Venezia non è ancora da scudetto, ma neanche una barca affondata

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Ma allora non è vero che Gigi Brugnaro fa sempre tutto di testa sua. Lunedì, per esempio, mi ha ascoltato. Tempo fa gli avevo infatti scherzosamente suggerito di non andare più in televisione con la barba lunga e incolta: oltre tutto non porta neanche fortuna. Stavolta invece alla partita (in diretta-tv) con la gran Milano, grande e grossa, si è presentato al Taliercio un quarto d’ora prima del salto a due con la barba già fatta, appena docciato e forse anche profumato, in giacca e cravatta, molto elegante e di buon umore. Ora potreste eccepire: ma ha perso lo stesso. Come era già successo con Sassari dopo un tempo supplementare e sempre con Stefano Michelini microfonato a bordo parquet. E’ verissimo, però sono anche straconvinto che era lui il primo a sapere che non avrebbe mai potuto vincere con l’EA7. Neanche se si fosse infarinato dalla testa ai piedi nel borotalco. Con la barba lunga o rasata. Nemmeno se, oltre ad Alessandro Gentile e a Shawn James, fosse mancato all’Armani di Luca Banchi anche Nicolò Melli. Che comunque ha segnato solo due punti dalla lunetta e fatto quattro falli, fingendo di soffrire e di difendere. Piuttosto il presidente della Reyer sapeva meglio di qualsiasi altro che Hrvoje Peric da Dubrovnik era stato male tutta la settimana e che, anche se sfebbrato, sarebbe stato un fantasma in campo. Come è poi puntualmente purtroppo successo. Ora già Carlo Recalcati deve arrangiarsi con una squadra che non ha un playmaker di ruolo e un pivot di stazza, ed è comunque terzo in classifica, ma non gli si poteva anche chiedere il miracolo di battere Milano con il suo croato che stava in piedi per scommessa e faceva fatica a saltare un foglio di gazzetta. Mi è scappata una mezza rima, neanche fossi a Sanremo, ma per una volta spero che siate pure voi con me indulgenti. Come lo sono io adesso con Venezia e con Peric che non finirò mai di ripeterlo: è il miglior straniero di tutta la serie A quando però non è moribondo. La gente sfollando dal Taliercio mi è sembrata delusa. Mi spiace, ma sbaglia: l’Umana è una squadra da quarto o quinto posto nei playoff e non ancora da scudetto. Neanche se avesse Gani Lawal o Othello Hunter che pure Federico Casarin ha cercato di portare in laguna. O il terzo playmaker dell’EA7, Trenton Meacham, che non è detto torni a giocare in Francia e che comunque farebbe gola a Frank Vitucci e a Walter De Raffaele, il prossimo coach della Reyer, se, come spero, Recalcati prendesse il posto di Marino come presidente di Lega con il consenso di tutti i club della serie A e non solo dei longobardi. Ma Venezia non è neanche una gondola che fa acqua. O una barca affondata. Sia chiaro. Mentre Milano può perdere una SuperCoppa, come le è successo ad inizio stagione con Sassari, o la Coppa Italia, come gli è accaduto l’anno scorso al Forum. Ma anche giocando (abbastanza) male, cioè come le capita spesso e volentieri in Eurolega, non può non vincere uno scudetto al meglio delle sette partite. Insomma a Luca Banchi basterà che gli funzioni l’asse Hackett-Samuels, come nel posticipo di lunedì, e che gli altri non combinino troppi casini, per conquistare il suo terzo titolo tricolore di fila. Anche se è vero che non sempre Daniel e il giamaicano avranno di fronte avversari che sono grissini da mangiare con il prosciutto cotto o crudo. A proposito di Lega ieri a Bologna le società di A si sono riunite in assemblea. Dalla quale Giannino Petrucci, che per la verità non c’era, è uscito con la coda tra le gambe e le braghe alle caviglie. Perché sarà la Lega ad avere ancora la gestione dei diritti televisivi che magari potrà cedere, come il calcio, ai cinesi. O anche ai marocchini. O agli esquimesi. Anche se la Federbasket che ha già promesso il campionato a Sky, ma i club non sono tutti d’eguale parere e quindi sarà presto di nuovo battaglia tra i due palazzi o, meglio, tra i due colossei. Il sindaco di San Felice Circeo ha comunque ricevuto dalla Lega anche un ridicolo contentino. Che sembra una barzelletta, ma non lo è. E che comunque vi racconterò domani: così potremo ridere tutti insieme. Mentre mi viene solo da piangere ripensando all’osceno 0-26 di Pesaro in casa nel terzo quarto con Avellino che Raisport ha mostrato domenica e che purtroppo non è stato vietato ai minori. Come dovrebbe essere fatto anche per il festival di Sanremo.