Contro Tom e Gerry mi alleo con il Gatto Mammone

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Un paio di cosucce leggere leggere, e spero anche divertenti, prima di passare a discorsi molto più seri. Avete presente Tom & Jerry? Thomas è il gatto grigio, Jerry è il topo marrone. Mentre Gas Gas è Andrea Trinchieri, ma questo non c’entra nulla con quel che vi volevo dire. Sin da piccino ho sempre sperato invano che Tom facesse un sol boccone di Jerry: non mi sono infatti mai andati giù i furbetti del quartiere o i troppo furbi come Giannino Petrucci. Però anche di questo, se volete, se ne parla magari dopo. Il Gerry della nostra pallacanestro è il De Rosa che ogni tanto gli altri sport, dal calcio al tiro con l’arco, dalla lippa allo slittino, ci portano via con mio sommo dispiacere perché nel basket di Sky non ce ne sono di telecronisti migliori. Voto 7, ma anche 7 e mezzo se non eccedesse pure lui negli acuti da tenore che mi ricordano molto quelli che proprio non sopporto del pessimo Cicciobello Tranquillo. Voto 1– e non meno perché l’ultima volta che ho dato zero a Gus Binelli poi mi sono dovuto fare un viaggio di ritorno in aereo da Mosca senza poter chiudere occhio: lui infatti era seduto al mio fianco, stava leggendo le mie pagelle sul Giorno e avrebbe potuto anche strozzarmi da un momento all’altro se solo avessi incautamente preso sonno. Però questa Gerry non me la doveva proprio fare. Va bene accompagnarsi a Claudia Angiolini, la mia passione nascosta dai tempi in cui lei studiava arte drammatica e girava con un cestino pieno di gattini. Va bene condividere le telecronache con il figlio di Dino Meneghin e l’argentino Fiorello Sconochini, ad entrambi voto 7 e non solo di stima. Va bene tutto, ma non che giovedì sprofondi in poltrona per vedermi beato e sereno la diretta di Cska-Real Madrid delle Top 16 di Eurolega e debba in fretta e furia cambiare canale perché c’è lui che fa a gara col Gufo con gli occhiali, travestito da Tom, a chi strilla di più e a sproposito in televisione. Quel che è troppo è troppo: e questa di sicuro Gerry prima o poi me la paga. Anche a costo d’allearmi con il Gatto Mammone che nel Medioevo era considerato una sorta di demonio. Ora non so se ieri Cicciobello fosse anche all’All Star Games di Trento. Come vi ho già spiegato, certe pagliacciate le lascio volentieri vedere ad altri. Ma non credo. Al massimo avrà mandato il suo clone, Scimmietta Mamoli. Anche perché il coraggio dell’ominicchio è pari, se non inferiore, a quello dei conigli. E qualche compagno di merenda gli aveva senza dubbio consigliato di girare alla larga da Dindondan Peterson e soprattutto dalla Laura che ha unghie lunghe che graffiano. Cambiando discorso, ma solo temporaneamente, perché la satira è anche un tormentone che dura in eterno sino all’esasperazione, e pure oltre, non ditemi ancora che non ve lo avevo detto che Luca Banchi allenerà la nazionale azzurra Under 20 che fu di Sacripantibus. E soprattutto la Gazzetta non si faccia propria una notizia che in esclusiva vi ho dato io per primo: altrimenti stavolta prendo C10H16O, che altro non è la formula chimica di Canfora (Mario), e lo chiudo a chiave in un armadio così almeno mi preserva dalle tarme che mi mangiano i maglioni di cachemire. SottoBanchi l’ha voluto Ettore Messina e non discuto la scelta che è stata senz’altro ottima. Dico soltanto che Giannino Petrucci ha dovuto digerire anche questo rospo se vuole tenersi stretto il cittì di Catania, cresciuto a Mestre, pure dopo le Olimpiadi di Rio de Janeiro. Anche se malauguratamente non ci andremo. Già il sindaco di San Felice Circeo avrebbe preferito Frank Vitucci a Luca Dalmonte come vice. Ma di tirarsi in casa uno che ha costruito il suo successo nella disonorata Siena, oltre tutto come secondo dell’odiatissimo Simone Pianigiani, non lo avrebbe immaginato di sognare nemmeno in un incubo. Tanto più che Banchi indirettamente è (o era) in causa con la Federbasket alla quale rimprovera (o rimproverava?) quella scellerata transenna a bordo parquet del palasport di Cento, dove si giocarono tre estati fa le finali nazionali Under 15, contro la quale il figlio Alessandro, in forza allora al Montepaschi, si ruppe la tibia e il perone. Quanto all’altro sindaco, quello di Venezia, aggiungo solo una postilla e poi scappo a cena: si guardi Napoleone dai giullari e dalla Contessa di corte, che oggi lo adulano e magari domani saranno i primi a scaricarlo, e ascolti piuttosto quelli che non hanno peli sulla lingua e gli dicono vis-à-vis di cambiare, se vuole, pure anche un allenatore al giorno come le mutande. E’ lui il padrone del vapore. Ma non vada negli spogliatoio ad ogni partita. Perché è una cosa antipatica e pure, sportivamente parlando, anche un po’ da maleducato.