si sveglia sempre tardi, oltre che a un sacco di club ai vertici dell’Eurolega. Sempre che non se lo prenda al draft qualche squadra della Nba. Ma questo magari ve lo svelo domani. Prima di partire per San Siro. Così vi tengo ancora tutti sulla corda. Delatori e pennivendoli compresi. Aggiungendo solo che finalmente mercoledì è stato attivato Massimo Rizzo, il brillante avvocato-agente-manager di Taranto che vive a Miami ed è l’unico che sa come fare ad accontentare Messina in tempo utile per vestire d’azzurro Arcidiacono al preolimpico (4-9 luglio) con il passaporto italiano in mano. Intanto nel carrozzone continuano a dormire tutti come ghiri. Dai pagliacci alla donna cannone coi baffi. Dal mago Prezzemolo allo sputa fuoco senza accendino. Dai palloncini gonfiati al padrone del circo in declino.