Per una volta mi è andata bene. Capita. Ma non per questo mi vanto di capirne di palla nel cestino più d’una unghia di Napoleone Brugnaro. Nel tardo pomeriggio di ieri, prima di volare a Bologna nella casa del basket, avevo speso parole dolci nei confronti dell’Avellino di Gianandrea De Cesare e dei suoi generali, Pino Sacripanti e Nicola Alberani. Parole dolci ho scritto e non mielose: perché di me potete dir tutto, ma non certo che sono un lecca lecca alla fragola o alla menta. E la sera Avellino ha vinto a Trento una partita che era facile prevedere difficile ed è stata infatti durissima se la Sidigas ha dovuto risalire la corrente dal meno undici (72-61) sfoggiando un ultimo quarto da 25-9, un Rich che ha ripetuto il 33 di Sassari, e per questo ora è per tutti il Doctor Jason, e un Filloy che la Reyer sa molto bene quanto sia bravo nello sparare i fuochi d’artifici quando il finale è pirotecnico. Non so invece quanti soldi abbia De Cesare che ha l’elicottero e lo pilota. In Irpinia dicono che non lo sappia nemmeno lui. E comunque ne spende per la squadra di pallacanestro più del sindaco di Venezia. Che oggi al Principe di Savoia, prima della sfida del Forum, si è incontrato con Giannino Petrucci e gli ha chiesto quel che vi avevo anticipato da un paio di settimane. Ovvero la deroga per giocare i playoff al Taliercio senza dover emigrare al Palaverde. Ora di politica ne capisco poco o nulla. E men che meno sono capace di sbrodolarmi addosso. Anzi, quando ci provo, sono più goffo di una foca e della sentinella Peric. Però le chicche le ho e ve le scarto ogni giorno come caramelle. E comunque non ne farei un dramma d’andare a giocare a Treviso. Neanche mezzora in macchina da Mestre andando a cento all’ora. Ye ye ye ye – ye ye ye ye. O, se preferite, blen blen blen blen – blen blen blen blen. Così come penso che Napoleone può inventarsi tutte le blind trust di questo mondo nelle quali far confluire le sue società, ma ugualmente sarà difficile che gli lascino costruire un palasport da diecimila posti sui suoi terreni (da bonificare a spese se Comune) ai Pili di Marghera. Al vertice di Milano hanno partecipato, oltre a Petrucci e Brugnaro, anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò, il segretario generale della Fiba, Patrick Baumann, che affettuosamente chiamo da tempo Bau Bau Mann, e il padrone di casa Livio Proli più Livido che mai. “Can non magna mai de can” è un detto delle mie parti che non credo debba tradurre neanche per Bau Bau Mann. Tuttavia, per restare in tema, potrei imparare ad abbaiare alla luna se Malagò non sarà riuscito a fare da paciere tra le parti che alla fine raggiungeranno un accordo sul 6+6 in serie A. Ovvero al massimo sei stranieri per club. Che sono sempre un sacco. Così come sono comunque tantissimi sei italiani. La musica non cambia. Blen blen blen blen – blen blen blen blen. Canta sempre Gianni Morandi. Mentre per la serie: non ce la faccio proprio a rinunciare a non farmi i cazzi di Mamma Rosa, un richiamo su Avellino campione d’inverno io l’avrei anche fatto in prima pagina sulla Gazzetta. “Cerella al Forum” è un titolone invece che ha fatto morir dal ridere me e il Paron. In effetti, con tutto il rispetto per il bellissimo Bruno da Bahìa Blanca, mica stiamo parlando di Spencer Haywood che nella Reyer di Carrain e Zorzi ha giocato nel 1980-81 segnando quasi mille punti in 39 partite con le mani in tasca. Altri tempi. Però vi giuro che è stato bello tornare al Madison. Nel cuore di Bologna. Pieno come un uovo e una curva fortitudina (nella foto, ndr). Che non so se poi sia un vanto per un tifoso delle vu nere. Questa è la mia casa. Raccontatemi pure tutto quel che volete: non c’è Forum che tenga. Così come non ci piove, comunque la volti e la giri, che non è questa la stagione dei grissini. Reggio Emilia al Paladozza ha giocato di nuovo una buona partita. E nel complesso il palio di Piazza Azzarita, non ascoltate gli scettici blu, è stato niente male. Meglio d’accordo la Virtus di Ramagli che non ha vinto con i soliti cavalli, ma con Umeh, Slaughter e Baldi Rossi finalmente sugli scudi. Però alla Grissin Bon del mio Max Chef preferito non c’è neanche mai una ciambella che le riesce per una volta con il buco. Un primo tempo di Markoishvili mostruoso (18 punti e 6/8 nelle triple) e incoraggiante di Cervi che al rientro si è portato a scuola Lawson. Reggio anche avanti di 14, quando sul più bello (10-22) si strappa Chris Wright, il ginocchio di Cervi torna a fare i capricci e persino Lafayette contro i piccoli grissini diventa un leone. Ma prima o poi cambierà il vento e non escluderei ancora la Erre biancorossa dall’alfabeto dei prossimi playoff.