L’odio ai tempi dello sciacallo che incendia il Belpaese

benetton

Pensavo fosse uno scherzo. “Sono Gilberto Benetton”. Era invece proprio la sua voce al telefono. Mi chiese il favore di non tormentare più Giorgio Buzzavo su Superbasket. Dove scrivevo una volta a settimana. La mia è una rubrica di satira, cercai di difendermi con il mio caro fedelissimo scudo. “Lo so molto bene e spesso anche mi diverte, ma non fa ridere Giorgio”. Ora non so perché vi ho racconto questo tra tante occasioni che ho avuto negli anni di parlare con il signor Gilberto di basket e altro. Forse per ricordare i suoi modi gentili, la sua sensibilità, la sua modestia. E se oggi è il giorno dei morti, un piccolo pensiero mi va di rivolgerlo anche a lui. Che lieve gli sia la terra. Come ha scritto anche Acciughino Pittis. Che nell’estate del 1993 fu acquistato dalla Benetton per 12 miliardi di lire. Che a quei tempi li valeva tutti. Altri tempi. Con quei soldi oggi Treviso, sponsorizzata De’Longhi, fa due campionati di A2 cercando d’essere promossa e Pesaro, ex Scavolini, anche tre di serie A. E riesce persino a salvarsi. Vent’anni fa se ne è andato anche mio padre. Era un uomo così preciso, mi fece notare un amico, che non poteva che morire nel giorno dei morti. Pure questo è tristemente vero. Ho pubblicato la foto di Massimo Iacopini, Lollo Bernardi e Riccardo Pittis che hanno accompagnato il signor Gilberto nell’ultimo viaggio. Erano i suoi ragazzi d’oro. Come Vazzoler, Mordente, Papi, Mian, ma nessuno, credo, gli volesse più bene di Giorgio Buzzavo. E l’affetto era reciproco. Insieme hanno vinto tutto. Nella pallacanestro e nella pallavolo. A parte la Champions, il grande rimpianto anche di Acciughino. E comunque, fidatevi, la vera grande passione di Gilberto era il basket. Mentre il volley e il rugby, checché ne dicano i trevigiani, se li faceva piacere, ma li capiva poco. Come del resto Buzzavo. Oscar Eleni ha semplicemente scritto sull’Indiscreto: “Nessun politico al suo funerale, a parte Luca Zaia e il sindaco di Treviso. Meglio. Ma tanta gente. Giusto”. E sono d’accordo. Così sarebbe piaciuto anche a Gilberto. Però quella lettera che Matteo Renzi ha scritto lunedì al Gazzettino l’ho piegata in quattro e l’ho riposta nel cassetto della scrivania. “Caro Direttore, appena rientrato dall’estero le chiedo ospitalità per esprimere pubblicamente la mia stima per Gilberto Benetton. Ho infatti appreso dai media che nessun rappresentante del Governo della Repubblica ha partecipato ai suoi funerali, come pure era accaduto per Sergio Marchionne qualche settimana fa… In un tempo di sciacalli e di codardi, voglio che non manchi la voce di chi pubblicamente esprime profondo rispetto di un italiano che assieme ai suoi fratelli ha creato un’azienda straordinaria… Voglio anche essere chiaro: non ho mai ricevuto un centesimo da Autostrade o dai Benetton, né è stato il mio Governo a firmare quella concessione… Ma proprio per questo – da uomo libero e non schiavo dei “Mi piace” su Facebook – alzo la voce e dico con forza che sono orgoglioso di essere connazionale di una persona che dal niente ha creato benessere per sé e per gli altri…”. Non so se Renzi si presenterà alle prossime politiche. Mi auguro di no. Ma se lo rifacesse, giuro che lo rivoto. E così, questo affermando, mi sono rifatto degli altri amici. Meglio così. Piuttosto di pensarla come i populisti ignoranti e sfascisti ad un tanto al chilo.