L’Under 20 a Luca Banchi, cartellino rosso a Brugnaro

brugnaro

Avrei voluto prendermi un paio di giorni di vacanza che credevo d’essermi meritato. In fondo ho scribacchiato anche a Natale e Capodanno. E pure la Befana. Gli auguri a Peterson, 80 anni oggi, glieli avevo già fatti. Molto prima della Gazzetta. Che fatico proprio a capire: su SportWeek ha fatto infatti raccontare Dindondan da Paolo Condò che non ho mai visto ad una partita di basket e che ormai è diventato peggio del prezzemolo. Nel senso che almeno le foglioline frastagliate della pianta erbacea delle Apiacee danno un po’ di gusto in più alle pietanze, mentre il mulo di Trieste, che non ho una sola volta sentito parlar male di qualcuno e che anche per questo guadagna uno sproposito a Sky, è da un pezzo che non mi dice più niente se non di banale e scontato, ma purtroppo me lo ritrovo dappertutto. Anche sotto al letto. E perché non nel letto? Perché là ci sono già Uffa e Cicciobello, l’amico del cuore di Giovanni Bruno, o Bruno Giovanni, fa lo stesso. Come Bruno Giordano o Giordano Bruno. In più, come promesso, grazie ma non me ne può importare di meno dell’All Star Game di Trento così come di quello di Livorno che gli stessi allenatori di A2, Alberto Martellossi (Mantova) e Matteo Boniciolli (Fortitudo), hanno giudicato un’enorme pagliacciata. E invece non mi riesce di stare in santa pace un solo giorno. Che dico? Neanche un minuto secondo con questa nostra pallacanestro che balza agli onori della cronaca (nera) ogni due per tre e nemmeno se ne vergogna. Da dove comincio? Ho solo l’imbarazzo della scelta. Da Venezia, dove il sindaco (con la delega allo sport e alla cultura) non sa stare al proprio posto e manda piuttosto un gentiluomo come Re Carlo a sedersi sul trono del gabinetto? O da Torino, dove alle quattro del mattino Jerome Dyson e Ian Miller, invece d’essere già a letto da un bel pezzo, sono aggrediti da quattro o cinque giovinastri albanesi che li riempiono di botte e per poco il playmaker di Frank Vitucci, invece che in ospedale, finisce direttamente all’obitorio? Sono davvero sconcertanti entrambi gli episodi. E non mi si dica che quello che è accaduto nell’intervallo della partita del Taliercio è un’unghia rispetto alla rissa fuori dalla discoteca del Valentino. Perché sono gravissimi uno e l’altro. E mi meraviglio che Napoleone Brugnaro, che non è certo uno stupido, ancora non lo voglia capire che lui non può entrare nello spogliatoio di nessun palasport, catechizzando a modo suo i giocatori, neanche se il palasport l’avesse costruito con i suoi soldi e con le sue mani. Anche perché non ne ha mai masticato molto di basket o comunque ne sa sempre meno di qualsiasi allenatore di serie A, checché lui ne pensi, ma anche la metà della metà rispetto al sottoscritto che, se non se lo ricorda, lo aiuto io, ha inaugurato il Taliercio quasi quaranta anni fa con una diretta di cinque ore su Nova Radio Mestre-Venezia e con il derby Hitachi-Vidal per la telecronaca dell’ottimo Alessandro Ongarato. E magari Fassotuttomi non urla “gol” ad ogni canestro della Reyer, come fanno per compiacerlo i sottopancia intorno a lui nel parterre fucsia, ma non può nemmeno pretendere che Green e Owens, faccio due nomi a caso, possano ascoltarlo e badarlo se lui parla a loro con il dialetto degli abitanti di Crea, frazione di Spinea, a un paio di chilometri da Mestre, comune di Venezia. Non so se rendo l’idea. Siamo alle comiche, ma c’è ben poco da ridere. Tanto più che l’Umana ha un presidente, Federico Casarin, che ancora gioca a pallacanestro, a quasi 50 anni, in serie C, a Mirano, a due tre chilometri da Spinea, e che quindi dovrebbe conoscere molto bene le regole del gioco e dell’etica sportiva. E insegnarle al suo patron. E invece cosa ha fatto mercoledì sera tra un tempo e l’altro della partita di EuroCup con lo Zenit San Pietroburgo quello che io chiamo il Pesciolino rosso e non chiedetemene più il motivo? Si è addirittura ben guardato dall’entrare nello spogliatoio dove Brugnaro e Recalcati si sono affrontati a muso duro. Eppure lo sapeva meglio di me che da tempo Napoleone ce l’ha con Re Carlo e che il decano degli allenatori d’Italia più volte ha chiesto al primo cittadino di Venezia di non mettere becco almeno in casa sua. Che è quella stanzetta di pochi metri quadrati dove solo il tecnico di una squadra può alzare la voce. Ora il discorso si farebbe troppo lungo ed infatti ce ne ritornerò sopra magari lunedì prossimo venturo. Domani no perché sarà per me una domenica di solo calcio. Però intanto cartellino rosso a Brugnaro e giallo a Casarin. E guai a Carlo se soltanto si sogna di dare le dimissioni: va bene cornuto, ma non anche mazziato. C’è invece ben poco d’aggiungere sulla brutta vicenda del Valentino se non che Ian Miller non è nuovo a storie del genere con il branco albanese e che quindi il presidente Antonio Forni avrebbe già dovuto allontanare quest’estate da Torino l’americano di Charlotte che non è certo Michael Jordan. Così come il Pesciolino rosso, prima che sia troppo tardi, dovrebbe togliere la fascia di capitano a Phil Goss, che proprio non se la merita, e metterla al braccio del grande Tomas Ress. Dulcis in fundo, Luca Banchi torna in pista: dalla fine di questa primavera, perché nel frattempo è ancora sotto (generoso) contratto con l’Armani, allenerà infatti la nazionale Under 20 azzurra che è stata di Sacripantibus sino agli ultimi vergognosi Europei di Lignano Sabbiadoro. Questa la buona notizia in esclusiva. Il commento è invece pure rinviato a dopodomani.