Fate come me: non guardate più quella brutta Vespa

 

            27 ottobre, lunedì       Credevo di potermi prendere una bella settimana di riposo che non posso chiamare di ferie perché al massimo giovedì vado a Milano a pranzare con tre amici carissimi nel ristorante dove la prima cosa che adesso mi viene in mente non erano le penne strascicate al pomodoro o la superba milanese con l’osso, ma la partita a carte dopo cena. Quando si facevano anche le ore piccole su due tavoli giocando a scopone scientifico con quattro carte in tavola: primiera settebello carte e ori. Ai sedici punti. Non per soldi, anche perché non me lo sarei potuto permettere, ma per l’onore. In coppia spesso e volentieri, lo posso dire solo io, col (mio) maestro Franco Grigoletti. Che per la verità non mi ha mai tirato in faccia le carte come mi sarei qualche volta magari anche meritato. Dal momento che lui era bravissimo e io non sempre mi ricordavo gli sparigli. Così come era assai brava Mina. Sì, Mina, la Tigre di Cremona. Poco prima di ritirarsi definitivamente a Lugano. Un gran peccato. Ma ho giocato anche contro Gino Bramieri e suo figlio Cesare, o Tatà Giacobetti del Quartetto Cetra in coppia con Renato Sellani o, meglio, il maestro Sellani dell’orchestra Rai diretta da Gorni Kramer: un signore del jazz, molto alla mano, una persona squisita.

Come avrete capito, quando parto con i ricordi dei bei tempi che furono, poi non mi fermo più. E per questo, bando alle chiacchiere, ha perfettamente ragione chi sostiene, come mia figlia, che dovrei finire di scrivere il libro sulla mia vita immersa nello sport. Piuttosto che sul blog o, per denigrarmi, su Facebook. Sia chiaro: a me piace scrivere perché mi riempie i giorni della vecchiaia incontro alla quale vado galoppando libero. Con le bianche chiome al vento e, perché no, anche felice nel mio intimo. Mi si perdoni la retorica, ma l’ho usata ad hoc per dire adesso quanto la detesti. O la aborri, come direbbe Giampiero Mughini che pure non la può vedere, ma ci gioca sopra – spero – per amor di satira. Come il vostro scriba. Che odia i blog che adopera solo per suo esclusivo uso e consumo. E i blog lo odiano a loro volta e gliene combinano di cotte e di crude. Santa pazienza.

Mi piace scrivere. Questo lo so e lo confesso. Di pallacanestro soprattutto. Non lo nego. Anche perché, abbandonando la falsa modestia, pur spostandomi poco o niente, ma avendo delle ottime conoscenze in materia e amici molto fidati, penso di saperne non dico una più del diavolo, ma quasi. e comunque di sicuro una più di tutti gli ultimi arrivati tra i cronistelli di città o di provincia che sono convinti d’essere nati imparati soltanto perché sanno tre cose di basket messe in croce e quattro parole d’inglese imparate da Ciccioblack Tranquillo. Il quale non indovina nemmeno mezza telecronaca pro EA7 Emporio Armani, che con lui al microfono – fateci caso – perde nove volte su dieci, o mezza dritta nazional-popolare da quando è nato (1962) e non gli manca quindi molto, spero, per andare finalmente in pensione. Ma sono sicuro che saprà comunque ricicciarsi come il suo vice nella Banda Osiris, la famosa Iena Ridens, Andrea Bassani, che è pure è più vecchio di lui e del quale non sapevo che fine avesse fatto. Dopo d quella volta, circa un paio di lustri fa, Jordi Bertomeu,  storico numero uno dell’EuroLega sino al 2022, l’aveva sbattuto nel sottoscala di qualche scantinato di  Barcellona e non lo avrebbe più visto manco dipinto.

Ci penserà infatti il settantenne Maurizio Gherardini a dare qualcosa da fare a Ciccioblack in LegaBasket ora che la Banda Osiris lo ha voluto presidente. Ovviamente  ben retribuendolo. Come ha fatto, e ve l’avevo anticipato, con Iena Ridens. Che è diventato assieme a Mammoletta Mamoli responsabile delle comunicazioni televisive o di qualcosa del genere. Fatto sta che ieri, al suo esordio, la nuova tv della Lega che si chiama con scarsa originalità LBA TV , “game day, every day”, “una piattaforma unica per vivere il basket ogni giorno“, come no?, è andata in tilt. O forse l’applicazione di Deltatre, “leader globale nello sport-tech“, non è funzionata. Fatto sta che non so quante partite non siano andate in onda domenica in diretta. Tre? Quattro? Tutte? Davvero non lo so dal momento che i miei aficionados sono perfettamente al corrente che mi registro sempre tutti i match della serie A che poi magari vedo quando ho tempo. E nemmeno oggi ne ho avuto. Per fortuna di LBA TV e di Deltatre consociate. Prima cioè che mi girassero sul serio le ciribiricoccole per i 99,9 euro d’abbonamento che ho già speso. Ma giuro che ne ho scuciti 100 e, come il prodigo Flavio Tranquillo, che ha scritto un libro sul generosissimo Danilo Gallinari, non ho preteso il resto.

Aficionados e scriba erano due termini cari a Gianni Clerici. Che mi manca da morire quando leggo qualcosa di tennis. Ovvero tutti i giorni. Che poi il dottor Divago, come lo chiamava affettuosamente il compagno di banco Rino Tommasi, abbia scritto pure di basket sul Giorno prima di Grigoletti e del sottoscritto, in pochi se ne ricordano, ma ve ne riparlerò di sicuro molto presto perché lo merita. Adesso devo invece spiegarvi perché ho bruscamente interrotto al secondo giorno di otto il mio riposo che pensavo meritato avendo scritto dal primo d’ottobre, come promesso, ben diciotto pezzi e pure parecchio lunghi. Ma non potevo più star zitto dopo aver seguito ieri sera la prima puntata della nuova edizione di Report ormai prossima ai trent’anni e le inchieste, se Dio vuole, di Sigfrido Ranucci e dei suoi fedeli collaboratori, coraggiosi e maltrattati come lui, che non potete non rivedere,  magari su RaiPlay, a proposito delle nomine e dei finanziamenti nel mondo della cultura che non può essere solo di destra quando, mi spiace per Giorgia,  mia figlia, o la Meloni, presidente del Consiglio, ma è sempre appartenuta alla sinistra vilipesa ancora oggi  con l’epiteto di “sporca comunista“.

Cominciando dalla sagra del fungo porcino di Lariano tra i castelli romani che ha ricevuto dal ministero dell’Agricoltura e dal ministro Francesco Lollobrigida la modica cifra di 120.000 euro, presi dai fondi pubblici, senza una gara d’appalto, per funghi che quasi sicuramente non nascono in quei boschi, ma arrivano dai Paesi dell’Est Europa, in primis la Romania. Per non parlare, ma parliamone, dei finanziamenti che provengono dalle fondazioni Usa verso quelle europee legate ai partiti di Governo italiani per far sgretolare  l’Unione Europea. Passando per la nomina della nuova direttrice musicale della Fenice di Venezia, Beatrice Venezi, giustamente contestata da tutti gli orchestrali dello storico Teatro con uno sciopero pacifico in Campo Sant’Angelo. O quelle di Cinecittà o di Ales, società in house del Ministero, tutte assegnate da Fratelli d’Italia o dalla stessa sorella della Meloni, Arianna, ai suoi amici o agli amici degli amici. Come a La Russa jr. che non è difficile indovinare di chi sia figlio. O a Fabio Tagliaferri, l’autonoleggiatore di Frosinone che ora ha il triplice ruolo di consigliere, amministratore delegato e presidente di Ales. Grazie a FdI, lo dichiara lui stesso non sconfessando l’appartenenza morbosa a quel partito.

Uno schifo tremendo. Ma è Report che deve pagare una multa di 150.000 euro al garante della privacy per volere di uno dei suoi quattro componenti, Agostino Ghiglia, ex parlamentare d’Alleanza Nazionale, beccato dalla trasmissione in prima serata su Raitre mentre si reca mercoledì scorso nella sede romana di Fratelli d’Italia in via della Scrofa poche ore prima della pesante sanzione. “Sarebbe interessante sapere se Ghiglia ha parlato in  quella sede della multa a Report” si è solo chiesto Sigfrido Ranucci. Può? In questa destra e con questo regime pare proprio di no. Mentre Bruno Vespa, culo e camicia con Giorgia Meloni, può dire quello che vuole su Jannik Sinner del quale non sa niente di niente. Perché un italiano – si è chiesto la brutta bestia della (mia) foto – dovrebbe tifare per Sinner che parla tedesco e vive a Montecarlo?”. Intanto Jannik non ha mai parlato nella sua lingua madre in televisione se non domenica quando ha vinto anche il torneo di Vienna battendo il numero tre al mondo, Alexander Zverev, che viene da Amburgo, e stavolta non Alvarez come la Vespa (o il Vespa?) chiama  Alcaraz (e non Alcatraz).

Sinner ha stracciato Alcaraz a Riad incassando poco meno di sei milioni di dollari. Una bella cifra che ha comunque devoluto interamente in beneficenza ad una Fondazione che lui stesso ha creato per sostenere i bambini e i giovani atleti delle sue terre d’origine. In Val Fiscalina, Dobbiaco e San Candido, Sesto Pusteria e dintorni. Questo lo sa il vostro Brunetto? Che da tempo non guardo più in televisione e voi, se state dalla parte di Jannik, dovreste fare altrettanto: non vedere più Porta a porta. Manco per sbaglio. Lui vive d’audience e vanità. Smontatelo assieme a me. Mattone dopo mattone. O meglio: massone dopo massone. Come in un futuro processo. Dal quale non c’è proprio niente da imparare. Neanche nella sua materia: il giornalismo ruffiano. O mi sbaglio? Se invece pensate che tutte queste squallide storie che vi ho raccontato riprendendole da Report non le dovrei trattare quando scrivo di sport, anche qui siete completamente fuori strada. O forse la politica d’oggi non ha forse affondato mani luride e piedi sudici nel mondo del calcio come non avrebbe mai dovuto fare. E poi ve l’avevo già detto: chi mi tocca Jannik, muore. Ammirando di lui tante cose: la buona educazione, il sorriso sereno, la diversità innata. Oltre al quel suo tennis meraviglioso che ha conquistato tanti ragazzi che nel giro di un paio d’anni hanno raddoppiato il numero delle iscrizioni ai tennis club del Bel Paese. Ma questo non fatelo sapere a Vespa. E  lasciatelo pur vivere nella sua ignoranza. Che è il suo brodo quotidiano.