Siena ha già vinto, ma Milano non può perdere stasera

Non so alle orecchie di quale santo o angioletto dei pivot siano arrivate sabato le mie preghiere: fatemi tornare almeno un’altra volta a Siena. E così sarà stasera. Vedrò le lucciole accendersi e spegnersi sul prato degli ulivi sotto al monastero. Salirò una volta ancora nel borgo medievale tra vicoli e case dove la Bmw non poteva passare, ma forse nemmeno il carro col fieno. Sentirò cantare ancora la Verbena con tutti i contradaioli in piedi. Sarà bello e commovente di nuovo. Avevo pregato, è vero, alzando gli occhi al cielo e senza avere le mistiche visioni di Fabio Caressa. Ma credendoci poco: adesso lo posso confessare. Mi chiedevo: come fa l’Armani a perdere due partite di fila? D’accordo, era già successo con Pistoia, ma Gentile era caduto in gara 4 nel tranello di Washington e si era fatto espellere. O forse mi ha ascoltato il diavolo? E’ molto ma molto più probabile. Solo un demonio poteva infatti riuscire a far cadere Milano per tre volte in cinque giorni e lunedì addirittura al Forum. Mentre il ciliegio non ha più fiori, né frutti e neanche gli usignoli che gli volavano intorno con le pance piene. Però se mi meravigliassi di Siena, farei come Waferino Fuochi che ormai da due lustri si domanda stupito come faccia ogni anno a vincere la Mens Sana e non si rassegna al pensiero che il nostro basket possa sopravvivere anche senza la sua Bologna. Ma nemmeno mi posso fidare del diavolo che stasera si potrebbe benissimo inventare una vittoria di Milano spiazzando di nuovo i menestrelli che, dopo aver cantato le serenate a Langford e compagni, e confezionato i book celebrativi lo scudetto di Milano, hanno già riposto i mandolini e accelerato la fine del Livido Proli. Voi ci credete? Io neanche un cicinin. Difatti, per spiazzare quel demonio, ho accettato l’invito di Giannino Petrucci e sono volato nel primo pomeriggio a Ragusa per vedere l’Italia della Sottana contro la Lettonia e studiare assieme a lui l’assalto alla federcalcio dopo che l’Abete a Natal è (de)caduto. E quindi non farò in tempo a raggiungere il Palaestra per la sesta finale tricolore. Del resto come non avevo anticipato i funerali della Mens Sana, così ora non penso che Milano possa perdere per la quarta volta consecutiva. Anche perché Luca Banchi non può essere messo ancora nel sacco da Paperoga e ha, bene o male, accanto a sé due assistenti che gli potrebbero anche suggerire le mosse per servire a puntino Samuels o Lawal sotto canestro. O Fioretti e Cancellieri sono lì solo per fare le belle statuine? In più stasera Kangur qualche minuto lo potrebbe anche giocare e qui mi fermo perché nemmeno voglio regalare troppi zuccherini al mio Yoghi. Tanto lo scudetto a Crespi, allenatore dell’anno, l’ho già dato e a Siena ci torno il 2 luglio per il Palio. Sempre più convinto di non essermi sbagliato neanche quando ho paragonato Alessandro Gentile a Balotelli: quel ragazzo di talento, molto viziato da mamma e papà casertani, manager del sud e giornalisti di Milano, non è poi così diverso dal SuperMario che è in guerra con il mondo intero. Tranne che con Fanny. Con la quale comunque però bisticcia ad ogni cambio di luna. E allora? Lasciamolo andare anche lui nella Nba e vediamo se sarà bravo come Belinelli. Ho seri dubbi davvero.