Lo sapevate che il Gallo guadagna il doppio del Pipita?

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Avete finito? Avete scritto tutti? Ma proprio tutti? Mi pare francamente di sì. E anche da un pezzo. Dal conte Umberto Zapelloni Mazzanti Viendalmare a Bromuro di Mario Canfora, ovvero C10H15BrO. Che si ottiene dal riscaldamento della canfora con il bromo. Bene. E così adesso Giannino Petrucci non potrà che essere burbanzoso e contento: la sua grande Italia del basket è stato un disastro al preolimpico di Torino e ora non se la fila proprio più nessuno, manco morta. Eppure sui giornali lui non ha ricevuto mezza critica. Anzi. A dimostrazione che non ero matto quando vi andavo dicendo che se li era comprati tutti. Ma proprio tutti. Dal primo all’ultimo. Compreso forse anche il sottoscritto. Al quale ha fatto persino passare la voglia di scrivere di palla nel cestino dopo l’ultima straziante intervista che il federalissimo ha rilasciato a Mamma Rosa. Che avrebbe però sfiancato anche un toro da monta. Come se niente fosse successo. Non andiamo a Rio de Janeiro, pazienza, ma a Jesolo sì se c’è un camp dell’Adidas. Abbiamo perso con la Croazia, era più forte e gli credete? Abbiamo avuto sfortuna, un canestro un palo un tiro sbagliato, ma ci vuole pure prendere per il sedere? Meritiamo lo stesso gli applausi dalla gente come gli azzurri del calcio, e qualche buon scappellotto mai, un uovo marcio, un pomodoro sfatto? Bocciato nessuno, neanche il Mago Bargnani. Promossi tutti, lui per primo. Anche da Valerio Bianchini e Werther Pedrazzi. Che pure stimo. E anche un sacco. Riascoltatelo allora per favore. “Abbiamo giocato il preolimpico in casa, l’organizzazione è stata okappa, l’audience televisiva di Sky super. E adesso me lo dicano gli altri in cosa ho sbagliato?”. Gli altri non glielo diranno mai. Specie se hai a loro regalato (o quasi) l’evento per tenerteli tutti buoni e zitti anche in caso di Caporetto. Come poi è stata. Dalla Rcs a Sky. Che nella partita di finale di quello sventurato sabato sera avrà anche fatto un bel po’ d’ascolti (414.037 telespettatori) per una tivù a pagamento, ma ridicolo se confrontato ai numeri che avrebbe potuto fare la Rai con Fanelli e Michelini. La quale aveva promesso a Petrucci la diretta sul suo secondo canale di Stato. Due milioni come minimo. Ma forse anche tre. Con la gente nei bar e gli schermi giganti per l’Europeo di Francia già montati in piazza. Lo share è comunque stato del 2,91 per cento. Vale a dire che al massimo quarantaquattro gatti, in fila per sei col resto di due, hanno visto gli azzurri bastonati dai croati. Meglio così magari, mi viene da aggiungere incazzato. Così almeno in pochi hanno sentito Ciccioblack Tranquillo strillare come un ossesso: “O famo strano” e hanno visto le figure barbine collezionate in serie da Belinelli e gli amici fricchettoni senza maschera. Specie nell’overtime. Con le lingue fuori, le idee confuse e i visi pallidi che si domandavano: “Ma siamo poi tanto scarsi?”. Scarsi no, ma montati e modesti sì: questa sarebbe stata la risposta onesta da dare se Giannino non li avesse sempre tenuti tutti in palmo di mano facendoli passare per fenomeni. Che non lo erano e non lo sono mai stati. Anche se Danilo Gallinari guadagna il doppio di quello che prenderà il Pipita Higuain alla Juve e non credo sia più famoso di lui sulla terra. Certo è che ci vuole una bella faccia tosta a chiedere “in cosa ho sbagliato?” a chi è già disteso a pelle d’orso e ti lecca i piedi. Gli risponderò allora io: dov’è il problema? Soprattutto adesso che ho i polpastrelli bollenti e la luna è piena. E lo scontento è grande: generale e palpabile. Per le strade, tra la gente, persino nelle segrete stanze del Palazzo. Addirittura su Facebook hanno raccolto più di trecento firme. “Gianni Petrucci dimettiti” era l’invito. Una coraggiosa iniziativa, oltre che lodevole, ma senza speranza: quello non lo smuove neanche una cannonata. “Ammazzate oh”. Anzi, ha rafforzato le trincee e ha già blindato la sua riconferma per altri quattro anni. Nessuno infatti si farà avanti quest’inverno per contrastare la sua corsa in discesa all’ennesima presidenza federale nonostante nemmeno Gian Burrasca in così poco tempo sarebbe stato capace di fare tanti danni al nostro basket. Perché passi che tu perda anche con la Croazia e non vada ai Giochi di Rio dopo aver però buttato al vento due milioni e mezzo d’euro per organizzare il preolimpico e aver venduto l’anima a Bau Bau Mann. Ma è imperdonabile e avvilente che il fiore più bello d’Italia, la Reggio Emilia dei De Nicolao, Della Valle, Aradori, Polonara e Cervi, per vendetta sia stato reciso dal giardino d’Europa e buttato nella mondezza. E più ancora che l’immagine della pallacanestro azzurra sia finita sotto le suole delle scarpe e sia sparita dalle pagine anche dei giornali sportivi. Come un qualcosa che tremendamente puzza di marcio.