Tonut non gioca più: questa è la fine degli azzurri a Milano

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In EuroLega solo l’Alba Berlino ha perso una partita più dell’Armani Milano: succede nelle annate nelle quali sei perseguitato dal malocchio di Sky. Oltre che dagli infortuni: Shields, Pangos e Datome. Nonostante sia sempre (abbastanza) convinto che la squadra del Messi(n)a ce la possa ancora fare a conquistare i playoff, e quindi poi anche le final four di Kaunas (19-21 maggio), a patto che da martedì, alla prima del girone di ritorno, l’Olimpia riesca a vincere almeno in casa dei campioni di Germania. Nei quali ha voluto andare a giocare, e bene ha fatto, l’ex fortitudino Gabriele Procida che proprio ieri è stato votato miglior Under 23 (Rising Star) della manifestazione europea. Stefano Tonut, mvp della serie A 2020-21 con la maglia della Reyer Venezia e due volte campione d’Italia nella squadra di Walter De Raffaele, ha invece mirato molto più in alto e, dopo un anno di musi lunghi e sospiri tra ponti e calli, è approdato nella città della bela Madunina. Dove non gioca però quasi più. Nemmeno in campionato. E non è rotto. Come è accaduto anche lunedì scorso a Bologna nel golpe dell’Armani (74-96) con le vu nere di Don Gel Scariolo che ha fatto rumore e di cui hanno parlato persino i quotidiani politici forse solo perché la serie A di calcio era ancora in vacanza. Quindi non è assolutamente il caso che ci si faccia illusioni tanto più che l’evento è stato ostinatamente ignorato dalla Rai e la partita è stata seguita su Nove, la tivù dei Fratelli di Crozza, da poco più di uno telespettatore ogni cento se il misero share è stato dell’1,2 %. Ma stavo parlando del bravo figlio del prode Alberto, nonché mio occhio dritto, e non voglio assolutamente andare fuori tema.

Tonut è sceso di mala voglia sul parquet e c’è rimasto per appena tre minuti in un match ormai già vinto e stravinto da Billy Baron (17 punti, 5 triple nel cestino) e da Devon Hall utilizzato dall’Etto(r)re gongolante per una buona mezzora in tutto. Baron e Hall, ovvero gli antagonisti di Stefano tra le scarpette rosse nel ruolo di guardia sempre nell’attesa che guarisca l’insostituibile Shavon Shields, per me (e non solo per Peterson) il numero uno del nostro campionato dopo Milos Teodosic. Insomma il muletto di Trieste, che non è più un bimbo, ma che ad autunno compirà trent’anni, col morale sotto ai tacchi non poteva che consegnare questo score dell’orrore ai posteri: zero punti, una bomba inesplosa, un fallo, una palla persa e meno tre di valutazione. Strappando sulla Gazzetta un 6 politico al generosissimo Andrea Tosi che gli consiglia anche d’aspettare il suo momento. Che sono davvero curioso di vedere quando mai potrà arrivare. Quando Shields rientrerà in squadra insieme a Pangos e Datome? Me lo auguro ma francamente non ci spero. Tanto più che nel giorno della Befana contro l’Olympiacos di Bartzokas, ora sorprendente leader in Eurolega assieme a Real Madrid, Vitoria, Barcellona e Monaco, a Tonut è andata ancora peggio. Difatti non si è mai alzato dalla panca, come del resto Tommaso Baldazzo, un altro azzurro in grave sofferenza, se non per far sedere a rifiatare i compagni di squadra durante i time-out. Nel corso dei quali Ettore Messi(n)a ha tolto la pelle di dosso un po’ a tutti sin dal primo quarto con Milano già sotto di 12 punti (27-15) che alla fine sono stati 16 (82-66) e sarebbero potuti diventare molti ma molti di più.

Ebbene, se l’ex oro-granata di Venezia, dove stava da Papa prima d’entrare in rotta di collisione con Brugnaro e Casarin, non ha potuto allungare la scarpetta rossa sul parquet nemmeno per un secondo in una partita senza storia come quella nel palasport sul Pireo, quale futuro posso ipotizzare per lui in EuroLega quando torneranno in pista gli ultimi tre infortunati eccellenti dell’Armani? Lo stesso di Alviti e Biligha o, ieri, di Moretti e Della Valle, per non parlare di Simone Fontecchio. Ovvero quello mortificante di scaldare un posto in tribuna che francamente Tonut non si merita se Pippo Ricci ad Atene è entrato nel primo quintetto di partenza con Hall adattato a playmaker, Baron, Melli e Davies. Però a Milano tutti beccano una montagna di soldi, vi sento obiettare ed è vero. Anche se non sempre i soldi fanno la felicità. Dite? In effetti non sono mai stato meglio come a metà settimana assieme a Stefano Gorghetto e Renzo Bariviera all’Harry’s Bar (vedi foto) ospiti a pranzo del nobile Fornaretto. Dove ho mangiato benissimo e si è parlato di tutto e di più. Forse anche della pallacanestro che fu. Seduto nel posto preferito da Ernest Hemingway. Montandomi magari pure un po’ la testa e ridendo ancora del titolo del corsivo di martedì su Tuttosport: “Ma Messina non era già bollito?”. Questo io non l’ho mai detto, né pensato di lui come allenatore. Però come dirigente. Forse. Un cincininin prepotente e arrogante. O mi sbaglio?