
25 ottobre, sabato Non chiedetemi cosa ha fatto mercoledì la Reyer in EuroCup. Non lo so e più di tanto neanche m’interessa saperlo. Anche se per la verità mi ero registrato su Sky la partita degli oro-granata d’Olivetta Spahija a Cluj Napoca. Che credo si trovi in Transilvania. E non deve essere nemmeno una piccola città come Cantù o come la squadra di palla nel cestino, l’Universitatea, che non ha mai vinto – mi pare, ma mi potrei sempre sbagliare – un campionato rumeno in vita sua. Pensa un po’? Rumeno, ho detto, e non spagnolo o tedesco. Mentre Cantù ha conquistato ben due Coppe dei Campioni e tre scudetti: non so se mi spiego? Ebbene, per farla breve, se ne sono capace, ma ne dubito, la televisione nata dalla fusione di Telepiù e Stream nel 2003, vi ricordate?, e controllata sino a un paio d’anni fa dal magnate Rupert Murdoch, un birichino australiano molto geloso che a marzo compirà 95 anni e non ha ben presente nemmeno lui quante volte si è sposato e separato. Cinque o forse sei: con una commessa e assistente di volo di Melbourne; con una giornalista scozzese del Daily Mirror, risarcita poi con 1,2 miliardi, briciole in confronto al suo patrimonio superiore ai 22 miliardi di dollari; con una trentenne cinese, sospettata d’aver avuto anche una relazione con Tony Blair; con la modella e attrice texana Jerry Hall, ex di Mick Jagger, e infine la scorsa estate con una biologa molecolare russa in pensione. Dalla quale vorrebbe magari avere pure il sesto figlio. Senza contare l’enorme passione di Murdoch per un’igienista dentale, come la Nicole Minetti di berlusconiana memoria, la vedova del popolare country Chester Smith. Con cui anche si è fidanzato senza però poi convogliare a nozze. Fortemente temendo che se la facesse con il conduttore della sua Fox News, Tucker Carlson, che dispose comunque di licenziare in quattro e quattr’otto.
Stavo dicendo? Ah sì, di Sky. La quale tra tanti difetti ha anche quello di troncare spesso le registrazioni dell’avvenimento in corso sul più bello. Di basket, ma anche di calcio e soprattutto di tennis. Maledetta! Come Cluj Napoca-Venezia a metà del primo tempo supplementare sul 99 pari manco a farlo apposta. Mentre mi sono dovuto digerire tutta Trento-Ankara finita 60-80 a favore dei turchi, semisconosciuti pure loro e difatti penultimi in campionato con una sola vittoria. La squadra di Massimo Cancellieri è crollata nell’ultimo quarto dopo che nel terzo aveva ridotto lo svantaggio a 8 punti, ma la cosa non deve stupire perché non è attrezzata per scendere sul parquet ogni tre o quattro giorni e non ha diciassette giocatori, di cui nove stranieri e quattro oriundi, come l’EA7 Emporio Armani di Pantaleo, leon leon, Dell’Orco.
E allora perché il presidentissimo Luigi Longhi, che pure è uno dei pochissimi dirigenti ancora in gamba nella nostra disastrata pallacanestro, ha di nuovo iscritto la Dolomiti Energia all’EuroCup dove non è mai approdata alla seconda fase? Perché l’Europa interessa alla Regione Trentino che qualche bel soldino lo sgancia anche per disputare questa competizione. E allora diciamocelo: fa bene. Anzi, un sacco bene. Così come è stato un sacco bello che l’anno scorso Trento abbia vinto la Coppa Italia di Torino battendo proprio in finale Milano. Con la splendida cubista che a tutto volume ballava mezza nuda durante i time out quasi in faccia a Ettore Messi(n)a e a Galbi Galbiati, il tecnico di Vimercate che ora allena il Saski Baskonia di Vitoria-Gasteiz. Che nella Liga ha messo sotto (105-100) il Real Madrid, mentre nell’EuroLega non ha ancora tolto un ragno dal buco ed è a rischio esonero seduta stante. Mi spiace. Anche se ho così tanti amici allenatori a spasso che uno di loro a caso potrebbe tranquillamente prendere il suo posto.
Si racconta che questo sia stato il vero motivo per il quale è stata chiesta e ottenuta la testa del presidente Umberto Gandini. Allora è stata colpa della cubista di cui purtroppo non ricordo il nome, però non dimentico a chi ha dato il suo numero di telefonino? E comunque la Banda Osiris mi faccia il piacere: se ne inventi un’altra di leggenda metropolitana. Questa non sta proprio in piedi. Anche perché Gandini non ne sapeva niente di quello spettacolino fuori copione e s’arrabbiò molto col suo collaboratore del quale non faccio adesso neanche il soprannome, che gli ho già dato illo tempore, perché non voglio assolutamente compromettere la sua nuova ascesa nella Lega di Maurizio Gherardini. Che, come vi avevo anticipato la settimana scorsa, ha provveduto al suo esordio d’ufficializzare il ritorno dopo quasi cinque lustri d’Andrea Bassani, alias Iena ridens, che insieme a Ciccioblack Tranquillo posero la prima pietra per la disfatta della nostra pallacanestro all’inizio di questo secolo firmandola con la doppia sigla: bo in corsivo. Che non era la vecchia targa di Bologna, ma le iniziali di Banda Osiris. Alla quale aveva aderito al volo Gherardini, allora alla Benetton con Giorgio Buzzavo e Pierino Bucchi. Evviva!
Intanto, sempre girando le spalle alla televisione e sempre pensando che la storia dei matrimoni di Murdoch ve la dovevo proprio raccontare, ho sentito più che visto il Fenerbahce del buon Nicolò Melli pivot, pur senza Gherardini giemme, che ha fatto suo in trasferta il derby con l’Efes e così, in coda alla registrazione della fantastica impresa della Virtus che ha rifilato ben 16+1 punti di scarto alla ex capolista Panathinaikos del grande Ergin Ataman, ho pure appreso che la Reyer, di cui vi raccontavo nel bel principio, è riuscita a perdere il terzo match su quattro d’EuroCup. Nonostante sia il club più ricco d’entrambi i gironi della coppa nella quale negli ultimi due anni o non ce l’ha fatta a conquistare con Olivetta il sesto posto nel gruppo di dieci squadre o è subito uscita al primo turno dei playoff. Anzi, dei play-in. Ma si può? Io dico di no.
Nel prossimo autunno, tanto per capirci, la Reyer avrà finalmente il suo palasport da 10mila posti nell’area del Bosco dello Sport, ad un tiro di schioppo dall’aeroporto Marco Polo di Tessera, se sarà data un’ultima accelerazione ai lavori che sono a buon punto. E quindi avrebbe la capienza necessaria per giocare anche l’EuroLega al posto della Virtus, che è ancora senza sponsor, qualora le riuscisse di vincere proprio l’EuroCup. Però con Spahija alla guida, anche mi sbaglierò, ma la cosa mi pare assai improbabile. E lo sapete, perdonatemi l’immodestia, difficilmente mi sbaglio nel basket. Come che non c’era da preoccuparsi – ve l’avevo detto – della Olidata di Super Ronci–Ivanovic schiaffeggiata al Paladozza dalla Vanoli. E come del resto la imbroccava spesso e volentieri Luigi Brugnaro quando una delle sue priorità erano proprio gli orogranata con i quali aveva un ottimo rapporto, usando le buone o le cattive maniere, ogni domenica nello spogliatoio del Taliercio. Pur parlando solo in veneziano con gli americani.
Lasciando per il momento ai margini della faccenda Federico Casarin, anche se così purtroppo non è, dal momento che il primo cittadino di Venezia si fida ancora ciecamente di lui, come del resto Giannino Petrucci del suo vicario nonostante il vice presidente della federazione non sia nemmeno riuscito a portargli i voti del Veneto nell’ultima assemblea elettiva, c’è da dire che il futuro prossimo della Reyer è più in mano al figlio Andrea, che ne capisce di palla nel cestino quanto il padre, e soprattutto alla bella Stefania che, seguendo molto da vicino la squadra femminile, ha fatto nelle ultime stagioni con l’Umana d’Andrea Mazzon e Eugenio Dalmasson assai meglio dei maschiacci di Neven Spahjia. Al quale nemmeno dispiacerebbe – detto tra noi – di tornare in Slovenia e ai suoi amatissimi uliveti croati se anche lo esonerassero, però gli pagassero sull’unghia ogni mese lo stipendio come da contratto sino a giugno.
Gira infatti voce in città, e parlo di Mestre più che di Venezia, d’un possibile separazione di Olivetta dalla Reyer. Soprattutto se Venezia dovesse perdere domani il duello non proibitivo con l’Armani. La quale ha di nuovo deluso e perso allo sprint lo scontro di metà settimana al Forum con il Valencia prima della trasferta di martedì a Barcellona e del match di giovedì con Parigi. In EuroLega è nel gruppo delle penultime in classifica con appena due successi in sei partite e dunque Messi(n)a sta adesso molto più attento a non commettere altri passi falsi in Europa che in campionato. Dove c’è sempre tempo per andare a riprendere Brescia in fuga solitaria anche soltanto con Ricci, Tonut, Flaccadori, Mannion, Ellis, Bolmaro, Diop e Totè. Cioè con otto italiani. Più un lungo qualsiasi tra Booker, Nebo e l’“utilissimo” Dunston come hanno convenuto Andrea Meneghin e Ciccioblack insieme nella telecronaca di giovedì.
Come faccia Andrea ad andare d’amore e d’accordo con Tranquillo, Dio solo lo sa e comunque sono contento se il figlio di Dino riesce ad essere bravo e brillante anche con quello scassacazzi che non sta zitto un secondo ed è nato tarantolato. La stessa qual cosa in fatto di sopportazione devo pensare che abbia il mio sindaco con Federico Casarin se racconta, e gli credo, che ogni anno gli sgancia una dozzina di milioni e lui deve lo stesso mostrarsi contento se come nella passata stagione, dopo non aver conquistato né un posto tra le migliori otto in Coppa Italia né in EuroCup, ha vinto due partite in casa con la Virtus senza Shengelia e perso la quinta dei quarti dei playoff negli ultimi tre minuti quando è entrato sul parquet il georgiano mezzo sfasciato.
E’ tutto. O quasi. Devo ancora dare almeno io, e non il Pesciolino rosso, una spiegazione alla foto e al titolo del pezzo che ora vado completando. Dopo avervi tenuto, spero, sin qui sulle spine. E’ invece tutto molto più semplice e chiaro di quello che si possa pensare. In quasi due anni il simpatico Olivetta, furbo come una volpe, non ha fatto danni, ma neanche il minimo necessario per soddisfare un padrone, che ogni mese tira fuori per la Reyer un bel milioncino d’euro, e tutta la sua famiglia allargata alla quale ha fatto andare spesso di traverso la digestione. Ha utilizzato Davide Casarin per una montagna di minuti come pretendeva il padre, ma con lui il talentuoso ragazzo è andato di male in peggio.
Quindi non mi sembra di sparare un’eresia se affermo che non è solo una mia fantasia pensare da chi possa essere sostituito in un lampo Spahija. Una volta, quando era cittì della nazionale azzurra, ero sicuro che fosse Gian Piero P(r)ozzecco che mi ha confessato d’aver fatto e disfatto la valigia non sa più quante volte. Adesso punto tutto invcce su Walter De Raffaele, il mio caro Ray-ban, che la settimana scorsa è stato da queste parti e non so con chi della Reyer si sia incontrato. Ma lo sono venuto a sapere e per questo mi sono un po’ arrabbiato decidendo di vuotare oggi il sacco. Scrivendo quello che so. E non è poco. Senza fare sconti a nessuno. Dispiacendomi per Frank Vitucci che ha pochissime possibilità di realizzare di nuovo il suo sogno finché ci sarà il Pesciolino rosso nella boccia veneziana. E un giorno vi dirò pure il motivo che sino a poco tempo fa pensavo fosse soltanto un pettegolezzo. Insomma stavolta a decidere saranno Andrea e Stefi. Più di Luigi Brugnaro. E non sarà la loro di sicuro una scelta sbagliata.
P.S.: Se non mi avete visto stasera al Taliercio e potete immaginare quanto mi sia dispiaciuto non vedere il duello dal vivo tra due grandi amici tra loro come Mattia Ferrari e Stefano Pilla Pillastrini, ma ero davvero impresentabile e per una volta terrò eccezionalmente i cavoli miei per me. Anche perché si è fatto tardi, ho scritto un poema e voglio vedere al più presto Mestre-Cividale sul computer in attesa che trovi anche l’A2 un’app per collegarla al mio Samsung. Buona domenica. Ci si risente prima o poi. Forse.