Mi mancano due persone: il Conte Antonio e mia sorella

conte

Vi sorprendo? Non credo. Se ieri vi avevo promesso che oggi avrei riposato come quel dio che creò l’universo in sei giorni e il settimo si concesse un meritato relax. Anch’io avrei volentieri fatto lo stesso, ma visto che non riesco a cucinarmi neanche due uova alla coque, forse è il caso che scriva anche alla domenica. E comunque potrò o no cambiare idea senza chiedere il permesso a mia sorella? Che mi manca da morire. Come il Conte Antonio. Che ha ormai vinto la Premier con il Chelsea. Ma corro troppo e allora mi fermo: tiro il fiato come Marekiaro Hamsik e guardo fuori dalla finestra. E’ una giornata grigia e buia. Almeno in laguna. Di quelle che ti consigliano di tenere accesa la luce in cucina anche a mezzogiorno. Piove o non piove: deciditi, mio caro, ti prego. Tanto mi è passata in ogni caso la voglia persino d’andare a far due passi in piazza con l’ombrello chiuso o aperto. E’ una domenica delle ceneri, mi verrebbe da dire se subito la Tigre, facendosi il segno della croce, non mi rimproverasse ricordandomi che esiste solo il mercoledì delle ceneri. Che segna anche l’inizio della Quaresima. Lo so benissimo, ma se il cielo è color della fuliggine come devo chiamarlo questo benedetto giorno del cacchio? Ieri sera ho visto Mauro Icardi in televisione dalla Maria De Filippi che mio nipote di cinque anni dice che sembra un uomo. E stasera lo rivedrò allo Juventus Stadium. Di solito segna sempre alla mia Signora. Bene, così l’Inter perderà 2-1 e a Massimo Carboni non andrà di traverso tutta la cena ma solo il risotto in bianco. Non sopporto la Beneamata nerazzurra. Lo sapete da un pezzo. Da quella domenica delle Palme dell’83 in cui vinse 3-2 a Marassi con il Genoa di Claudio Onofri e avrebbe invece dovuto pareggiare (1-1) perché quelli erano i patti nemmeno tanto segreti. Imbrogliona e impunita. Ma digerisco ancora di meno le squadre provinciali come il Bologna che si fanno in quattro quando devono affrontare l’odiatissima Juve difendendosi in dieci più il portiere e bastonando come demoni. Poi invece incontrano il Napoli e beccano due gol in cinque minuti. Uno dei quali persino in contropiede con due passaggi di numero: da Reina a Zelielinski e dal polacco a Insigne, uno dei tre magnifici nani della bella favola di Marx Sarri. E ancora non bastasse Mattia Destro si è fatto anche parare il rigore tirato per altro da cani. Mentre del giallo a Callejon, diventato rosso cento secondi dopo, non voglio neanche parlare altrimenti mi rovino il fegato già duramente messo alla prova da certi giornali partenopei con i quali dovresti incartare solo il pesce. Che, quando puzza dalla testa, va buttato. Il nano spagnolo, più isterico del Pipita l’anno scorso a Udine, prima d’essere cacciato aveva crossato al bacio per Hamsik che a volo d’angelo, con la cresta, aveva segnato. E sempre al volo Callejon, di lì a poco, aveva sfiorato il 3-0 al termine di una fantastica azione che Daniele Adani, che parla ormai come un libro stampato, ha così dipinto: “Il Napoli riconosce e interpreta alla perfezione le tavole della legge di Sarri e la sua Bibbia”. Ma cosa dice? E’ matto? E comunque non ho visto il resto dell’anticipo del sabato: mi era bastato mezzo tempo. Al punto che non conosco ancora il risultato finale, ma non credo ci voglia molto ad immaginarlo. Né ho letto i quotidiani del mattino perché adesso comincia la mia domenica del basket con Trento-Venezia a mezzogiorno e non m’interessa altro sino a Varese-Milano del dopo cena. Una cosa però ancora la devo dire. Il Conte Antonio mi manca sempre un sacco. Come la sorella che non ho mai avuto.