Un segno del destino? Non credo. Finali tricolori under 18 a Udine: Trento sculaccia (65-53) i campioni in carica. Che poi sono i ragazzi dell’Umana. Partita segnata già alla fine del primo quarto: 31-10. Un film già visto, o quasi, ventiquattr’ore prima tra gli adulti. Venezia 5/19 da tre punti. Sempre meglio dei più grandi: 8/36, ma soprattutto 0/7 dopo dieci minuti e 2/16 all’intervallo lungo. Non ho mai dato molto importanza ai numeri del basket e ai raffronti col passato. Prossimo o remoto, però stasera, di nuovo al Talercio, mi va di pensare che andrà diversamente da sabato. E cioè che per esempio Bramos (1/6), Filloy (0/5) e Haynes (3/7 a babbo morto) stavolta sganceranno meglio le loro bombe e centreranno il bersaglio grosso. Ovvero che la Reyer pareggerà il conto e andrà mercoledì a Trento sull’1-1. E comunque non fatela troppo complicata: quel che conta nel basket è fare canestro. Come m’insegna il mio maestro Tonino Zorzi. Poi c’è anche la difesa: è ovvio. E la fisicità, l’energia, l’atletismo, il playmaking come scrivono quelli che ne sanno. Ma s’attaccano al tram se difendi come dio comanda però non segni neanche in una vasca da bagno. Prima dell’inizio della serie scudetto non trovavi un gondoliere che non ti dicesse: “Mal che a vada, vinsemo 4-1”. E ora che avete visto i sette gatti dei miracoli con otto vite, una più dei gatti, come la mettete? “Se ne va de lusso, ghe ne vinsemo una”. Prima sbruffoni e adesso cacasotto? Così son fatti i veneziani di Cannaregio e del Lido. E quelli di terraferma e in particolare di Mestre? Non avete per favore una domanda di riserva? In più stasera Ray Ban De Raffaele mischierà le carte e non perché glielo ha suggerito Napoleone Brugnaro: lasciate che questo lo pensino i signori che nel salotto fucsia siedono intorno al loro sindaco e gridano “passi” anche a gioco fermo e unicamente per fargli piacere. Piuttosto non vi dovrete stupire se Julyan Stone sarà aggrappato a Aaron Craft e se il livornese di Ovosodo darà di nuovo fiducia a Ben Oertner e rispedirà in tribuna Tyrus McGee. O se Stefano Tonut, di gran lunga sabato il migliore oro granata, e non di una spanna, checché ne dica Mamma Rosa, entrerà tra i primi cinque. A proposito del mulo dagli occhi verdi, prima che me ne dimentichi, vi anticipo che mercoledì a Roma s’incontreranno Ettore Messina con i suoi più stretti collaboratori, Pino Sacripanti, Giordano Consolini e Roberto Brunamonti, per completare la lista degli azzurri che parteciperanno al raduno del 21 luglio in Trentino a Folgaria. Tra i convocati non ci sarà il Mago Bargnani. Meno male. Così come anche Alessandro Gentile e Daniel Hackett rischiano di non giocare gli Europei di Tel Aviv e Istanbul se non saranno al top della forma per fine agosto. Sempre mercoledì Giannino Petrucci, che oggi ha pranzato con Sacripantibus, volerà con la nazionale femminile alla volta di Praga. Dove venerdì le azzurre di Andrea Capobianco esordiranno all’ora di pranzo con la Bielorussia e la loro avventura continentale in Repubblica Ceca sarà seguita da Sky che sarebbe anche stufa di buscarle di santa ragione ogni volta dalla Rai. Che proprio tra quattro giorni trasmetterà in chiaro sul secondo canale da Trento la quarta partita della finale scudetto e non farà meno di un milione di telespettatori. Gli ultimi dati d’ascolto del basket sull’emittente di Murdoch sono stati infatti ridicoli. Per non dire deprimenti. Al punto che sono molto preoccupato per Flavio Tranquillo al quale affettuosamente dico di non prendersela troppo se sabato il suo speciale Basket Room ha avuto uno share pari allo 0,18 %. Sì, avete letto bene: zero virgola diciotto per cento. Però sarei una carogna se non precisassi anche che nel proseguo della serata lo share di Sky ha avuto una forte impennata raggiungendo il tetto dello 0,37 % nel secondo tempo di gara 1 del Taliercio per consolidarsi poi intorno allo 0,20 %, e una media di ben 14 mila appassionati, per la replica della finale della Nba tra i Cavs di Lebron James e i Warriors di Steph Curry poco prima della mezzanotte. Ci sono ben altri valori nella vita. Caro il mio Ciccioblack. E intanto segnati questo nome: Federico Miaschi, genovese del 2000, il Moise Kean del nostro basket, il primo canestro in serie A di un millennial, 26 punti con 5/12 nelle triple ieri a Udine nell’under 18 della Reyer per altro sconfitta da Trento. Così magari domani mi ricordi che te ne parlo più approfonditamente.