Molinari come Giotto, ma il golf in Italia è incompreso

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State scialli. Come consiglia in slang mio nipote Rocco quando gli stiamo troppo addosso. Insomma non preoccupatevi: non mi è successo niente di particolare. Anche se è da oltre una settimana che non faccio un piffero. O, meglio, sono più di dieci giorni che non scrivo e non leggo nemmeno i giornali. E comunque, proprio per questo, se non vi dispiace, sono sopravvissuto alla mia piccola crisi. Ho visto tanta ma tanta televisione e soprattutto la Ryder Cup di Parigi. Uno spettacolo. Oltre ventiquattr’ore di diretta e senza annoiarmi neanche un secondo. Stravaccato in poltrona. Seguendo passo dopo passo, colpo dopo colpo, su fairway e green un Chicco Molinari da favola. Più emozionante dei tre gol di Dybala in Champions rifilati ai ragazzini svizzeri. Molto più coinvolgente dei tre tocchi mondiali della pallavolo che poi in fondo sono sempre gli stessi. Mentre Lele Adani interroga severo Simone Inzaghi, che ha appena beccato quattro peri a Francoforte, e gli domanda spregiudicato: “Ma si può allenare l’attenzione?”. E il fratello minore di SuperPippa pure gli risponde educato. Invece di mandarlo giustamente a scopare il mare. Mi sarebbe in verità anche piaciuto conoscere l’audience che ha avuto la Ryder su Sky nei tre giorni di doppi e singoli, ma non c’è stato verso di saperlo e comunque non deve essere stato alto visto che la piattaforma satellitare di Murdoch si è impegnata a nasconderlo come fa di solito, e in particolare con il basket di Tranquillo e Mamoli, quando l’evento è stato seguito al massimo da quattro mici arrapati. Del resto c’è poco da illudersi: il golf in Italia è uno sport incompreso e non sarà mai abbastanza apprezzato come invece meriterebbe se nemmeno quello che ha generosamente pennellato quest’anno Giotto Molinari ha catturato l’interesse nazional-popolare. Tant’è vero che proprio martedì sera la campionessa dell’Eredità ha così risposto a Flavio Insinna che le aveva chiesto a quale disciplina sportiva accostasse il ferro quattro: “Non lo so, ma credo al tiro con l’arco”. Meno male. Perché se avesse risposto all’uncinetto le avrei dato il driver giù per la testa. Intanto nei prestigiosi links dell’Alfred Dunhill di Saint Andrews e Carnoustie, in Scozia, scusate se insisto, ma a me il golf intrippa assai e mi piglia bene, come direbbe Rocco, che domani compie sette anni, al termine del terzo giro il fratello maggiore di Giotto, Edoardo Molinari, è settimo e Andrea Pavan ancora meglio: quinto a quattro colpi dal leader Tyrrell Hatton (nella foto, ndr), uno dei dodici moschettieri della corte di Parigi che hanno trionfato nella Ryder dello scorso fine settimana. E non importa se, per uscire dalla caverna dei brutti pensieri che mi si affollavano nella zucca, compreso quello di smetterla di rovinarmi il fegato con questa pallacanestro di bassa lega che non accetta critiche e rimproveri, non sa ridere e non s’accorge d’essere ridicola mentre affonda nella merda, ho dovuto lasciare passare dieci giorni prima che mi tornasse la voglia di scrivere su questo blog. Acqua passata e crisi esaurita. Con Avellino-Cantù 98-81 e Caleb Green mvp (32 punti e 15 rimbalzi) è ricominciato stasera il campionato di basket e ho già in mano la quarantunesima carta del mio mazzo, l’undici di bastoni, da calare di nuovo presto sul tavolo. Ringraziando Santi Puglisi che forse aveva intuito il mio lieve malessere e mi ha postato un pensiero di Bertrand Russell che non è un’ala/centro della Nba, come molti della Banda Osiris credono: “Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai”. E ancora: “Siate sempre in disaccordo perché il dissenso è un’arma”. Anche se a volte a doppio taglio. Ed è incompreso. Come il film di Luigi Comencini e il golf di Molinari nel Bel Paese. Dove esiste solo il calcio, però nessun italiano mi ha saputo in settimana dare un convincente spiegazione del perché Andrea Agnelli ha silurato Beppe Marotta che pure ha costruito con Fabio Paratici la Juve degli ultimi sette scudetti. Men che meno quelli del salotto della D’Amico o di Caressa. Che mi fanno venire il latte alle ginocchia. E mi fanno anche pensar male.