Fate finta che sia stato quattro cinque giorni sulla luna. Dove non si prende Sky. E il canone Rai, oltre a costare l’occhio della testa, non si paga nella prossima bolletta della luce. E così non ho potuto vedere le prime partite dei playoff di basket. Non mi credete? Per una volta, eccezionalmente, fate anche bene. La verità è che avevo la luna di traverso e le palle in orbita, come la terra intorno al sole, e ne avrei voluto approfittare, però poi mi sono informato e ho lasciato perdere. Intanto solo per andare e tornare dalla luna ci vuole come minimo una settimana abbondante. E poi il viaggio non è più gratis come è stato nel luglio del ’69 per i tre astronauti dell’Apollo 11: Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins, il più frustrato degli uomini di questo mondo. E magari un giorno ve ne spiegherò la ragione. Anche se dovreste arrivarci da soli. A meno che non abbiate la zucca di un paio di giornalisti della Gazzetta ai quali o le cose gliele dicono Giannino Petrucci e Livi(d)o Proli o non sanno nemmeno scrivere il loro nome e cognome. L’ultimo prezzo infatti stracciato per orbitare due settimane intorno al nostro satellite, che ha scatenato la passione di tanti amanti, poeti e navigatori del Bel Paese, è di 124 milioni di dollari a testa. Che non sono poi molti se pensate che Giorgio Armani li ha scuciti per tentare di vincere il secondo scudetto in quasi otto campionati di modeste spese e se la rivista Forbes ha stimato la sua ricchezza intorno ai sette miliardi di euro. Però non lo nego che mi sarei volentieri indebitato sino al collo per mettere piede anch’io, come Armstrong e Aldrin, nel Mare della Tranquillità. Così denominato da John F. Kennedy durante un suo famoso discorso al congresso degli Usa nel 1961. Quando promise che gli Stati Uniti d’America entro la fine del decennio avrebbero realizzato il sogno di far atterrare un uomo sulla Luna e farlo tornare sano e salvo sulla Terra. Okay, replicò Richard Nixon, che sarebbe diventato presidente proprio nel 1969 qualche mese prima dello sbarco sulla luna, che seguì in televisione (non ancora a colori) dallo studio ovale della Casa Bianca: “Ma perché, caro Jack, l’hai chiamato Mare della Tranquillità?”. In omaggio, rispose serio JFK, di un gesù bambino che nascerà alla fine del prossimo gennaio e che sarà il Messia di uno dei nostri sport a stelle e strisce: il basket. Che ha inventato per la verità James Naismith, ma che Tranquillo divulgherà in tutto il mondo. In effetti a volte io scherzo con Ciccioblack e sbaglio a prenderlo per i fondelli, ma sono anche il primo che si rende perfettamente conto che un simile genio, al quale Kennedy ha intitolato il mare più famoso della luna, è sprecato a dover tutte le sere raccontare la fiaba dell’orso in una trasmissione su Sky che non vede nessuno e di cui non ricordo neanche il nome. Assieme a quattro sbarbatelli e ad un certo Matteo Soragna, da me soprannominato So-na-lagna, che si veste come Dembiski, o come cavolo si chiama, cioè peggio di un sergente segreto dell’ex Germania dell’Est nel giorno della sua cresima in età un po’ avanzata. Però non è certo mia la colpa se Matteo Mammì, responsabile dei programmi sportivi e uomo di fiducia di Andrea Zappia, amministratore di Sky Italia, non lo vede di buon occhio e non ha occhi che per la generosa e disinvolta Diletta Leotta, bambolina della serie B di Gianluca Di Marzio. La quale, anche per andar a far la spesa al supermercato, porta un tacco alto come minimo 18 centimetri quando pure con le ballerine ai piedi tutti la noterebbero e si girerebbero fischiando. Per dirla tutta è pure onesto ricordare che il nipote dell’ex ministro della celebre legge Mammì (Oscar) lo lascia strillare come un indemoniato ad ogni partita dei playoff della Nba, neanche stessero strozzando la cugina della prozia di Davide Pessina, però Ciccioblack Tranquillo meriterebbe ben altro. Non so, magari d’allenare la nazionale al posto dell’amico Ettore Messi(n)a o i Golden State Warriors di quell’antipatico di Stephen Curry sempre con la dentiera di gomma tra i denti. Al quale lui sì che potrebbe insegnare come si tira e non con quel rilascio della palla che è perfetto solo per Pessima Idea, il nuovo soprannome che oggi ho voluto regalare al buon valdostano di Sky affinchè non si domandi più: ma per chi mi prendete? Per il giullare di Basket Room o Rom o Ron o Rhum? Sia mai. E così dovrò rimediare come al solito io, che non so né leggere né scrivere, con un libro dedicato tutto a Ciccioblack che ho già iniziato a buttar giù dopo aver trovato finalmente un editore che ha capito la straordinaria grandezza di quel Mare di genialità che è Tranquillo e mi sgancia qualche soldino per continuare a sopravvivere con la testa nella luna.