Un bel casino il Casinò: 150 croupier licenziati a Venezia?

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Trentatré righe. Non una di più. Altrimenti la faccio troppo lunga. Oggi non vi annoierò con le mie favole tristi sulla palla nel cestino, ma scaccerò e schiaccerò  i pensieri, belli o brutti, con il primo ritaglio che mi salterà all’occhio. Per esempio: “Casinò, un trimestre rosso sangue”. Ovvero gli incassi di Ca’ Vendramin, in Canal Grande, e di Ca’ Noghera, a due passi dal Marco Polo, sono calati del dieci per cento rispetto ai primi tre mesi del 2016. Ora non capisco se sia una bella o una brutta novella che il gioco d’azzardo a Venezia e dintorni sia diminuito di quasi tre milioni d’euro da Natale a Pasqua. Dipende sicuramente dai punti di vista. E comunque non ne farei una tragedia se la gente mette sempre meno fiches sul panno verde della roulette e non si svena infilando le monete nelle slot machine che hanno rovinato già tanta gente. Anzi. Se non fosse per i croupier che non prendono più gli stipendi da favola di una volta e che adesso rischiano addirittura il posto di lavoro. Il sindaco infatti li ha minacciati dopo aver già rimosso venti slot da Tessera: “Ne licenzio centocinquanta di voi e chiudo il casinò di Venezia se non raggiungo presto un accordo con i sindacati”. Napoleone Brugnaro ha ragione o ha torto? Dico la mia da ignorante: che chiuda Cà Vendramin Calergi non me ne importa un fico secco e meno ancora che costruiscano in laguna una nuova Las Vegas, però anche molto mi rattrista l’idea che 150 famiglie possano finire sotto un ponte dall’oggi al domani. Come è pure vero che non si può neanche pretendere d’avere la botte piena e la moglie ubriaca. Come Marx Sarri, zero tituli, come direbbe Mourinho, e nemmeno una finale da giocare da qui a chissà quando. Eppure è stato votato allenatore dell’anno e preferito a Max Allegri che è in corsa con la Juve per la tripletta: Champions (Monaco e Madrid permettendo), scudetto che sarebbe il terzo di fila e Coppa Italia. Evidentemente Marx si sa vendere meglio di Max. Anche se qualche volta potrebbe anche farsi la barba e buttare in lavatrice la tuta unta di sugo di pomodoro. Nemmeno io ho mai amato (abbastanza) Acciuga, ma non si può non riconoscergli d’aver inventato per la Signora un abito che le sta a meraviglia come il 4-2-3-1. Cioè un modulo che pareva ardito e che invece si è rivelato solidissimo. E lasciate pure che De Laurentiis, povero cristo, lo chiami per invidia “catenaccio”: da quando infatti lo Zio Aurelio ne capisce qualcosa di calcio? E qui a trentatré righe sarei anche arrivato. Ma come faccio a non leggere il cartello che don Mario Sgorlon, parroco di Sant’Erasmo, ha appeso alla porta d’ingresso della chiesetta delle Vignole: “La Santa Messa è sospesa per mancanza di fedeli”? Che qualche volta la domenica non erano più di un paio. Del resto gli abitanti dell’isola dimenticata nella laguna sono una quarantina e il viottolo in ghiaino che porta alla piccola chiesa è allagato durante la brutta stagione. E allora la notizia scandalosa non è che Don Mario celebri la Messa “a richiesta e su prenotazione”, ma che le Vignole siano state abbandonate dai veneziani. Che pensano alle slot e non hanno a cuore quell’isola che era un amore.