Non so ancora per chi votare, ma non sono l’unico

berlusconi

Domenica senza serie A d basket. E quindi che faccio? Scrivacchio d’altro. Mi salta all’occhio tra i ritagli un post scriptum di Massimo Gramellini. “Oggi, san Valentino, il Caffè compie un anno. Grazie per l’affetto. E per la pazienza”. Ce ne vuole in effetti un sacco e una sporta per bere tutti i giorni un caffè con la Gramella che ha il potere di mettermi di cattivo umore già alla terza o quarta riga. E così non vedo l’ora che sia domenica. Quando lo zoccolo della prima pagina del Corrierone se lo riprende Aldo Grasso. Per il quale stravedo e non l’ho mai nascosto. Copio e incollo allora il suo delizioso incipit d’oggi. E poi sappiatemi dire se mi sbaglio. “Questo vento agita anche me. Eolo, una divinità per i greci, ha deciso di gelare l’Italia: minime vicine al meno dieci, massime che non andranno oltre lo zero. Così la colonnina di Mercurio. Per l’occasione Eolo si chiama Burian, un vento siberiano che porta con sé non solo bufere di neve, ma anche il gelo allegorico dei gulag, il freddo cane dei campi penali. E’ un vento a suo modo “rieducativo”: ci ricorda che d’inverno non fa caldo”. Grasso che cola. Scrive disinvolto e semplice, che è la cosa più difficile e la sua qualità migliore. Un vero asso. E stavolta non mi sbaglio. Mentre triplica la Spal con Paloschi, che non viene da oltre Cortina ma da Chiari, provincia di Brescia, e sono contento. Non fosse perché a Ferrara ho studiato: prima medicina e poi farmacia, ma non mi sono mai laureato. Ero un somaro e così ho deciso di fare da grande il pennivendolo: non mi restava altro. Però un po’ mi spiace per Walter Zenga che, quando era sposato alla bella Elvira, miss Marche, mi invitava spesso a pranzare a casa loro. Cucinava lui. Meglio di lei, ma non ci voleva molto. Non mi riesce invece più di leggere Repubblica da quando ha cambiato la grafica e mi sembra sempre che le manchi qualcosa in pagina. Quattro titoli oggi sul colonnino grigio della prima. “Dubbi su Brexit: serve un altro referendum” a firma Tony Blair. “Se l’Italia difende Erdogan”. “Come la Borsa ci cambia la vita”. “E Liberaci dai nostri figli (troppo amati)” di Gianni Amelio e Donatella Di Pietrantonio, regista-scrittore lui, dentista-scrittrice lei, di successo entrambi. Ma poi non meravigliamoci se i giovani non leggono più i quotidiani: hanno assai di meglio e di più importante da fare. E soprattutto non sanno ancora per chi votare tra otto giorni. Se è per questo neanch’io e non sono l’unico, ma siamo milioni di milioni. Come le stelle di Negroni. Pensavo Gentiloni, ma non mi fido di Renzi. E allora Emma Bonino. Vedremo. Eugenio Scalfari è ossessivamente impaurito dal populismo che sta avvelenando il Paese: “Una massa d’astenuti che oscilla sopra il 30 per cento, i Cinque Stelle che sono populisti per eccellenza e il populismo anti-immigrazione di Salvini”. A me fanno molto più spavento i poveri deficienti che torneranno a votare il mago B. come Michele Serra sull’Espresso chiama oggi il grande prestigiatore e illusionista di Arcore. Il quale, dopo il Milan delle scatole cinesi ceduto dello squattrinato Yonghong Li, “starebbe per dimostrare che anche un pregiudicato può fare il premier”. Sempre attraverso un prestanome. Intanto Ciro Immobile segna per la Lazio su rigore (inventato, così Inzaghino non piange più) il suo 23esimo gol stagionale in campionato. E pensare che la Juve lo aveva acquistato dal Sorrento per 80 mila euro, ma non piaceva a Marotta e Paratici che l’hanno ceduto al Torino per solo 8 milioni. Pure i migliori possono sbagliare. E quindi anch’io. Magari infilando domenica la scheda nell’urna.