Dorothea quanto sei bella e quanto è bello il biathlon

dorothea

Che dire? Persino a Max Ambesi, il guru del biathlon, mancano le parole. Di sicuro è emozionato, ma non lo vuol far capire. Max, se non ricordo male, deve essere anche bianconero: meglio ancora. Come Dorothea Wierer che ha vinto la sfera di cristallo per il secondo anno di fila (nella foto) quando sembrava ormai d’averla persa al terzo poligono. Dove aveva sbagliato il primo e l’ultimo dei cinque colpi sparati in piedi. Due giri di una trentina di secondi di penalità ciascuno e soprattutto Tiril Eckhoff, non bella come lei, ma più svelta sugli sci e precisa con la carabina, era in testa nell’ultima gara della stagione con quasi un minuto di vantaggio sull’azzurra della Val Pusteria. Alle porte dell’inverno. A Kontiolahti, nel gelo (meno 5) della Finlandia e di uno stadio brutalmente vuoto. Senza gente e senza colori. Ed è superfluo che vi spieghi le atroci ragioni. Centosettantacinque morti in più rispetto a ieri per coronavirus oggi in Italia. Numeri che cominciano a fare impressione. Se potete, blindatevi allora in casa. Come foste agli arresti domiciliari. E come consigliano anche i cinesi di Wuhan che dall’epidemia stanno uscendo se è vero che i casi d’infezione da Covid-19 negli ultimi due giorni sono stati non più di quattro o cinque. Numeri che danno speranza e sorridono alla vita. Code di carri funebri davanti al cancello d’ingresso del Monumentale di Milano. Il cimitero di Bergamo tristemente chiuso. Fatele vedere queste immagini a Littorio Sgarbi per fargli capire come si sia bevuto il cervello andando dietro al suo Berlusca. Che intanto è scappato in Francia con Marta Fascina, trentenne deputata di Melito di Porto Salvo in Calabria, eletta però nel collegio blindato della Campania, e si è rifugiato nella villa della figlia Marina a Chateauneuf-de-Grasse, 35 chilometri da Nizza. Evidentemente Francesca Pascale, 35 anni a luglio, segno zodiacale Cancro, l’ex velina di Telecafone a Capri, era diventata troppo vecchia per i pruriti dell’arzillo Cavaliere. Non tutti i mali vengono comunque per nuocere e difatti dalla forzata quarantena nella mia dolce dimora ho potuto finalmente seguire su YouTube l’intervento di un paio di settimane fa dai banchi della Camera dei deputati dell’onorevole Sgarbi. Che strillava neanche fosse nel tinello della sguaiata Barbara D’Urso: “E’ una presa per il culo, è ridicolo, è una finzione, è un procurato allarme per una peste che non c’è. C’è solo un governo che finge un’emergenza e propone un decreto voluto da un presidente (il Conte Giuseppe, ndr) nato dal nulla che per forza di cose deve dimostrare d’essere più bravo di Fontana e Zaia, ma ne renderà conto alla Corte Costituzionale. Ma che roba è? E dov’è il pericolo per chiudere le scuole, i musei, i teatri? Questa è una violenza bella e buona contro la cultura, contro la civiltà, contro il buonsenso”. E non ha urlato a mitraglia cento volte “capra” perché ha preferito lasciarsi andare a una chiusura di discorso di ben più alto spessore: “L’epidemia insomma non esiste ed è piuttosto una presa per il culo enorme”. Bravo Vittorio. Da destra è una standing ovation, mentre ai deputati alla sua sinistra è dedicato l’ultimo cordiale saluto: “Una volta in più Matteo Salvini, chiedendo l’urgenza dei provvedimenti anti coronavirus, ve l’ha messo nell’ano!”. Ma non è nemmeno finita qui. L’equilibratissimo critico d’arte ferrarese ha infatti oggi promesso che lunedì mattina presenterà “una denuncia penale per procurato allarme – e ridagliela – contro la fantomatica associazione Patto Trasversale per la Scienza”. La quale, fondata da Roberto Burioni e Guido Silvestri, ha invece già opportunamente presentato nel pomeriggio un esposto penale contro Sgarbi. Che pare proprio che non sia contento se non fa rumore. Disgustato, spalanco la finestra di nuovo su Kontiolahti in cerca di un po’ d’aria pulita. E trovo l’amico Dario Pupo che sarebbe tentato d’abbracciare il fratello d’Eurosport se non fosse proibito. Certo è che ha davvero ragione a chiedersi: “Ma cos’è il biathlon?”. Uno sport fantastico, gli rispondo subito io. “Che non avete neanche la più pallida idea di cosa sia se non avete visto questa incredibile gara ad inseguimento che più pazza di così non sarei nemmeno riuscito ad immaginarmela”, ha aggiunto entusiasta Max Ambesi. In effetti al quarto poligono Tiril Eckhoff s’è affacciata con la Coppa del Mondo di pursuit in mano e quella generale che le scoppiava nello zainetto. Ha aperto bene, ma ha poi sbagliato il secondo e pure il terzo e persino il quarto bersaglio permettendo a Dorothea con un solo errore al tiro addirittura d’affrontare l’ultima severa salita nel bosco davanti alla norvegese e d’arrivare insieme al traguardo. Decima Eckhoff, undicesima Wierer. Ma quel che più contava è che la nostra azzurra con gli occhi da gattina, disegnati da un pennello siberiano, ha preceduto di sette punti la giovane vichinga nella classifica finale di Coppa del Mondo. Oggi Mamma Rosa, disperatamente orfana del calcio che non si gioca in nessuna parte d’Europa e molto indecisa sul da farsi, quando sarebbe semplicissimo dire “ci si rivede dopo Ferragosto, sono altri adesso i problemi”, ha dedicato al biathlon un piede in trentesima pagina e un titolo sin troppo pessimista. Da toccarsi sotto. Domani invece ci spiegherà suonando la grancassa o il violino, fa lo stesso, che lo sci è donna. Dopo le tre Coppe del Mondo vinte negli ultimi tre giorni da Federica Brignone, Michela Moioli e Dorothea Wierer. Ovvero la scoperta dell’acqua calda. Io invece le dedico il Cucù repubblichino di Sebastiano Messina che le sta addosso di un bene da non dire: “E’ commovente la consapevolezza della drammaticità del momento che si coglie negli occhi di chi legge con ansia febbrile ogni dato, ogni notizia, ogni aggiornamento, cercando la risposta alla domanda che le stringe il cuore: ma davvero quest’anno non sarà assegnato lo scudetto?”. No, ma si potrebbero giocare i playoff caldeggiati dai giornali nerazzurri, ovvero da quasi tutti, che propongono la disputa dei playoff. Come no? A quattro squadre: l’Internazionale, l’Intertriste, l’Interdetto e l’Interasiatico. Così non è campione d’Italia né la Juve, né la Lazio. Ma indovinate un po’ chi? Domani la risoluzione del quiz di uno della famiglia Bartezzaghi pescato a caso. Così vi racconto anche la curiosa storiella dell’Anonimo veneziano del basket che vi avevo promesso o quelle inedite di Re Carlo Recalcati in federazione accanto a Giannino Petrucci che ha litigato con Zanetti Segafredo o di Daniele Baiesi dal Bayern Monaco alla corte di Ettore Messi(n)a o della rivoluzione nell’ufficio-stampa dell’Armani o dei tre saggi della Lega: Aldo, Giovanni e Giacomo. E vedrete che ci sarà da morir dal ridere. Stando, mi raccomando, tutta la domenica barricati in casa.