Sanremo 12 milioni: la vita è benedetta o voltaGabbani?

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Per fortuna che Sanremo non lo vede nessuno: solo dodici milioni d’italiani che sono andati a nanna dopo le due come neanche nella notte di San Silvestro. Ha vinto contro pronostico Voltagabbana o un nome del genere. Sì, insomma Francesco Gabbani con Occidentali’s Karma. Che un giorno o l’altro qualcuno mi dovrà anche spiegare cosa vuole dire. Nel frattempo vi dico subito che, se quella è una canzone, io sono Gianni Brera e magari anche il Napoli vincerà lo scudetto nel duemila e trentasette. Ma mi posso sempre anche sbagliare. Chi non capisce che certe cose non le capiremo mai non ha capito niente. L’aforisma è di Roberto Gervaso che una volta ogni morte di papa mi viene anche in aiuto per addolcire la delusione del secondo posto di Fiorella Mannoia che è più amaro del quarto di Sofia Goggia nella libera dei Mondiali di sci di St. Moritz che probabilmente abbiamo visto in tre gatti. O nemmeno. A UnoMattina c’è Riccardo Bocca dell’Espresso che fa di tutto perché la gente dica che è odioso. “Mi pagano per questo” taglia corto con Tiberio Timperi che la vorrebbe fare molto più lunga. Però che la vita non sia benedetta per tutti non occorreva che ce lo spiegasse Bocca. Il quale rifiuta in diretta il dibattito con Rosanna Cancellieri: “No, proprio non ce la faccio fisicamente” e qui non riesco davvero a dargli torto. Come mi succede quando vuol discutere con me di Juventus un intertriste che, come ha scritto Claudio Cerasa, direttore del Foglio, “ha smesso di guardare il mondo con occhi sinceri da quel maledetto 5 maggio del 2002”. E Cesara è un tifoso nerazzurro sin da piccolo. “Ma ugualmente non accetto di diventare il prototipo del grillino perfetto che scarica le proprie incapacità sul sistema corrotto e delegittima gli arbitri per nascondere i propri difetti”. Non lo escludo: potrei anche abbonarmi al Foglio. Anche se stavo con Beppe Grillo dalla (sua) nascita sul blog, ma adesso mi ha un po’ stufato e non perché è contro i giornalisti ma perché ormai parla come Silvio Berlusconi quando ce l’aveva coi giudici. Io poi sono un pennivendolo che adora Maurizio Crozza e la sua satira leggera. E tengo sul comodino una statuetta in legno di Don Chisciotte che ho comprato in Castiglia per andare all’assalto dei mulini a vento del nostro basket. Un chiodo fisso. Così come mi piace Ingrid Muccitelli. Posso? E prendo idealmente sotto braccio Riccardo Bocca, che ha i capelli anche più bianchi dei miei, quando ha provato “un alto coefficiente d’imbarazzo in quello che nel festival è stata invece considerata la presenza di un valore aggiunto”. Cioè Maria De Filippi. Della quale si sono innamorati gli italiani. Nonostante “sia una persona che continuamente, tutti i giorni dell’anno, sfrutta i loro sentimenti per fare share nei suoi programmi”. All’Espresso non devo invece abbonarmi perché mi arriva ogni domenica mattina con la Repubblica. Dove la prima cosa che leggo è l’Amaca di Michele Serra. Che oggi ha scritto: “Quanto alla guerra tra grillini e giornalisti è una rappresentazione da teatrino dei pupi che entrambe le parti avrebbero interesse a smontare, e in fretta”. Umilmente concordo. Così come convengo che, per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta. Che se cadi, ti aspetta. Grandissima Fiorella. Ma anche voltagabbana. La gabbana infatti era un soprabito lungo, foderato di pelliccia, che poteva anche essere indossato al rovescio in passato dai soldati per disertare e non essere riconosciuti. Come la vita che da un momento all’altro può anche completamente cambiarti le carte in tavola. Senza poterci far niente.